Corriere della Sera, 25 ottobre 2015
Invece del fallimento ricorrere al Dip, che salva azionisti e dipendenti. Esperimento con la Ferroli di Verona
Quella che ha permesso il salvataggio del gruppo Ferroli (e dei 3.000 dipendenti della realtà veronese) è la prima operazione di «Debtor in possession» in Italia: una complessa formula di ristrutturazione del debito di aziende in crisi, ormai consolidata negli Usa, che vede soggetti specializzati di mercato (in questo caso Oxy Capital e Attestor Capital) entrare nella governance per elaborare un nuovo piano industriale in collaborazione con le banche creditrici. Nella sostanza queste ultime devono consolidare il debito mettendone una parte a copertura delle perdite (l’alternativa con il fallimento sarebbe una perdita in conto economico) ottenendo in cambio la garanzia della discontinuità aziendale che viene affidata ai nuovi investitori senza l’estromissione degli azionisti storici. L’operazione, elaborata in effetti in collaborazione con la famiglia Ferroli che rimarrà nella compagine sociale, è stata sbloccata in un incontro del 5 giugno scorso presso il Mise dopo il quale è partito l’immediato innesto di 30 milioni (su complessivi 60 milioni investiti) necessari a garantire la continuità aziendale e il ricorso allo strumento di soluzione consensuale. Ora il salvataggio diventerà un importante test per comprendere il possibile utilizzo di questa soluzione tecnica anche in altri casi di crisi: la tabella di marcia prevede, come in un commissariamento, la vendita degli asset non core e la rimessa in salute del bilancio aziendale (450 milioni di fatturato nel 2014) per procedere nella ripartizione tra investitori e banche così come già previsto dai documenti. L’advisor finanziario per la società è stato Mediobanca.