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 2015  ottobre 25 Domenica calendario

Parla Franz Klammer, il più forte discesista di tutti i tempi (che adesso si diverte a sciare in salita)

L’hanno soprannominato Kaiser Franz, l’Imperatore, e non è un distintivo appiccicato a caso come si fa nel pallone, dove ci sono stati Principi, Profeti, Re, Faraoni e persino un Imperatore (Adriano), che però meno imperatore non si poteva.
Franz Klammer, l’Imperatore austriaco dello sci, è considerato il più forte discesista di sempre. E non solo per i trofei conquistati e i record tuttora imbattuti. No, il fatto è che quando scendeva lui, non ce n’era per nessuno. Perdete ogni speranza, voi che gareggiate. In discesa libera, dal 1975 al ’77, il primo gradino del podio era quasi sempre suo.
Ebbe però una gran sfortuna: quella di trovarsi a competere con fenomeni come Thoeni e Stenmark, imbattibili nelle discipline tecniche. Il che gli impedì di alzare anche solo una volta la Coppa del mondo assoluta.
Nel ‘74/75 per la verità ci andò vicinissimo. Vinse addirittura otto gare di discesa su nove. Un quasi filotto. Non ottenne punti solo a Megève, per via di una caduta. Se fosse arrivato al traguardo almeno quarto (una pura formalità, per un missile come lui), avrebbe conquistato la Coppa generale. Una sfortuna del Kaiser, sarebbe il caso di dire.
Oggi, a quasi 62 anni, Franz Klammer se la spassa: gioca a golf, va in bicicletta, fa il testimonial per la sua Carinzia e, sì, scia ancora. «La cosa più bella di Vienna, dove abito, è l’autobahn che porta a Bad Kleinkirchheim, dove c’è una pista che ha il mio nome», ride. Scia in discesa e persino in salita, con le pelli.
Ma come, il più forte discesista della storia che va in salita?
«Sì, è bellissimo. Con tutta la fatica che hai fatto per arrivare in cima, quando scendi ti godi ogni curva. E poi sei da solo in mezzo alla natura, nel silenzio più assoluto. Ogni inverno cerco sempre di ritagliarmi 10-12 giornate per fare sci-alpinismo».
Ventisei vittorie, 5 Coppe di specialità, 2 ori mondiali e uno olimpico: una bella disdetta, per un campione come lei, non esser mai riuscito ad alzare la Coppa del mondo.
«Purtroppo ai tempi non esisteva ancora il SuperG. I miei avversari avevano a disposizione due discipline, slalom e gigante, io solo la discesa. Il fatto è che ero troppo scarso in slalom per competere per la Coppa del mondo assoluta».
E poi c’erano un certo Thoeni e un certo Stenmark... Se ci fosse stato già il SuperG, pensa che sarebbe stato diverso?
«Decisamente. Almeno una Coppa penso che l’avrei vinta. Poi in Coppa del mondo non si può mai dire, ma almeno avrei avuto delle chance».
Com’è cambiata la discesa libera da 40 anni fa a oggi?
«Sono cambiate le piste, è cambiata la neve. Grazie all’innevamento artificiale i tracciati sono lisci come biliardi. Anche l’attrezzatura si è evoluta: gli scarponi sono più rigidi, gli sci più sciancrati, hai molta più tenuta in curva. Ai miei tempi avevamo tutti grande resistenza, oltre che coraggio. Oggi agli sciatori è richiesta soprattutto potenza fisica».
Più facile allora o oggi?
«È diverso. Allora c’era più spazio per la fantasia, potevi decidere che traiettoria seguire in base al tuo istinto, cosa oggi impossibile: ogni passaggio è praticamente obbligato, si tratta solo di eseguire il compito alla perfezione».
Le piace ancora lo sci attuale, così meccanico e potente?
«Dal punto di vista agonistico secondo me era più bello una volta. Ogni discesa era una sfida. Era pericoloso ma si provava un gran senso di libertà. D’altro canto gli attrezzi carving di oggi consentono a tutti di imparare a sciare più in fretta e di divertirsi di più».
A proposito di sicurezza: la tendenza è “ammorbidire” sempre più le piste e ridurre il rischio anche a discapito dello spettacolo. Lei cosa pensa?
«Buttarsi giù a 100 km/h su una pista battuta come lo era a quei tempi era risiko puro. Oggi di spettacolari sono rimasti solo i salti, però è vero che la velocità è aumentata».
Si vocifera che in futuro alle Olimpiadi invernali la discesa libera potrebbe essere sacrificata a beneficio di altre discipline televisivamente più appetibili. È d’accordo?
«Per niente. Anzi, penso che sarebbe eine katastrophe, una sciagura. La discesa libera è stata una delle prime discipline ammesse alle Olimpiadi assieme al bob e al fondo. Perché non sacrificare il bob, allora? Sa qual è il problema? Che il Comitato olimpico ha sede a Losanna, dove c’è il lago ma non ci sono le montagne».
Come a Pechino. Le piace l’idea che le Olimpiadi invernali 2022 si tengano in una metropoli asiatica?
«No comment».
Lei è stato il più forte di tutti. Quali sono gli altri velocisti che metterebbe nella hall of fame della discesa libera?
«Roland Collombin, Karl Schranz, Toni Sailer e, dopo di me, Stephan Eberharter, Pirmin Zurbriggen, Bode Miller. Pure Hermann Maier, anche se non era formidabile come velocista».
Kristian Ghedina ha fatto la spaccata in volo a 140 km/h sulloschussfinale della pista Streif, su cui lei ha vinto 4 volte. Lei si sarebbe mai azzardato?
«Guardi, a me il rischio è sempre piaciuto ma quello è un po’ troppo!».
La sua pista del cuore: la Streif a Kitzbühel, la Saslong in Val Gardena o il Lauberhorn a Wengen?
«La Streif, senza dubbio. È quella “la pista” da discesa per antonomasia».
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La carriera Nato nel 1953 a Mooswald, in Carinzia, nella seconda metà degli Anni 70 Franz Klammer fu il dominatore delle gare di discesa libera. In carriera ha collezionato 26 vittorie in Coppa del Mondo (25 in discesa, una in combinata: record tuttora imbattuto), 45 podi, 5 Coppe di specialità (ma nessuna assoluta), 2 ori mondiali e uno olimpico a Innsbruck nel ’76
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