La Gazzetta dello Sport, 20 maggio 2011
Sgarbi ha appena mandato in onda la prima puntata del suo programma che subito gliel’hanno sospeso: poco più di due milioni di spettatori e share troppo basso, appena l’8,27%, in una fascia (Raiuno alle nove di sera) che deve fare almeno il 18 se non il 20-22

Sgarbi ha appena mandato in onda la prima puntata del suo programma che subito gliel’hanno sospeso: poco più di due milioni di spettatori e share troppo basso, appena l’8,27%, in una fascia (Raiuno alle nove di sera) che deve fare almeno il 18 se non il 20-22. La trasmissione si intitolava «Ci tocca anche Sgarbi» secondo un titolo dell’Unità che il critico d’arte ha voluto sarcasticamente riprendere.
• Ho letto di polemiche sui costi, interrogazioni parlamentari eccetera.
A me dispiace. Ho visto la trasmissione dall’inizio alla fine e mi è piaciuta. Possiamo correggere questa impressione positiva considerando che sono amico di Sgarbi e conosco le sue vicende. Quindi le tante allusioni personali di cui è stato inzeppato lo show non mi risultavano estranee. Il pezzo di Sgarbi tra suo padre e suo figlio è da antologia. Il figlio, di nome Carlo, mi pare tra l’altro ottimo per il piccolo schermo: aria dura, parlantina facile. Molto bene anche Carlo Vulpio, tra gli autori.
• Come interpretare questo 8,2 per cento?
L’8,2 per cento significa solo che la collocazione era sbagliata. Il programma doveva andare in seconda serata. Ricorderò che Raidue provò una volta a mandare alle 20.30 non mi viene in mente adesso se Il Barbiere di Siviglia o la Carmen e fece il 6%. Alle nove di sera bisogna fare trasmissioni popolari colte, e non tentare di imporre al popolo la cultura-cultura. Perché, sia chiaro, Ci tocca anche Sgarbi era un programma culturale. Un talk-show in cui la maggior parte degli ospiti erano morti (Pasolini, Soldati, Dylan Thomas), quelli vivi (Tatti Sanguineti, Gavino Ledda) non erano affatto di destra, e l’ospite principale, il vero uomo del talk, era naturalmente lo stesso Sgarbi.
• Come mai i siti di sinistra sono così esultanti?
Hanno torto, perché la trasmissione era culturale e bisognava tifare perché avesse successo e smentisse le nostre vecchie idee sul popolo, ahimé invece sempre giuste. Dopo il comunicato della direzione («la decisione è stata comunicata al Professor Sgarbi che l’ha condivisa»), Sgarbi ha convocato una conferenza stampa: «Pensavo ad un risveglio diverso, invece di un matrimonio è stato un funerale ed è difficile capirne le ragioni». Siccome le agenzie stavano battendo i risultati degli altri programmi (tutti nettamente superiori, in termini di share, a quello di Raiuno), Sgarbi ha voluto dire ancora: «Chi l’ha visto e Melania sono di interesse superiore alla difesa del paesaggio. Forse sul paesaggio dovevamo fare una puntata di Chi l’ha visto. È colpa mia. Ho sbagliato io a imporre un meccanismo narrativo non da prima serata. La Rai vuole il giallo di Avetrana, le escort di Berlusconi, gli omicidi, non è interessata alla cultura».
• Che cosa viene contestato, a questo punto, a Sgarbi?
I costi. La trasmissione sarebbe costata un milione di euro, cifra che Sgarbi smentisce. Secondo lui si sarebbe speso mezzo milione per cinque puntate. Le reazioni vanno in ogni caso inquadrate nel contesto politico: il tentativo di Berlusconi di mettere su Raiuno, nel periodo di massimo ascolto, intellettuali suoi (Ferrara, ora Sgarbi) ha provocato le più furibonde reazioni dell’opposizione, che mentre difende le sue trincee (Fazio, Santoro, Dandini, Floris ecc.) non intende mollare il minimo spazio intellettuale agli avversari. Il programma di Sgarbi ha poi attaccato il sistema delle energie pulite e dei contributi pubblici, sostenendo che ha dato luogo a una quantità di sprechi e all’ingresso delle mafie nel settore. I senatori del Pd, Della Seta e Ferrante, hanno creduto, con un’interrogazione parlamentare, di insistere proprio su questo punto: «…un monologo di attacco alle energie pulite, pieno zeppo di affermazioni false e di accuse del tutto inventate. Tutto ciò è inaccettabile e indecente…» eccetera. Il solare e l’eolico sono le nostre madonne santissime, di cui è vietato parlar male. Ma gli intellettuali stanno lì apposta per romperci le uova nel paniere, per criticare quello che fino a un momento prima ci sembrava assodato. Altrimenti, a che servono?
• La defenestrazione di Sgarbi non sarà anche un effetto della debolezza attuale di Berlusconi?
Può darsi. In Rai c’è un nuovo direttore generale, che si chiama Lorenza Lei e gode della stima generale. Certo non avrà voglia di debuttare con un 8% nella zona da cui ci si attende il massimo ascolto. Sgarbi ha detto di aver portato tutta la compagnia a casa di Berlusconi, quando la diretta è finita. Il premier, a quanto pare, s’è compiaciuto della trasmissione. Sgarbi ha anche respinto l’etichetta di programma di destra: «Ma quale destra e destra, se Vulpio (coconduttore e autore della trasmissione) è dell'Idv... L'unica cosa che io ho concesso a Berlusconi è che nel programma non si parlasse di lui. E non per qualche strana ragione, ma solo e semplicemente perché a me non interessa nulla di Silvio Berlusconi, di quello che fa o delle sue donne. Io non mi occupo di dove Berlusconi mette una parte ben specifica del suo corpo. Io penso alla mia».