Corriere della Sera, 24 ottobre 2015
All’uomo che mostra la pistola bisogna rispondere col silenzio
L’uomo con la pistola in tv è una scena che lasceremmo volentieri al Sudamerica anni Settanta. A maggior ragione se l’uomo è un europarlamentare italiano. A maggior ragione se l’europarlamentare è Gianluca Buonanno, che sarebbe anche un bravo amministratore (almeno a giudizio dei suoi amministrati) se non fosse convinto di avere il talento del provocatore.
B uonanno finora ha vinto tutte le elezioni cui ha partecipato. Il suo metodo è questo. Fa il nido in un comune, preferibilmente della Val Sesia –
terra un tempo rossa
e ora leghista —, si fa eleggere sindaco, si fa rieleggere, si trasferisce nel comune a fianco.
È stato così per due mandati sindaco di Serravalle Sesia,
quindi sindaco di Varallo Sesia, poi sindaco di Borgosesia. A Romagnano Sesia sperano, o
tremano. Nipote d’arte – suo nonno era la spalla di Petrolini —, si considera anche un grande attore d’avanspettacolo.
Ex missino, leghista di destra quindi ora al potere con Salvini, alla Camera è stato il deputato più assiduo, ai limiti della molestia, abbandonandosi a ogni sorta di provocazione, in particolare omofoba, portando in aula vari prodotti ortofrutticoli (banane, finocchi). Ha anche preso più di 20 mila preferenze alle Europee. Eppure non è mai pago di se stesso. Da qui la sceneggiata da armaiolo a Sky.
Purtroppo, se Buonanno non è serio, la vicenda
lo è. Il tema della legittima difesa, dell’insicurezza, dell’impunità del male, della paura è centrale nella discussione
pubblica italiana. Risolverlo mostrando
una pistola – «una carcassa» come ha
subito ghignato lui – è una scorciatoia sicura
per finire sui siti di tutto
il mondo, ma non
avvicina di un passo alla soluzione, anzi. È stata brava, come al solito, Federica De Sanctis, la conduttrice Sky, a evitare la reazione enfatica che il pistolero si augurava.
Ora dovremmo
continuare noi. Di Buonanno abbiamo scritto fin troppo. Annota Javier Cercas nel suo ultimo, straordinario libro, L’impostore, che «con certe persone la peggior punizione è il silenzio».