il Fatto Quotidiano, 25 ottobre 2015
Bassolino ci riprova. Nonostante i «chi te lo fa fare» dei figli, pare proprio che voglia riconquistare Napoli: «Giovane o vecchio, iscritto al Pd o proveniente dalla società civile, lasciamo decidere ai cittadini quali sono le idee antiche e quali quelle nuove, cos’è stato il passato e cosa deve essere il futuro»
In un Pd napoletano indeciso a tutto e terrorizzato dai sondaggi rispunta lui, Antonio Bassolino, l’uomo che per vent’anni è stato tutto a Napoli e nell’intera Campania. Speranza nel 1993, quando venne eletto sindaco a dispetto di tanti, anche di molti dirigenti del suo partito, il Pds. Simbolo della politica peggiore negli anni in cui fu governatore della Campania e supercommissario all’emergenza rifiuti. Un uomo mille storie. Ma non chiedete a Bassolino se si candiderà a sindaco. Negherà, chiarirà, consiglierà di attendere, vi dirà che sta ancora valutando. Non credetegli, l’uomo è già in campo, deciso a fare la sua battaglia della vita, nonostante i “chi te lo fa fare” dei figli (due) e degli amici stretti (pochi). La sua Fondazione Sudd è in piena attività, lui non si ferma un momento. Incontri, l’ultimo con gli ex operai Italsider a Bagnoli, giri per la città, interviste. Ora il problema è del Pd napoletano, e sono dolori in un partito libanizzato in gruppi di potere contrapposti, devastato dalle inchieste giudiziarie, e demolito nei sondaggi. La parola a Bassolino: “Guardiamo in faccia la realtà. Il Pd a Napoli è debole. Alle ultime regionali il Movimento 5 stelle in molti quartieri popolari ha raggiunto percentuali di dieci punti superiori a quelle del Pd. Il partito viene da cinque anni di politica ambigua, né carne né pesce. Non opposizione e non governo, non maggioranza e non minoranza. Se si affrontano le comunali in questo stato si fa un salto a rotta di collo. Ci facciamo tutti molto male. E senza primarie non si arriva neppure al ballottaggio”.
Quindi arriva lei, salvatore della patria?
Magari bastasse un salvatore. Bisogna fare le primarie, ce lo dicono le regole, ma soprattutto ce lo impone la necessità di riallacciare un rapporto con la città. Bisogna fare questo bagno di umiltà, o faremo la fine di quattro anni fa.
E Bassolino c’è, ma è il “vecchio”, lo dicono i renziani e i giovani leoni del partito napoletano.
Sciocchezze. Fissiamo la data delle primarie, facciamole, coinvolgiamo migliaia di elettori. Saranno loro a scegliere il candidato sindaco. Giovane o vecchio, iscritto al Pd o proveniente dalla società civile, lasciamo decidere ai cittadini quali sono le idee antiche e quali quelle nuove, cos’è stato il passato e cosa deve essere il futuro. L’importante è sapere che questa volta la battaglia è difficile e bisognerà sudare per superare il primo turno.
De Magistris è forte?
De Magistris è meno debole di un anno fa, ma non è fortissimo. Se avesse lavorato bene non ci sarebbe partita, vincerebbe al primo turno. Invece è in difficoltà.
L’assoluzione gli ha dato fiato.
E io gli ho fatto pubblicamente i complimenti. Ora potrà essere giudicato per quello che ha fatto da sindaco. Il problema di De Magistris è che da tempo si è appiccicato (ha litigato, ndr) con la politica.
In che senso?
Non ascolta la città, ha rotto tutti i ponti con le istituzioni nazionali, col governo in primo luogo, ha isolato Napoli dal resto d’Italia e dal Mezzogiorno. Il sindaco di Napoli ha sempre svolto una funzione di leadership del Sud, ora non è più così.
Senza primarie il disastro, quindi.
Certo, perché questa volta la partita non è a due come alle regionali con De Luca da una parte e Caldoro dall’altra. Questa volta i competitori sono quattro. I 5Stelle, primo partito in città e in ascesa nei sondaggi, la destra con Lettieri, gli arancioni di De Magistris e il Pd. Solo due arriveranno al ballottaggio.
Nel Pd al momento si agitano altri potenziali candidati, spunta un nome al giorno…
E spuntano anche i rifiuti di persone perbene consultate. Il problema non è questo, se avessi visto un nome forte in campo, in grado di vincere e di portare la città oltre De Magistris, avrei detto ok, sono qui pronto a darvi una mano.
Invece?
Il nome non c’è, allora si facciano le primarie e a quel punto mi assumerò la responsabilità di decidere, di concludere questa mia riflessione. Ora, in questo momento, senza una data fissata, a cosa mi candido? Ma fermiamoci su un dato nazionale. La gente non vota più, neppure nelle elezioni dirette. Alle ultime regionali in Campania ha votato il 40%, in Emilia il 37, è una minoranza di cittadini ad eleggere sindaci e governatori. Di questa crisi profonda della democrazia si parla pochissimo nel Paese. Si preferiscono gli slogan. Io non sono d’accordo a bollare il voto ai 5Stelle come frutto dell’antipolitica, dietro quei voti, invece, c’è tantissima politica. Se c’è una cosa che rimprovero a De Magistris è proprio quella di aver tradito la speranza di un nuovo protagonismo popolare. Parlava di assemblee di popolo, di partecipazione alle scelte, e invece cambi di giunta, restringimento del dibattito e della sua stessa base elettorale. La crisi a Napoli è anche crisi di democrazia. Per questo dico che le primarie sono una necessità vitale per il Pd.
Quindi lei ci sarà… al bar dove abbiamo preso un caffè ho visto che c’è chi la saluta ancora chiamandola sindaco.
Sono segni di affetto popolare. E nella mia scelta terrò conto anche di questo.