26 ottobre 2015
In Polonia trionfa la destra anti Ue • Marino promette ai suoi di resistere • In Malesia Valentino Rossi stende Marquez e viene penalizzato • Il ristorante nel carcere di Bollate • Crocchette vegetariane per cani e gatti • Il diciottenne accoltellato per dieci euro • Il carabiniere che ha sparato all’ex amante e poi si è suicidato
Polonia I primi exit poll sembrerebbero confermare i sondaggi delle ultime settimane: Diritto e Giustizia (PiS), partito ultranazionalista, populista ed euroscettico è il grande vincitore delle elezioni politiche in Polonia: la candidata di PiS, la 52enne antropologa Beata Szydlo, avrebbe conquistato il 39,1 % dei voti, mentre l’attuale premier, la centrista di Piattaforma Civica Ewa Kopacz, che ha preso il posto ai vertici del partito e del governo quando Donald Tusk è volato a Bruxelles da presidente del Consiglio europeo, si sarebbe fermata a 23,4%. Se la percentuale dei voti dovesse rimanere così il PiS avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta, e quindi potrebbe governare senza bisogno di alcuna alleanza. Grande peso nella campagna elettorale del PiS è stato dato al «problema» dei flussi di migranti, secondo la destra «portatori di malattie e minaccia alla sicurezza del Paese» (Perosino, Sta).
Marino Ieri mattina in piazza del Campidoglio si sono riuniti circa duemila «aficionados» di Ignazio Marino (tremila per gli organizzatori, la metà secondo il Pd). Marino compare verso l’una, parla dalla stessa scalinata «dove nel 2008 festeggiavano facendo il saluto romano» (era la vittoria di Alemanno). «Questa piazza straordinaria mi dà il coraggio e la determinazione per andare avanti». Dice «di aver strappato il cancro di Parentopoli», parla di decisioni «prese non più nei salotti», di non aver scelto «gli amici degli amici». Ammette, forse per la prima volta, «di aver commesso degli errori, e me ne assumo la responsabilità: ma chi ha il dono dell’infallibilità?», riconosce che è stata la magistratura «a fermare la mafia infiltratasi con chi mi aveva preceduto», cita il «processo che si apre il 5 novembre: la città sarà parte civile», dice che «ci siamo fatti tanti nemici» e da sotto gli gridano: «Siamo noi i tuoi amici». Marino sorride: «Mi chiedete di ripensarci: ci penso e non vi deluderò». Lancia ancora un appello: «La democrazia si esercita nelle piazze, con un confronto aperto con la maggioranza». È il passaggio più politico: Marino vuole un segnale da Renzi, andare in aula a spiegare le sue ragioni. Altrimenti, ritirerà le sue dimissioni. Ne sono convinti persino la sorella Marina, l’amico del cuore Guido Filippi, medico del Gemelli (Menicucci, Cds).
Rossi 1 Ieri in Malesia Valentino Rossi e Marc Marquez si sono sfidati con sorpassi estremi, ripicche e pure un vaffa plateale di Vale a Marc fino al 7° giro quando, all’ennesimo tackle, lo spagnolo è andato al tappeto. Marc non sarebbe più rientrato, Pedrosa sarebbe volato verso l’ennesima vittoria e Lorenzo avrebbe guadagnato il 2° posto che vale altri 4 punti erosi a Rossi, 3°. Ma la gara, subito dopo il fatto, non interessava già più perché tutti erano occupati a domandarsi se Rossi avesse dato un calcio a Marquez. La direzione di corsa (Mike Webb, Franco Uncini e Javier Alonso), ascoltati i piloti, ha concluso che Rossi non ha dato il calcio ma «ha tenuto una condotta irresponsabile causando pericolo a un altro pilota». Webb ha ammesso che «Marquez ha rallentato deliberatamente Rossi, però non ha compiuto manovre scorrette e non è sanzionabile». Così sono arrivati i 3 punti di penalità sulla licenza di Rossi. Avendone già preso uno a Misano, Rossi ha raggiunto quota 4, che fa scattare l’obbligo di partire ultimo nel Gp successivo (a 6 si parte dal box) (Pasini, Cds).
Rossi 2 Rossi ieri era così furioso che per la prima volta nella vita ha dato segni di rassegnazione: «Bisognerà vedere se andrò a Valencia: boh, ancora non lo so». Dice che la penalizzazione è ingiusta e lui non ha mai voluto far cadere nessuno. Racconta — e alcune immagini tv supportano fortemente la tesi — che «si vede distintamente che quando perdo il piede dalla pedana, lui era già caduto. Io volevo solo dargli fastidio, mandarlo fuori traiettoria, l’ho guardato per dirgli: “Ma che cazzo stai facendo?”, ho rallentato e il suo manubrio ha toccato la mia coscia sinistra: per questo è caduto» (al.p., Cds).
Ristorante Aperto nel carcere di Bollate il primo ristorante italiano dentro una galera. Si entra dalla guardiola, ma non si lascia il documento, basta aver prenotato: una stagista dell’Istituto alberghiero Paolo Frisi accoglie gli ospiti e li accompagna «InGalera», tavolo d’angolo con vista cortile, le sbarre alle finestre, tovaglie di stoffa immacolate la sera e tovagliette di carta a mezzogiorno con le foto delle prigioni d’Italia e del mondo: Regina Coeli, Dorchester, San Vittore. I piatti vanno dalle pappardelle di castagne con ragù di cervo con grappa e ribes alla faraona farcita con belga e nocciole. Dodici euro piatto unico del pranzo, trenta-quaranta euro una cena completa. Il maître Massimo Sestito e lo chef, Ivan Manzo, sono uomini liberi. I due camerieri, i due aiuto cuoco e il lavapiatti che li assistono sono detenuti (Serra, Cds).
Pet food 1 Il mercato del pet food ha varcato la frontiera del cruelty free, che significa liberi dalla crudeltà, con i quattro monopolisti Nestlé, Procter & Gamble, Waltham e Hills convinti a commercializzare una linea di prodotti senza proteine animali. Il gatto è carnivoro? Si aggiunge la taurina, un aminoacido essenziale senza il quale prima diventa cieco e poi muore. Il cane è onnivoro? Anche per lui cereali e taurina. In Italia l’unico brand italiano specializzato in cibo vegetariano è Amì di Padova, cresciuto nel 2014 del 30 per cento. Emanuele Boccardo, titolare dell’azienda: «Abbiamo precorso i tempi Quindici anni fa ci ridevano in faccia. I gatti sono carnivori! I cani hanno bisogno di rosicchiare l’osso di bue! Mistificazioni. Nelle crocchette tradizionali mettono manzo, cavallo, trota... Avete mai visto un gatto squartare un vitello? O andare a pesca, magari con la mosca»? Dieci dipendenti, fatturato di un paio di milioni, stabilimento a Vicenza e magazzini a Verona, Amì ha il quartier generale a Padova ma esporta in tutto il mondo. Ultimi clienti, gli islandesi. Mercato privilegiato, Italia e Germania (Crecchi, Sta).
Pet food 2 Il mercato italiano del pet food è il terzo d’Europa, dopo Francia e Germania, e nel 2014 ha fatto registrare un volume d’affari di un miliardo e 830 milioni (ibidem).
Delitto Marco Gentile, 18 anni. Di Catanzaro, figlio di genitori separati, la madre cuoca, il padre con qualche lavoro saltuario, innamoratissimo della nuova fidanzatina, «sempre sorridente», appassionato di hip hop, giocava nella squadra di calcio a cinque del suo quartiere. Poco incline allo studio, il vizio degli spinelli, aveva un precedente per detenzione di marijuana. Nella sua compagnia d’amici un Nicolas Sia di 19 anni, genitori separati pure lui, la mamma dipendente della Telecom, il padre titolare di un ingrosso di bibite, chiuso e introverso da quando nove anni fa il fratello maggiore s’era suicidato per amore, una denuncia per porto abusivo di coltello. Una settimana fa Gentile aveva comprato dal Sia uno spinello ma poi si era rifiutato di dargli i dieci euro che quello chiedeva perché, gli aveva detto davanti agli altri amici, la roba non era buona. Sabato sera il Sia, che aveva giurato di fargliela pagare, raggiunse il Gentile ai giardini di San Leonardo e davanti ad altri quattro ragazzi, tirato fuori un coltello a serramanico, gli infilò la lama da quattro centimetri tre volte al collo, uno allo sterno, uno alla spalla e uno alla mano (morto poco dopo l’arrivo in ospedale). Un minorenne si mise di mezzo ma Sia gli strappò la felpa col coltello e subito dopo scappò via: andò in scooter prima a casa della madre, poi in periferia, dal padre. Lì lasciò il motorino e si diresse a piedi nella vicina campagna dove i carabinieri lo trovarono sotto un albero, seduto, gli abiti zuppi di sangue. Alle 18.40 di sabato 24 ottobre ai giardini di San Leonardo, a Catanzaro.
Suicidio Alessio De Palmi, 31 anni. Appuntato dell’Arma in servizio a Vallecrosia, compagnia carabinieri di Bordighera, sposato, un figlio piccolo, tempo fa aveva avuto una relazione con Barbara «Babi» Zanini, 33 anni, arrivata in Riviera dal Bresciano. Poi aveva deciso di troncare ma la donna, che non ne voleva sapere, continuava a pubblicare su Instagram, visibili da tutti, foto di loro due che si baciavano e abbracciavano, i loro polsi uniti da un paio di manette, quelle d’ordinanza, o ancora le tazze del caffè vicine all’ora della colazione in casa di lei. L’altra notte la Zanini telefonò a casa del De Palmi nel cuore della notte, scatenando una lite in famiglia. Subito dopo il carabiniere andò a casa sua, le citofonò, lei lo aspettò in pigiama con la porta aperta aperta, lui entrò e le sparò un colpo in testa. Quindi si ficcò l’arma in bocca e fece fuoco. De Palmi è morto sul colpo, la Zanini lotta per la vita in ospedale dopo che ci sono volute cinque ore per toglierle dal cranio tutti i frammenti del proiettile calibro 35 sparato da pochi centimetri di distanza. Dopo le due e mezza di notte di sabato 24 ottobre in un appartamento al quarto piano con vista sul mare ad Arma di Taggia, vicino a Sanremo.