la Repubblica, 24 ottobre 2015
Autorizzato a portare via l’arredamento di Villa Rodella, Galan ha staccato pure i termosifoni dai muri
ROMA. Non solo si è portato via i termosifoni, un paio di caminetti e alcuni sanitari staccandoli dalle pareti e dai pavimenti. Ha pure lasciato i bagni in condizioni pietose, rendendo l’immobile inutilizzabile. Tanto che la procura di Venezia sta seriamente pensando di denunciare l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan per danneggiamento della proprietà pubblica, a causa dello stato in cui ha lasciato la sua ex casa, la splendida Villa Rodella sui Colli Euganei, confiscata il 3 luglio scorso.
È tutto scritto nella relazione che gli esterrefatti funzionari dell’Agenzia del Demanio, accompagnati nell’ispezione dai finanzieri del Tributario di Venezia, hanno compilato sullo stato in cui si trova lavilla, dopo che il deputato di Forza Italia e la moglie hanno traslocato quattro giorni fa per trasferirsi in una piccola abitazione in affitto a Rovolon, non lontano da Cinto Euganeo. Erano liberi di prendersi l’arredamento, e così hanno fatto. Ma dovevano lasciare l’immobile in condizioni tali da essere subito abitabile, perché questo prevede la normativa sui beni confiscati. Villa Rodella non è più di Galan da tre mesi, da quando cioè la sentenza di patteggiamento per corruzione a due anni e dieci mesi (e 2,6 milioni di euro di multa) per l’inchiesta sulle tangenti per il Mose è diventata definitiva, avendo la Cassazione respinto anche il suo ultimo ricorso. Gli era stato concesso comunque la possibilità di rimanervi, per un periodo sufficiente a trovare un’altra sistemazione. E invece, quando è uscito si è portato via quello che non poteva.
I sanitari sono inutilizzabili e sporchi, i caminetti sono stati divelti dal muro e sono state tolte le finiture di pregio facendo saltare piastrelle e pezzi di intonaco. E poi la villa, che si trova sui colli di Padova, adesso è gelida, perché non ci sono più caloriferi e il riscaldamento potrebbe non funzionare. Anche nel grande giardino, impreziosito da due belle fontane, sembrerebbero mancare dei pezzi. Quello che pare essere a tutti gli effetti uno sgarbo voluto, nonché una tremenda caduta di stile, per l’avvocato di Galan Antonio Franchini è invece «solo frutto di un banale equivoco, perché il mio assistito non aveva compreso bene cosa poteva prendere e cosa no, si è confuso». Sul particolare dei termosifoni, peraltro, ha precisato che si tratta di soli elementi in ghisa in realtà mai utilizzati, perché la casa ha un sistema di riscaldamento a ventilazione.
Poi però, di fronte alla possibile denuncia per danneggiamento di bene confiscato, Galan ha scritto una lunga lettera ai pm, mettendosi a disposizione «per ripristinare lo status quo ante di Villa Rodella». Toccherà dunque al procuratore aggiunto Carlo Nordio e ai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini che hanno seguito l’indagine Mose decidere che fare. Il 4 novembre, inoltre, il giudice di sorveglianza dovrà esprimersi sulla richiesta di assegnazione ai servizi sociali di Galan, che sta scontando la pena ai domiciliari.
Villa Rodella potrebbe diventare la sede di una onlus o uno spazio per utilità sociali, quali l’accoglienza di migranti. Certo, con quel che è accaduto, potrebbe aver perso un po’ di valore. Nei prossimi giorni verrà sottoposta alla valutazione di un perito, per vedere se vale più o meno dei due milioni e 600 mila che i giudici hanno stabilito debba restituire allo Stato.