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 2015  ottobre 24 Sabato calendario

I paesaggi di Tullio Pericoli, studiati foglia per foglia

Paradosso per un raffinato pittore d’intatti paesaggi. È invaso dalla luce il grande studio di Tullio Pericoli dove mille oggetti – colori, pennelli, tavolozze, locandine, tele, libri, matite, manifesti, disegni – convivono in armonioso ordine da quando davanti al suo palazzo, causa lavori per una nuova linea della metropolitana milanese, hanno tagliato alcuni alti alberi. Tubi e masserizie da cantiere, archetti antiposteggio e semafori, la catacombale sopraelevazione di un albergo deluxe: spogliato dalla cortina di verde il volto della città è tutt’altro che affascinante. Meglio rifugiarsi dentro lo studio a parlare dei tanti lavori e incontri con un uomo gentile e perbene come i suoi quadri.
Bologna, palazzo Fava. «Sulla Terra. 1995-2015», s’intitola l’esposizione (inaugurata il 26 settembre sarà aperta fino al 26 novembre) a cura di Elena Pontiggia e Graziano Campanini che raccoglie oltre 160 opere tra olii, acquarelli e disegni di Pericoli nato nel 1936 a Colli del Tronto, laureando di legge a Urbino fino quando mostrò a Cesare Zavattini i suoi disegni. «Zavattini mi cambiò la vita. Disse di lasciar perdere l’università e trasferirmi non a Roma però ma a Milano dove c’erano giornali, case editrici, agenzie di pubblicità. Scrisse due lunghe lettere per presentarmi ai suoi amici Gaetano Baldacci e Giancarlo Fusco. Era il 1961. Iniziai collaborando al quotidiano Il Giorno», racconta Pericoli.
Tristezza. Emanuele Pirella, indimenticabile amico e coautore della mitica striscia «Tutti da Fulvia sabato sera» è morto da anni. In quel salotto radical chic cosa si direbbe della Mondazzoli? Ovvero, Mondadori-Rcs libri? Pericoli che a marzo pubblicherà «Piccolo Teatro», il suo ottavo libro con l’Adelphi di Roberto Calasso commenta: «Quel pastrocchio sta creando un clima d’incertezza nel futuro, l’impossibilità di programmare. Insomma, una sorta di blocco ansiogeno in tutto il mondo dell’editoria. In questa situazione Calasso ha avuto la capacità e il potere d’isolarsi e di venirne fuori. Così garantisce, secondo me, anche più peso al suo marchio». In un piccolo quadro sono incorniciati i versi autografi che, in cambio di un disegno, Roberto Benigni ha scritto giocando sulle iniziali del pittore: «Ti do tre tratti, Tullio, con la penna/Uno per dirti che io non disegno/La matita sgambetta, mi s’impenna/L’arte della pittura “un’è i’ mi’ regno...”».
Appoggiati per terra due intensi ritratti di Pier Paolo Pasolini, massacrato giusto 40 anni fa. «Li ho dipinti nel 2008. Pasolini l’ho sentito parlare ma non l’ho mai conosciuto. Ed è un grande rammarico». Altri scrittori, un altro mondo. Racconta di quando ragazzino si presentò a Eugenio Montale e dell’amicizia con Calvino, Zanzotto, Mastronardi. Su una mensola c’è una bella foto. Scattata nella sua casa a Sopravena di Rosara (Ascoli) ritrae Umberto Eco e Vittorio Gregotti, una tavola ben apparecchiata e come sfondo la campagna. Campi coltivati, cieli, antichi borghi. «La mostra di Bologna contiene i miei ultimi 20 anni di lavoro sul paesaggio. Da marchigiano quando parlo si sente il mio accento così i miei paesaggi pur non essendo veri e propri rifacimenti conservano quell’accento. Il paesaggio è come una lingua che mantiene la propria cadenza dialettale». Infiniti filari di vigne e l’odore di dipinti a olio ancor freschi. In fondo allo studio e su dei cavalletti ci sono quadri dalle linee e colori diversi. «Sono ispirati alle Langhe. Un famoso produttore di vini che aveva visto il mio lavoro mi ha cercato. È venuto a trovarmi. “Mi piacerebbe che t’ispirassi al nostro paesaggio”, mi ha detto...». Stop Pericoli: ma di chi parla? «Di Angelo Gaja. Anni fa l’avevo incontrato col Bocca (Giorgio Bocca ndr) ora siamo diventati amici. Committenze come questa richiedono ben oltre un singolo quadro, bisogna arrivarci piano piano. Ho girato tanto con Gaja, lui m’indicava colore per colore le foglie e quale vino c’era sotto. È una terra che produce non è terra inerte e viene conservata, pettinata, persino accarezzata con amore. A parte che si beve e mangia in maniera straordinaria, è un territorio che ti ricrea l’anima». Il sabato di Tullio Pericoli non è Milano.