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 2015  ottobre 25 Domenica calendario

Elizabeth McGovern racconta “Downton Abbey”

Si dice che l’ultimo ciak di Downton Abbey sia stato «soppy mess», un caos inzuppato, tante le lacrime che hanno inondato il set, da parte di attori e tecnici. È finita, chiude il castello che ha conquistato milioni di telespettatori nel mondo e che si è aggiudicato 46 premi e 158 nominations, finiscono dolori, amori e intrighi che rimbalzano dall’upper side alle stanze della servitù. Con la sesta serie, (in Italia in onda ogni domenica sera su La5) si mette il punto su tutto. Anche Elizabeth McGovern, splendida Lady Cora Crawley, sente che non si può più andare avanti: «Penso che, per quanto sia dura, questi personaggi abbiano raccontato le loro storie e credo sia ora di metterli a letto. Peccato davvero non tornare più a Highclere Castle, era un bell’ufficio dove andare a lavorare. Tra di noi si era creata una chimica fatta di grande collaborazione. Non sapevamo che cosa ci sarebbe successo, ci preparavamo parlando del contesto nel quale ci saremmo mossi, considerando che la serie è partita nel 1912 e si è conclusa nel 1925. Lo standard è sempre stato molto alto, sarà anche per questo che siamo usciti dai nostri confini pure se si tratta di una serie tipicamente inglese. L’universo e i dettagli possono adattarsi a tutti, i sentimenti sono gli stessi nel mondo, in fondo io rappresento un’americana che sposa un aristocratico e poi si adatta perfettamente a quella vita. Devo dire che in quelle stanze ho trovato una seconda giovinezza, ho colto l’intrinseca modernità di questo lavoro». Motivo in più perché sia piaciuta ai giovani che non vorrebbero lasciarla andare. Il popolo social, specialmente su Twitter, ha subissato di messaggi il profilo della serie. «La nostra è stata una decisione di gruppo – dice il regista Gareth Neame – chiuderemo con una nota positiva».
Una vita fortunata
Un serie, sembra incredibile dirlo, che ha cambiato la sua vita: «Mio marito, inglese, è in America e io sono qui, sono anche una madre che cura i rapporti con i figli, sto pensando a un documentario musicale. Faccio tante cose che mi appassionano. Noi attori siamo gente molto fortunata, sicuri in un mondo fatto di insicurezze. E facciamo una bella vita». Lo può dire a ragion veduta Elizabeth McGovern che vanta anche belle stagioni professionali: nel 1982 fu candidata all’Oscar come migliore attrice non protagonista in Ragtime poi, impossibile non ricordarla come la meravigliosa Deborah che occupa i sogni di Robert De Niro in C’era una volta in America.
C’era una volta Leone
«Un film meraviglioso che mi ha dato tanto. Non dimentico mai Sergio Leone, una persona a cui ho voluto bene e da cui ho imparato tanto. Quel set è stato una scuola, lui che spiegava tutto e mi dava sicurezza. Trasformava in realtà quello che aveva in testa. Ho visto la versione restaurata del film: stupenda».
E ora gli ultimi fuochi per una serie che non mostra stanchezza, anzi, è più scintillante che mai. Questo voleva il premio Oscar Julian Fellowes che l’ha creata svariati anni fa: «Il tema di quest’ultima stagione è “La risoluzione”, perché ricca dei consueti drammi e di tutti gli intrighi a cui abbiamo abituato il telespettatore, con in più l’entusiasmo di scoprire come e dove finiranno tutti i personaggi». Ora lui ha già in cantiere una nuova serie, The Gilded Age, ambientata nella New York di inizi Novecento.