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 2015  ottobre 25 Domenica calendario

La Lego si rifiuta di vendere al dissidente Ai Weiwei una partita di mattoncini per non dispiacere ai potenti di Pechino

PECHINO La Lego ha respinto un grosso ordinativo di mattoncini dello studio Ai Weiwei da impiegare per la creazione di un’opera, spiegando di non poter consentire «l’uso a fini politici». La denuncia del comportamento della grande azienda di giocattoli danese è comparsa sull’account Instagram del più famoso artista dissidente della Cina, che conclude il post con questa frase: «Il 21 ottobre una società britannica ha annunciato che aprirà un parco Legoland a Shanghai, nel quadro dell’era aurea delle relazioni tra Londra e Pechino».
Secondo Ai Weiwei, dunque, il rifiuto della Lego sarebbe motivato da ragioni di interesse industriale che riconducono alla potenza della Cina e alla necessità da parte delle imprese internazionali di non dispiacere alla seconda economia del mondo. La Lego vede nel mercato asiatico una prospettiva di crescita e ha investito molti milioni di dollari in una nuova fabbrica da 2 mila operai a Jiaxing, nello Zhejiang. Peraltro, Ai Weiwei ha già lavorato con tessere della Lego per comporre i volti di 175 prigionieri di coscienza esposti ora ad Alcatraz, l’ex supercarcere Usa nella Baia di San Francisco.
Dopo averlo arrestato per 81 giorni nel 2011 per le sue critiche al governo ed averlo confinato in casa per quattro anni, le autorità cinesi l’estate scorsa hanno permesso all’artista di partecipare a diverse sue mostre a Pechino e poi di andare a Londra. Ma il maestro resta un sorvegliato speciale. Una figura imbarazzante anche per il governo britannico, impegnato ad attirare investimenti cinesi. Tanto che a settembre le autorità consolari di Londra gli avevano negato il visto semestrale concedendone solo uno di tre settimane per partecipare all’inaugurazione della sua mostra alla Royal Academy of Arts, con la motivazione che Ai Weiwei aveva omesso di segnalare nella richiesta l’incarcerazione subita nel 2011 a Pechino. Era poi intervenuta Theresa May, ministro dell’Interno, per scusarsi. Ora, durante la visita di Stato di Xi Jinping nel Regno Unito, l’ambasciatore cinese è tornato sul caso Ai Weiwei, dicendo alla Bbc che «Ai è un cosiddetto artista» e che «non è mai stato messo dietro le sbarre». Su Twitter Ai Weiwei ha risposto: «Non dice la verità», e ha incluso una foto in cella di sicurezza.