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 2015  ottobre 26 Lunedì calendario

I tedeschi dell’Est si consolavano con le barzellette

Cosa accadrebbe se il deserto diventasse comunista? All’inizio nulla, poi ci sarebbe penuria di sabbia. I tedeschi dell’Est discendono dalle scimmie? Impossibile, le scimmie non sarebbero sopravvissute con due banane l’anno. Perché i Vopos hanno sempre un cane al fianco? Perché almeno uno dev’essere istruito. Honecker va in Sudan, ma si perde nel deserto e viene inseguito da feroci beduini. Come si salva? Urla: «Se continuate a cavalcare così veloci, sarete in 10 minuti nella Ddr». E quelli si fermano.
Erano migliaia le barzellette che i tedeschi dell’Est si raccontavano sul regime. Erano il pane quotidiano della Ddr, un amaro e fugace sorriso come antidoto a uno Stato totalitario, sempre intento a controllare le vite di tutti.
Ma con puntualità affatto tedesca, qualcuno quelle barzellette le prendeva molto seriamente. Erano i servizi segreti della Germania Ovest, il Bnd, che per anni le raccolse in ponderosi fascicoli, per poi trasmetterle una volta l’anno, in genere alla vigilia del Carnevale, alle massime autorità federali. «Le auguro buon divertimento nella lettura», scriveva nel 1986 il capo dell’intelligence Hans-George Wieck a Helmut Kohl. E aggiungeva: «In un sistema totalitario la barzelletta politica rivela disfunzioni e malcontento dell’opinione pubblica in modo più drastico e immediato di ogni analisi tradizionale».
A raccontare un inedito capitolo della Guerra fredda sono uno storico e un giornalista tedesco, in un libro appena pubblicato in Germania dalla Ch.Links Verlag, che raccoglie 262 barzellette dell’epoca. In «Ausgelacht», deriso, Hans-Hermann Hertle e Hans-Wilhelm Saure, che hanno avuto accesso agli archivi del Bnd, spiegano che le storielle servivano da barometro politico sugli umori dei fratelli separati.
Erano gli stessi agenti occidentali in azione nella Ddr a inserirle nei loro rapporti. «Perché le banane sono curve? Perché devono girare intorno alla Ddr», era quella che stigmatizzava la cronica assenza del frutto tropicale dai negozi dell’Est. Oppure: «Nel 2000 la Ddr abolirà i passaporti. Perché? Le 7 persone rimaste si conosceranno tutte fra di loro». L’humor nero non mancava mai, soprattutto nella fase finale. Come nel 1986, in occasione dell’incidente di Chernobyl, definito «un altro programma sovietico per fare i raggi X alla popolazione».
O negli ultimi anni del potere di Honecker, quando il dittatore e il suo primo aguzzino, il capo della Stasi Erich Mielke, erano figure odiate: «Honecker e Mielke si gettano dalla torre della televisione. Chi arriva prima a terra? È lo stesso, l’importante è che si gettino».
Hertle e Saure spiegano che le barzellette erano in voga perfino fra la nomenklatura. Viene in mente la scena in «Le vite degli altri», quando nella sede della Stasi un funzionario racconta quella di Honecker, che dalla finestra saluta il sole più volte nella giornata, ricevendone sempre una gentile risposta. Fin quando al tramonto, salutandolo per l’ultima volta, quello gli risponde: «Baciami il culo, ormai sono passato a Ovest».