La Stampa, 24 ottobre 2015
L’interesse per la moda di Jane Austen
Dall’epistolario con l’amata sorella Cassandra risulta evidente che Miss Jane Austen aveva un vivo interesse per i vestiti e la moda. Quando nacque, nel 1775, erano ancora in auge i corsetti che stringevano spietatamente il busto, i guardinfante che rendevano voluminose le gonne e le parrucche incipriate, ma fu proprio allora, in quello scorcio di secolo, che si avvertirono le avvisaglie di un nuovo stile. Il punto vita si alzò, linea e ornamenti si fecero più semplici, mussole e garze sostituirono i broccati, boccoli naturali o deliziose cuffiette incorniciarono i visi: usualmente associata al periodo Regency, una moda di ispirazione classica sciolse la rigida formalità settecentesca in un leggiadro e informale preannuncio di romanticismo.
Pubblicati a partire dal 1809, i romanzi della Austen hanno meno riferimenti agli abiti di quanti ne ritroviamo nelle lettere. Fra le sue eroine, la più assorbita dal tema è forse la Catherine Morland di Northanger Abbey, cui la scrittrice non risparmia qualche frecciatina. «Per molte signore sarebbe mortificante…sapere quanto poco un uomo sia colpito da ciò che è costoso o nuovo nel loro abbigliamento» ironizza la scrittrice, che tra l’altro raramente si attarda a descrivere vestiti. Tuttavia il cinema, che per sua natura «mostra», ha fatto in questo senso un lavoro di recupero straordinario. Soprattutto in alcuni film degli ultimi tempi, tanto accurati nella ricostruzione d’epoca quanto attenti alle atmosfere e alle sottigliezze psicologiche.
Pensiamo a Orgoglio e pregiudizio di Joe Wright con Keira Knightley nella parte di Elizabeth Bennet, che con il suo spirito indipendente conquista il cuore dell’arrogante Darcey; a Ragione e sentimento di Ang Lee (1995) con le trepidanti Emma Thompson e Kate Winslet a incarnare le sorelle Elinor e Marianne, i cui opposti (e complementari) approcci all’amore sono racchiusi nel titolo; a Mansfield Park (1999) di Patricia Rozema dove Frances O’Connor/Fanny Price osa rivendicare con determinazione il diritto a scegliere il proprio futuro. Eccellenti, multipremiate costumiste che si chiamano Jacqueline Durran, Jenny Beavan e Andrea Galer hanno rispettivamente rivestito sullo schermo Elizabeth, le sorelle Dashwood e Fanny, creando splendide mise giuste per ogni situazione, dal gran ballo alla passeggiata sotto la pioggia; ed evidenziando l’intima correlazione fra la lieve fluidità degli abiti e la flessuosa sensibilità di chi li indossa. Sono figure femminili dalla personalità complessa che ambiscono a esser amate per ciò che sono: devote ma capaci di ribellione, riservate ma palpitanti di emozioni. Quelle mussole, quelle tinte pastellose, quegli scialli morbidi suggeriscono una donna nuova che fra ragione e sentimento si proietta verso la modernità.