il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2015
Facciamo un po’ di conti in tasca ai servizi segreti, che ogni anno ci costano 600 milioni (180 dei quali neppure il Copasir sa dove vadano a finire)
Ogni anno lo Stato italiano finanzia i servizi segreti con circa 600 milioni di euro. Circa 180 di questi, neanche chi dovrebbe vigilare sui nostri 007 sa come vengono spesi. Come il Copasir, dove viene depositato il bilancio dell’intelligence: i nove membri del Comitato Parlamentare per la Sicurezza però hanno accesso solo ad alcune voci di spesa.
Che il lavoro degli agenti segreti debba correre sottotraccia sta nella natura del loro operato, ma è anche vero che nel documento consegnato all’organo di vigilanza non viene esplicitato circa un terzo dei finanziamenti pubblici ricevuti.
Il Fatto è riuscito ad avere le cifre di alcune delle voci del bilancio.
Assunti e sedi numeri top secret
I fondi assegnati dal Ministero dell’Economia ai Servizi rappresentano una cifra che – milione più, milione meno – è rimasta invariata negli anni. Dei circa seicento milioni di euro, nell’ultimo bilancio, ci sono 347 milioni sono utilizzati per il “personale”: dirigenti, impiegati d’ufficio o operativi sul territorio. Insomma chiunque lavori con l’intelligence. In questo caso, agli stipendi dei dirigenti viene applicato il limite di tetto massimo imposto ai manager pubblici, 240 mila euro l’anno. Secondo quanto riferisce una qualificata fonte dei Servizi, però, anche per gli 007 a partire da quest’anno è stato avviato un processo di spending review.
Insomma niente camere extra lusso e champagne nelle missioni all’estero. Per le trasferte invece in Italia non è prevista neanche la diaria: “Le uniche spese rimborsabili sono l’albergo e il ristorante – ci spiega lo 007 – Anche queste devono essere contenute: non sono ammessi hotel a cinque stelle e i pasti al massimo sono di 35 euro. Niente aragoste e vitto e alloggio, quindi”.
Il numero degli assunti è tra i dati che non possono essere diffusi, anche se “si stanno facendo una serie di investimenti anche sul personale, con nuove assunzioni”. E nei primi mesi del 2015 sono 30 i nuovi agenti segreti e altrettanti sono in ingresso.
Altra voce nel bilancio depositato al Copasir riguarda i 65 milioni destinati a “Mobili, immobili, utenze, servizi e manutenzione”. Anche il numero esatto delle sedi, in Italia e all’estero, è segreto: chiaramente negli ultimi anni proprio perchè sono cambiate le condizioni geopolitiche è maggiore la presenza nei Paesi Arabi, ma meno nei Balcani rispetto al passato. Le sedi in Italia invece sarebbero per la maggior parte demaniali. “Molte sedi – continua la fonte – verranno chiuse e gli uffici verranno accorpati alla sede principale che sarà a piazza Dante, a Roma”. Si tratta dell’ex Palazzo della Cassa depositi e prestiti che si trova nel rione romano Esquilino e che sarà sede operativa dei servizi dalla fine nel 2016.
Oltre quelle per personale e quelle per mobili e immobili, il resto delle spese (ossia circa un terzo di soldi che ricevono dallo Stato) depositate nel bilancio al Comitato parlamentare sono raggruppate in tre voci: 95 milioni di euro sotto la voce “Dis”, il dipartimento per i servizi di sicurezza il cui compito, tra le altre cose, è quello di coordinare “l’intera attività di informazione per la sicurezza”, controllare l’operato di Aise e Aisi e “trasmettere al Presidente del Consiglio dei ministri le informative e le analisi prodotte dal Sistema”.
Altri 15 milioni di euro finiscono sotto la voce “Aisi”, gli 007 sul territorio italiano, e altri 62 milioni invece all’ “Aise”, i servizi di intelligence estera. In questi tre gruppi, rientrano una serie di spese che neanche il Copasir conosce nel dettaglio.
L’affitto a Totti e i collaboratori esterni
Per fare un esempio, nelle spese dell’Aise ci sarà anche l’affitto per i due palazzi di via Rasella, vicino via Veneto a Roma. I due palazzi – con tanto di targa della Presidenza del Consiglio all’ingresso – sono stati in passato uniti e ristrutturati e oggi ci sono gli uffici amministrativi dei servizi segreti italiani. Sono di proprietà dell’Immobiliare Dieci, società che detiene il cento per cento della Immobiliare Ten, amministrata dal settembre del 2009 da Riccardo Totti, fratello del capitano della Roma.
L’immobiliare Dieci ha in leasing lo stabile e ha ottenuto, nel 2013, ricavi per 1 milione e 70.000 euro. Forse, pagati tutti dall’Aise.
Ma nelle tre grandi voci di spesa ripartite tra Aisi, Aise e Dis c’è di tutto: i viaggi all’estero, gli incontri, i rapporti con i colleghi degli altri Stati, le retribuzioni per quelli che vengono definiti “collaboratori esterni”, ossia le persone non assunte tra gli 007, ma di cui si avvalgono magari per raccogliere informazioni. Le collaborazioni possono essere anche temporanee o non retribuite. A volte capita però che siano le cronache a rivelare alcuni dettagli. Di tanto in tanto ad esempio si legge di questo o di quel collaboratore “esterno” dei servizi. L’ultimo caso finito sulle cronache è quello di Paolo Oliverio, fiscalista romano arrestato, insieme ad altri, e scarcerato mesi fa nell’ambito di un’inchiesta su un finto controllo di polizia ai danni dei due avversari interni all’ordine dei Camilliani. A gennaio del 2014 si scoprì che Oliverio aveva lavorato per i servizi segreti per due anni, senza però percepire alcuna retribuzione.
E non è questo l’unico caso. Puntualmente quando si parla però di collaboratori o meno, c’è sempre chi smentisce.
Tra riscatti e Cybernetica
Come pure sono sempre state smentite tutte le notizie relative ai riscatti. “Rientrano in queste voci le spese dei riscatti?”, chiediamo. La risposta di un agente segreto è dura: “I riscatti non li paghiamo”. Stessa smentita che arrivò quando fonti giudiziarie di Aleppo, rivelarono che per il rilascio di Vanessa e Greta, le due cooperanti italiane rapite in Siria, erano stati pagati 11 milioni di euro. Secondo fonti locali, una delle persone coinvolte nel negoziato era stata condannata per essersi intascata circa metà del riscatto. L’agenzia italiana Ansa aveva anche ricevuto una copia digitale del testo della condanna emessa il 2 ottobre 2014 dal tribunale Qasimiya del movimento Zenki nella provincia di Atareb. Secondo la condanna, l’uomo – che aveva la base nella località dove scomparvero le due giovani cooperanti – si è intascato 5 dei 12 milioni e mezzo di dollari, equivalenti a poco più di 11 milioni di euro.
Ma tanto in Italia i riscatti non si pagano, dicono. Infine nelle voci di spese dei servizi ci finiscono anche tutti gli investimenti che vengono fatti in ricerca sulle nuove tecnologie e non solo. In particolare si investe tanto nel ramo della Cybernetica: “È uno dei settori dove bisogna investire di più. Quando violano i sistemi informatici di questo Paese violano la sicurezza interna”.