Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 21 Mercoledì calendario

Sulla Repubblica di Torino, l’ultimo pezzo di Vera Schiavazzi

"Servizi per i tossicodipendenti, tagli troppi pesanti"
Due soli servizi per le tossicodipendenze a Torino, 13 in tutto il Piemonte. E le proteste, vivacissime, delle società scientifiche: “Non è possibile tagliare le strutture complesse e considerare allo stesso modo le Asl che hanno una popolazione di 150.000 persone o quelle da 600.000- dice il dottor Augusto Consoli -Questi tagli sono stati fatti dopo che la spesa regionale complessiva per le tossicodipendenze era già scesa da 35 a 30 milioni l’anno, e dopo che i nostri servizi avevano instaurato col privato sociale un ottimo rapporto di partenariato”.
Il rischio, per i medici, è di creare strutture con un numero elevato di operatori, da 85 a 90, e territori vastissimi, senza una reale dirigenza. Oggi, i pazienti dei servizi per le tossicodipendenze sono circa 20 mila e solo attraverso il servizio pubblico possono accedere a un ricovero in una comunità o alle diverse terapie con i farmaci.
L’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, ha prontamente risposto alla denuncia che Consoli, insieme a Giuseppe Faro, Paolo Jarre e Paola Damiano, ha fatto dalle stanze del Gruppo Abele. “Abbiamo preservato l’autonomia dei servizi per le tossicodipendenze, abbiamo assegnato risorse certe per i progetti e siamo impegnati nella tutela di servizi – dice Saitta – È vero che abbiamo ridotto da 19 a 13 i ruoli di vertice delle strutture complesse, ma si tratta di una scelta applicata a tutto il sistema sanitario, per riportare i numeri ai valori chiesti dal governo. Preferisco confermare il budget annuo di 31 milioni per trattare tutte le dipendenze, dall’alcol al gioco d’azzardo, facendo dimagrire gli incarichi”.
La polemica, insomma, è la stessa che da più di anno oppone l’assessorato a molte categorie di medici e operatori, che parlano di tagli ai servizi, che secondo la Regione sono soprattutto tagli ai primariati.
Paolo Jarre, altro esponente dei medici che guidano i servizi, ha spiegato che con gli ultimi tagli “si è creata una inadeguata proporzione dei Serd, creando così una disparità nell’erogazione degli interventi per i cittadini e nei modelli di organizzazione”. Anche il Ceapi, Coordinamento degli enti accreditati del Piemonte, e dunque in questo caso delle cooperative e delle comunità che collaborano con i Serd invece che Sert perché oggi trattano tutte le dipendenze), lamenta di non essere stato neanche consultato: “Abbiamo lavorato insieme, pubblico e privato, con risparmi sulla spesa superiori ai tagli del piano di rientro, riducendo al minimo la ricaduta sulle prestazioni. Riteniamo che sia pericoloso imporre un mutamento così radicale nei servizi, e vorremmo incontrarci al più presto con la Regione “. E il Club degli alcolisti in trattamento si è unito alla protesta con l’intervento del presidente, Ezio Picco: “I nostri 150 Club e le circa 1300 famiglie che seguiamo hanno sempre avuto un contatto capillare con i servizi pubblici, questo stravolgimento potrà rendere molto difficile anche queste collaborazioni “. “Queste pratiche, sotto la bandiera di una riduzione dei costi, creano un sistema di welfare nel quale le persone fragilisono considerate come un peso e un costo – ha detto Emanuele
Bignamini, responsabile nazionale dei medici dei Serd – come i servizi e gli operatori professionali che se ne occupano”.
Ora la speranza di chi lavora nei servizi per le tossicodipendenze è un incontro con Saitta che possa portare a qualche modifica. “Non escludo che alcuni correttivi si possano studiare – replica l’assessore – ma solo dopo che il percorso di uscita dal piano di rientro dal debito sanitario sarà completato”.