La Stampa, 24 ottobre 2015
I magistrati attaccano il governo
Tutto si sarebbe aspettato il governo, tranne che un attacco così sgradevole dal presidente del sindacato magistrati (Anm), prima con l’accusa di Sabelli alla «timidezza» nella lotta contro la corruzione, e poi con l’altra sottolineatura davvero antipatica dello stesso Sabelli sulle intercettazioni: come se Renzi e i suoi ministri si preoccupassero più di ostacolarle che di fare la guerra a Cosa nostra... Per cui si può comprendere l’irritazione del responsabile giustizia Pd (Ermini, renziano di ferro) e la sorpresa del ministro Orlando, che con le toghe aveva intrattenuto fin qui un rapporto sereno. Il Guardasigilli nega che sulle intercettazioni ci sia stata una fretta particolare: la precedenza è stata data semmai alle leggi contro mafia e corruzione, tutte o quasi approvate dal Parlamento. E stamane, al congresso Anm che si sta tenendo a Bari, segnalerà come la legge di stabilità preveda l’assunzione di 1000 nuovi cancellieri per dare una mano ai magistrati: altro che disinteresse per la macchina della giustizia...
L’altra accusa di Sabelli è rivolta ai politici che mettono in campo una strategia di delegittimazione contro i magistrati. Il presidente Anm non precisa esattamente chi, ma provvede Salvini ad auto-accusarsi con una sventagliata delle sue: «Sono i magistrati che col loro agire spesso si delegittimano. L’Anm guardi prima in casa propria». Invece Grillo, con grande destrezza, non perde l’occasione di surfare l’onda nel nome della questione morale. Siamo governati da lestofanti, sostiene sul suo blog: «Affidereste le chiavi di casa vostra a dei ladri? È quello che avete fatto finora con il vostro voto».