la Repubblica, 25 ottobre 2015
Dalle carte di Cavour appena ritrovate. «La Rosina, nel palco numero 8 del Carignano, fa atti indecenti con l’orefice Bellezza»
GIOVEDÌ 28 (MAGGIO 1835)
Oggi, anniversario della nascita della regina, grande parata di carrozze fino a Corte. La vista d’insieme era meravigliosa. Se ci fosse stato un po’ di sole ad animare questo scenario lussuoso e sfarzoso, sicuramente avremmo goduto di uno degli spettacoli più belli che l’Inghilterra possa offrire a uno straniero. Abbiamo visto gli aristocratici in tutta la loro pompa, più ricchi, più sfavillanti che mai. Forse, però, quelli che lancia ora sono i suoi ultimi bagliori. Lascio ad altri, più competenti di me, il compito di risolvere questa questione.
18 FEBBRAIO 1836
Malgrado le mie promesse io sono tornato da Fiorio (celebre bar torinese, ndt), dove ho perso 1.200 franchi. Mi vergogno talmente della mia leggerezza che per punirmi io prendo qui formalmente l’impegno di non giocare mai più al “Gros Goffo”! Se io soccombessi di nuovo possa io essere punito della mia imperdonabile follia.
L’D.L.R. (Della Rovere di Montabone, ndt) mi ha fatto cercare. L’ho incontrata nella stessa camera dove ho passato tanti dolci momenti con sua sorella. Lei mi ha domandato con un tono imbarazzato di restituirle tutte le lettere che mi erano state scritte da C. (Clementina, ndt) non ho saputo rifiutarle questo sacrificio che a quanto lei dice conserverà la sua salute e la sua tranquillità.
2 APRILE 1836
Siamo arrivati a Boffalora, i miei grassi compagni di viaggio e io attendevamo con impazienza che avessero terminato di visionare i nostri passaporti. Al momento in cui credevamo di partire un gendarme con la faccia cattiva ci ha invitati nell’ufficio del commissario di polizia.
Essendomi arreso a questo poco gradevole invito mi sono trovato di fronte a un uomo dalla figura allegra e rubiconda, il quale mi dice molto chiaramente che lui sapeva che avevo delle lettere che non poteva non leggere. La richiesta sarebbe stata impertinente da qualunque altra persona che non fosse funzionario di polizia e come sola risposta avrebbe meritato uno schiaffo. Ma io avrei dovuto osare troppo per tentare di resistere, visto il ruolo che occupa mio padre e la posizione in cui io mi trovo non mi è possibile scontrarmi liberamente con la polizia e devo per forza sopportare questo trattamento con rassegnazione. Io mi sono accontentato di rispondere al signor commissario che gli avrei fatto consegnare il mio bagaglio dove c’era il mio cofanetto con tutte le lettere.
Di seguito, dal taccuino 1858-1859, riportiamo alcuni appunti telegrafici scritti da Cavour e relativi a Rosa Vercellana (qui chiamata Rosina), l’amante di Vittorio Emanuele II. Bellezza sarebbe invece un orefice a sua volta amante della “bela Rusin”.
– S-D. Lunghi cugino di Rosina fatto cacciatore. Sua amante confessò a Sua Maestà al letto di morte avere dormito con Rosina vari mesi. Interroga la Gabbiani, serva di Rosina, questa conferma. Il Re rinvia Lunghi a Moncalvo. Questi intimorito disdice la confessione (riguardante i tradimenti di Rosa Vercellana, ndt), ma dopo ritornava sulle prime asserzioni. Fu mandato in Sardegna.
– Bellezza nella casa di Rosina. Il Re entra furibondo, cerca dappertutto sino in cantina ma non lo trova. Esso era nella camera del fratello che già era a letto.
– Al teatro Carignano palco numero 8 quarto ordine al fondo la Rosa con Bellezza atti indecenti. Visti dal Signor (…) pronto a deporre.
– Demonte vidde il Bellezza uscire di casa della Rosa il mattino alle sei. Una sera mentre in casa arrivò il Re uscì di soppiatto e si nascose dentro un legnaio. Udì più volte la Rosa servirsi dei vocaboli più grossolani e più sconci.
– Domenica 6 febbraio Conferenza con la Rosa al palazzo.
– Lunedì 7. Scena violenta con il Re. Scritto al principe Napoleone.
(Traduzione di Anna Bissanti e a cura della Soprintendenza Archivistica del Piemonte e della Valle d’Aosta)