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 2015  ottobre 24 Sabato calendario

L’uragano Patricia si avvicina al Messico a 325 chilometri all’ora

È l’uragano più forte mai registrato nell’emisfero nord del pianeta, ed è pronto a devastare le città costiere e interne di cinque regioni del Messico occidentale. Si chiama Patricia, ma il nome gentile non inganni: da mercoledì sta tenendo il Messico col fiato sospeso, cioè da quando, mentre era ancora al largo delle coste pacifiche meridionali, è passato dallo stadio di “depressione tropicale” a quello di “tempesta tropicale”. Per poi diventare ufficialmente “uragano” giovedì. E, con una progressione di velocità definita “incredibile” dagli esperti, uragano di categoria 5, la massima possibile, in sole dodici ore. Da ieri spazza l’oceano muovendosi in direzione nord-nordest, poi ha cominciato a puntare verso la terraferma e da stanotte si abbatte con violenza sulle coste degli stati di Colima e di Jalisco. Ci si aspetta poi che continui il suo viaggio verso nord, verso Nayarit e Zacatecas, per poi esaurirsi verso il Texas.

La World Meteorological Organization (Wmo), l’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite, ha avvisato: «La forza dell’uragano Patricia è paragonabile a quella del tifone Haiyan che colpì le Filippine con effetti devastanti due anni fa», causando 6300 vittime e danni incalcolabili all’economia della provincia di Leyte. Perciò da diverse ore è stato diramato lo stato di allarme per 56 località messicane, comprese alcune delle più popolari mete turistiche della costa come Puerto Vallarta. Si attendono onde alte fino a 12 metri, venti fino a 325 km/h, piogge fortissime, allagamenti, smottamenti del suolo. Sono stati chiusi gli aeroporti e le scuole, sono stati evacuati, per quanto possibile, turisti e locali, sono stati allestiti rifugi. E in tutti i modi le autorità nazionali e internazionali stanno cercando di avvisare la popolazione a rischio, stimata in 400.000 persone.

Ma il grido d’allarme che si alza dal Messico non si esaurirà insieme a Patricia. È l’uragano più forte che si sia mai abbattuto sulle coste del Pacifico settentrionale, e arriva proprio alla vigilia della ventunesima Conferenza delle parti (COP21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si aprirà a Parigi il 30 novembre prossimo. Per questo il delegato messicano Roberto Dondisch Glowinski ieri ha lanciato il suo appello: «penso che non ci sia niente da aggiungere sull’urgenza di giungere a un accordo globale sul clima». Tra poche ore il mio paese sarà devastato da un uragano, ha spiegato commosso ai colleghi di tutto il mondo durante una conferenza preliminare alla COP21, perciò «vi chiedo di mettere da parte i vostri contrasti perché possiamo cominciare a lavorare insieme».

Secondo alcuni esperti, infatti, anche gli eventi estremi come gli uragani starebbero aumentando a causa dei cambiamenti climatici. E se non è possibile dire con chiarezza che proprio Patricia è figlia del riscaldamento globale, è però possibile studiare una tendenza. «In realtà – spiega Silvio Gualdi, direttore della Divisione Simulazioni e Previsioni Climatiche del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici – non ci sono abbastanza dati per dire se le caratteristiche dei cicloni tropicali siano cambiate nel passato recente ». Però abbiamo proiezioni per il futuro, che fanno eco alle parole di Dondisch Glowinski: «Queste suggeriscono che il riscaldamento globale potrebbe tradursi, verso la fine del secolo, in un aumento di intensità di questi fenomeni». Cioè: forse gli uragani non aumenteranno di numero, anzi potrebbero persino diminuire, ma è molto probabile che diventino più forti. Cioè che, dopo Patricia, comincino a presentarsi anche le sue devastanti sorelle.