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 2015  ottobre 26 Lunedì calendario

La triste vita dei pesci rossi, figli di un dio minore. Se in Giappone sono considerati come un oggetto di arredamento, in Italia si usano come bomboniere di nozze. In ogni caso o muoiono o finiscono nel water

In principio sono sempre i giapponesi. Loro non si curano molto dei pesci, ogni anno la mattanza di delfini nella baia di Taiji, dove ne fanno fuori centinaia, e li lasciano morire dissanguati, scandalizza il pianeta, pur senza grandi risultati. Figuriamoci quanto si possono interessare dei pesci rossi, che ormai sono oggetto d’arredamento. L’ultima trovata acquariofila dalle parti di Tokyo è tenerli in una vecchia cabina telefonica nel mezzo della strada. Pare funzioni molto, soprattutto per i turisti occidentali. Si divertono un sacco. I pesci muoiono dopo pochi giorni, l’habitat non è propriamente il loro.
Alla stravaganza non c’è limite. E gli italiani, per ora molto indietro, si accontentano di usarli come bomboniere di nozze. Vi ricorderete di noi per sempre, dicono. In realtà, fanno la fine di quelli vinti al luna park: uno su mille ce la fa. Gli altri muoiono stecchiti dopo qualche giorno.
Ora, non c’è bisogno di essere Brigitte Bardot o Yoko Ono, convinte animaliste, per capire che non è un bel presentare, come omaggio per la partecipazione di nozze, un pesce. “Potevano regalarci un’aragosta con quello che abbiamo speso per il regalo”. “Smettila, è un’idea carina”. “Cosa ci faccio coi pesci che non abbiamo neanche l’acquario”. E mentre gli sposi partono felici per il viaggio di nozze, quelli che erano invitati e ancora sposati hanno un motivo in più per trovarsi in disaccordo. Se non si sfasciano per colpa del pesce, sicuramente ci mette del suo. Senza contare che, a un banchetto di nozze che si rispetti, le bomboniere sono sempre in sovrannumero. Cosa ne fanno dei pesci rossi avanzati? Alla Caritas non li vogliono, giustamente, nei “baracconi”, come in alcune regioni chiamano le giostre, ne hanno in abbondanza. Probabile qualche fontana dove non hanno neanche lì una grande aspettativa di vita. I più sfortunati finiscono direttamente al bagno.
Che poi, poveretti, non è che siano una specie minore. Intanto fanno parte della famiglia delle carpe, ma fior di studiosi ne hanno analizzato le abitudini. Soffrono – scopriamo da Wikipedia – di ulcera e idropisia, che si traduce nello spettinamento delle squame e la leggenda vuole che abbiano una memoria ridotta, ma si dice spesso degli animali. Speriamo per loro. Qualche anno fa andava pure peggio: una delle pratiche di nonnismo ad Harvard era che le reclute ingoiassero un pesce rosso vivo, che alla fine è meglio che finire su un banchetto di nozze o al luna park. Il governo inglese per qualche anno ha provato anche a proibire l’utilizzo dei pesci rossi nelle fiere dei paesi di provincia, ma l’idea è finita in un cassetto. Gli inglesi esagerano sempre.
Però, farne una bomboniera è davvero un incubo. Anche no, e senza essere militanti animalisti. Se proprio devono finire male che non avvenga a un banchetto di nozze. Le vecchie bomboniere, alla fine, non saranno originali, ma sono quasi sempre gradite. E al limite, riciclabili.