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 2015  ottobre 25 Domenica calendario

«L’Italia ha l’élite più criminale dell’Occidente». Vincenzo Ruggiero, professore di Sociologia e direttore del Crime and Conflict Research Centre della Middlesex University di Londra, ci spiega perché i «Potenti delinquono»

Perché i potenti delinquono? Hanno potere, soldi, privilegi. Eppure commettono reati tanto quanto i poveracci. Vincenzo Ruggiero, professore di Sociologia e direttore del Crime and Conflict Research Centre presso la Middlesex University di Londra, ha indagato la materia nel suo libro Perché i potenti delinquono (Feltrinelli).
Hanno subito violenze da piccoli? Sono stati vittime di discriminazione? La risposta è no. Allora perché i potenti delinquono?
Siamo troppo abituati a pensare che la criminalità sia un prodotto dell’emarginazione, della povertà. Se ci concentriamo sui potenti, vediamo che i loro crimini sono il prodotto di un eccesso, non una mancanza di risorse.
Da Tangentopoli alle cricche e a Mafia Capitale, in Italia la criminalità dei colletti bianchi è in espansione?
L’Italia ha l’élite più criminale dell’Occidente. Ma ora c’è una aperta rivendicazione del diritto di delinquere.
Rispetto all’Inghilterra i potenti nostrani delinquono di più?
In Italia c’è una forma di complicità: l’élite cerca la complicità. Tu mi permetti di corrompere e rubare miliardi e io ti permetto di non fare lo scontrino. Ci sono stati grandi criminali. L’élite in Gran Bretagna è più segreta, più protetta dalle leggi.
Per esempio?
Tony Blair è un vero criminale. L’invasione dell’Iraq è stata più criminale di tutto quello che ha fatto Berlusconi. Perché è stata un alleanza tra imprenditori e politici, fatta contro qualsiasi accordo internazionale e basata sulle bugie. Infatti Blair sta attento a non andare nei Paesi dove rischia di essere arrestato per crimini di guerra.
Quali sono le differenze tra i potenti criminali e i criminali da strada?
Hanno la stessa forma mentis, ma i primi violano leggi che, nel complesso, li favoriscono. I secondi infrangono norme che li costringono alla sconfitta.
I crimini economici dei potenti sono “tollerati” in quanto hanno una certa “utilità”? Dall’Ilva alla Thyssen…
I potenti progettano a tavolino, secondo un calcolo di costi e benefici, quali siano le scorribande illegali che hanno maggiore possibilità di rimanere impunite. In Italia è tipico commettere reati esaminando bene i probabili tempi del processo, le pene irrisorie cui si va incontro e l’eventuale prescrizione.
La criminalità dei potenti, diventa una condotta socialmente accettabile. Come mai?
In questo libro mi pongo dalla parte dei potenti che commettono reati. È un esercizio che permette di individuare come diversi campi di conoscenza analizzano il potere e i suoi crimini. È sorprendente scoprire che la scienza politica, la teoria sociale, il pensiero economico, quello etico e molta produzione letteraria suggeriscono che il potere è implicitamente criminale e deve esserlo.
Da House of Cards a Romanzo criminale, c’è sempre qualcosa di “positivo” nella narrazione di certi comportamenti. Perché?
Succede quando diventa più importante vincere che vincere secondo le regole.
In passato era meglio?
Non sono un nostalgico. Piuttosto, sono dalla parte di Freud e Einstein, i quali in una preziosa corrispondenza sostengono che il cambiamento culturale e l’evoluzione della democrazia sono accompagnati da mutamento psichico, per cui i comportamenti che una volta erano tollerati oggi fanno inorridire.