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 2015  ottobre 24 Sabato calendario

Sono sempre di più i supermercati che restano aperti 24 ore su 24

La chiamano sperimentazione, ma è molto di più. Mentre il Parlamento mette i paletti alla liberalizzazione introdotta dal governo Monti reintroducendo sei festività con i negozi chiusi, il Mercato con la maiuscola imbocca un’altra strada. Quella dei supermercati con le saracinesche alzate 24 ore su 24. Sono un centinaio i punti vendita sempre aperti: da Salerno a Torino, passando per Milano, Roma e Napoli.
Anagni come New York. Trapani come San Francisco. Fare la spesa alle 3 del mattino? Non succede solo negli Stati Uniti. È possibile anche in molte città italiane. L’iniziativa (in sordina) è partita ad agosto da Carrefour. A oggi i francesi stanno tenendo aperti h 24 un centinaio di punti vendita in giro per l’Italia: da Salerno a Torino, da Benevento a Luino, provincia di Varese. Passando per Milano, Roma, Torino e Napoli. Mentre il Parlamento mette i paletti alla liberalizzazione del governo Monti – presto saranno reintrodotte sei festività con i negozi chiusi – il Mercato con la maiuscola imbocca un’altra strada. Quella delle saracinesche sempre alzate.
In Carrefour la chiamano sperimentazione. È molto di più. Le aperture «all day long», come dicono gli americani, sarebbero dovute terminare a fine dicembre. Invece continueranno nel 2016. E altre catene ci stanno pensando, anche nel mondo della cooperazione, Conad in testa. Da notare: tra i punti vendita aperti h24 ci sono i supermercati nei centri cittadini ma anche 15 ipermercati.
Chi va a fare la spesa alle tre del mattino? Funzionano soprattutto i punti vendita vicini a ospedali o aeroporti. Poi c’e il popolo dei nottambuli. Molte casse automatiche, il personale è lo stretto indispensabile. Solo volontari. E giovani ingaggiati tramite la cosiddetta «somministrazione», il lavoro in affitto. I francesi sottolineano: le aperture notturne stanno creando occupazione. Mentre i sindacati fanno notare che i notturni sono premiati solo con una maggiorazione del 15%. Più un altro 30% nei festivi.
Federdistribuzione vede le aperture notturne come una risposta allo shopping online e all’ingresso nel settore di colossi come Amazon. «L’ e-commerce funziona 24 ore su 24 – fa notare Giovanni Cobolli Gigli, a capo dell’associazione dei marchi della distribuzione moderna —. Anche quella delle aperture notturne può essere una risposta ai cambiamenti».
Le associazioni dei consumatori si dividono. Altroconsumo, da sempre pro-liberalizzazioni, non si smentisce: «La novità dell’ e-commerce rafforza le nostre convinzioni: va lasciata la massima libertà ai super di sperimentare le aperture nelle fasce orarie più diverse. A vantaggio del consumatore». Contrarie invece le associazioni vicine al sindacato come Adiconsum (Cisl) e Federconsumatori (Cgil).
Comprensibile. Catene e dipendenti sono ai ferri corti. Le trattative per il rinnovo del contratto si sono interrotte. Sarà sciopero. Il 7 novembre e poi di nuovo a dicembre. Ma le aperture notturne non potrebbero/dovrebbero essere materia di negoziazione? Eppure al tavolo non se ne parla. «La riorganizzazione del settore mette in discussione i contratti aziendali su salario e diritti. Non ci sono le condizioni per affrontare la questione del notturno», dice Fabrizio Russo della segreteria Filcams Cgil. Netto anche Ferruccio Fiorot, segretario Fisascat Cisl: «Queste liberalizzazioni sono un flagello. La gente ha spalmato i consumi su sette giorni e ora li distribuirà sulle 24 ore. Ma la spesa resta la stessa. E anche l’occupazione non aumenta».
Cassieri e banconisti dei supermercati chiedono 85 euro lordi come i dipendenti del piccolo commercio. Ma gli ostacoli nella trattativa non sono sulla parte economica. «Chiediamo la disponibilità a cambiare mansioni, qualche unità di lavoro in più, disponibilità sugli orari. È l’unico modo per stare sul mercato nel dopo crisi», spiega Cobolli Gigli. La partita è aperta. Alla cassa, dietro il bancone. E da dicembre al tavolo della trattativa.