La Stampa, 25 ottobre 2015
Amancio Ortega, l’uomo più ricco del mondo di cui non si sa praticamente niente
L’uomo più ricco del mondo è praticamente un fantasma. Nella classifica di Forbes c’è una sorpresa: Bill Gates è stato superato per qualche ora da Amancio Ortega (patrimonio di 71,83 miliardi di euro), un nome che forse dice poco, con un volto che non dice quasi niente. Ortega, però, conta tanto, avendo fondato Zara e, con il gruppo Inditex, l’impero del tessile, che include marchi come Bershka, Pull&Bear e Stradivarius. Amancio, più che riservato, è uno che praticamente si nasconde. Lo ha fatto sempre, quando è stato alla testa del gruppo e quando, nel 2011, ha lasciato il timone, almeno in parte. Fino a 15 anni fa, pur essendo lui l’uomo più facoltoso di Spagna, nessuno possedeva una sua foto. Poi, al momento di entrare in Borsa, il signor Zara dovette inviare un modulo di adesione, allegando una foto tessera, con grande sollievo dei giornali.
Figlio di un ferroviere
Figlio di un ferroviere della Spagna settentrionale, Ortega ha una storia nella quale tutto si mischia: leggende, aneddoti, storie vere e parabole mistiche. Come quando, bambino, ascoltò un fornaio dire alla madre: «Signora Josefa, ora basta, non le faccio più credito». Il piccolo pensò: «Alla mia famiglia non succederà più».
Lui non parla, mai un’intervista, mai una dichiarazione o una smentita, cosa, quest’ultima, che ha favorito il sorgere di fantasie giornalistiche a rischio zero (mai nemmeno una querela). Pochi amici di sempre, lunghi dibattiti solo con i vicini di seggiolino allo stadio Riazor (è tifoso del Deportivo La Coruña). Quando il capo del governo spagnolo convoca gli imprenditori lui non si presenta, quando la tv lo cerca lui riesce a svanire nel nulla. «Tutto quello che si conosce lo si sa per deduzione o per omissione», spiega Jose F. Leal, esperto di miliardari spagnoli. Anche ora che è formalmente in pensione passa molto tempo nello stabilimento in Galizia, dove però non ha mai posseduto un vero e proprio ufficio. «Passa tutto il giorno intorno ai tavoli dove vengono disegnati i nuovi modelli», raccontò uno dei creativi dell’azienda, implorando l’anonimato. Quando divenne famoso i giornalisti si scatenarono alla ricerca di dettagli per gli articoli. L’opera fu, e resta, ardua: quelli che salirono fino a Busdongo, il paesino tra le montagne della Castilla e León dove Ortega nacque nel 1936, rimasero inappagati: nessuno dei 100 abitanti se lo ricordava, unica traccia del passaggio è il certificato di nascita. Gli articoli continuano di solito così: «Ci spostiamo a La Coruña», dove a 14 anni Amancio comincia a lavorare, il camiciaio La Maja lo assume come fattorino, qui conosce Rosalia Mera, che diventerà moglie e figura chiave del suo successo. Si mette in proprio nel 1963, fondando la ditta Goa, specializzata in accappatoi. Ortega si occupa di tutto, fabbricazione, distribuzione e vendita, un modello che gli serve per aprire il primo negozio: Zara, sulla calle Juan Flórez di La Coruña, specializzato in biancheria intima.
I biografi raccontano che il nome scelto da Amancio fosse Zorba, in onore del film con Anthony Quinn, ma gli uffici lo respinsero perché già registrato. Così, davanti all’impiegato comunale, Ortega optò, improvvisando, per Zara. L’ascesa fu rapida: prima i negozi a Madrid e Barcellona, poi l’espansione all’estero, a partire dal Portogallo. La scalata definitiva arriva quando nel 1985 si fonda il gruppo Inditex, che acquisisce altri 7 marchi e diventa un impero. Zara cresce mentre tutto il resto crolla, puntando su prezzi bassi e produzioni sulle quali si sono fatte molte ipotesi, anche poco edificanti (stabilimenti sulle navi, manodopera all’estero). Nel 2011 il passo indietro, con le quote che restano però in famiglia, divise tra lui e i tre figli avuti da due mogli diverse.
Basso profilo
Sullo sfondo resta la riservatezza. Anche chi racconta di conoscerlo poi crolla: «Il mio amico Amancio», disse in una conferenza l’economista José María Gay de Liébana. La platea lo interruppe: «Davvero vi conoscete?». «Beh, in effetti non lo conosco, ma lui credo che sappia chi sono io». Il basso profilo è la politica del gruppo, con un marketing poco convenzionale: «Nel 2010 la Spagna è diventata campione del Mondo di calcio in Sudafrica – racconta lo stesso economista – e Ortega che fa? Apre subito tre negozi a Johannesburg e Città del Capo, la pubblicità gliel’aveva fatta la nazionale di calcio. C’è stata la fila fuori per mesi».