il Fatto Quotidiano, 22 ottobre 2015
Ascesa e caduta di Asma, la moglie di Bashar al-Assad: un tempo acclamata anche dall’Occidente, oggi ricoperta di critiche persino in patria, dalle famiglie dei soldati "invalidi a vita per suo marito"
Il marito a Mosca, forse a concordare una ‘exit strategy’, se non proprio a farsi “dare i 6 mesi” dall’amico Putin, come ipotizza la stampa turca. Lei a compiere il giro dei villaggi della provincia di Latakia, roccaforte del regime, per placare il malcontento delle famiglie.
Dell’esito della missione a Mosca del presidente Bashar al-Assad trapela che, dopo l’offensiva militare a guida russa contro le milizie jihadiste e le bande di al-Nusra, sarà avviato quello che viene definito “un processo politico”, cioè una fase di transizione. Putin ne informa al telefono i leader turco ed egiziano e il re saudita; e riceve un avallo da Teheran; domani ne parleranno a Vienna, i ministri degli Esteri russo e americano Lavrov e Kerry. Il regime, dunque, s’avvicina a fine corsa. Anche la missione della first lady Asma al-Assad – in veste “da crocerossina”, si sarebbe detto in passato -, ne è un sintomo: una visita nei giorni scorsi, come riferisce la stampa araba, tenuta segreta fino all’ultimo, perché muoversi è rischioso, e senza fronzoli né cerimonie di benvenuto – così da evitare pericoli e contestazioni.
Le sortite pubbliche della moglie di Bashar sono molto rare da quando è scoppiata la rivolta: oltre 4 anni e mezzo di guerra civile, il territorio del Paese ridotto a chiazze di colore diverso sotto il controllo di bande e potentati, quasi un terzo della popolazione in fuga oltre-confini.
La percezione di Asma, da parte della popolazione, è profondamente cambiata: 40 anni, nata a Londra, è figlia d’un noto cardiologo, Fawaz Akhras. Pure il marito è medico e studiava oftalmologia a Londra: nel suo futuro, non dovevano esserci il potere e la politica, cui era invece destinato il fratello maggiore Basil, morto in un incidente d’auto nel ’94. La futura first lady è laureata in informatica e letteratura francese, ha lavorato come analista finanziaria alla Deutsche Bank e alla J.P. Morgan fino al matrimonio.
Presentata come testimonial del cambiamento della donna siriana e icona glamour per i vestiti e le acconciature, Asma ha tenuto, fino allo scoppio dell’insurrezione, un alto profilo, nonostante i 3 figli: s’è occupata di beneficenza ed educazione, ma anche di politica e diplomazia e ha avviato progetti per la sviluppo rurale e la diffusione dell’informatica. La sua attività le valse una laurea honoris causa in archeologia dell’Università La Sapienza di Roma: una laurea dal suono beffardo, oggi che in Siria gli archeologi vengono uccisi se cercano di difendere le memorie del passato.
L’ascesa e la caduta di Asma è raccontata anche da al Arabiya. E molti media fanno coincidere l’inizio del crollo con la pubblicazione, su Vogue, nel marzo 2011, d’un articolo positivo sulla fist lady: di lì a poco, mentre la Siria s’insanguinava, il pezzo venne rimosso. A deteriorarne la percezione, le cronache delle spese ostentate e stravaganti, che hanno resa sfocata l’immagine di donna moderna capace d’infondere moderazione al marito e hanno invece mostrato una sorta di Imelda Marcos mediorientale. Nel marzo 2012 l’Ue congelava i beni di famiglia e limitava la libertà di movimento degli al-Assad in Europa. Ma Asma, cittadina britannica, può ancora recarsi nel Regno Unito.
La visita nell’area di Latakia, ‘serbatoio umano’ del regime, lungo la striscia litoranea alauita da cui provengono gli al-Assad, è stata decisa dopo che le famiglie locali avevano lamentato “l’indifferenza” delle autorità: la first lady ha reso visita ai feriti al fronte, che si sentono trattati come “ferri vecchi”. I caduti tra i soldati governativi sarebbero aumentati, soprattutto dopo l’inizio delle operazioni dei russi: i combattimenti si sono intensificati, mentre prima le forze lealiste cercavano di ridurre al minimo gli scontri. La popolazione avrebbe investito Asma “con una tempesta di critiche”, chiedendole di “riferire” qual è la situazione: soldati “invalidi a vita dopo aver combattuto per suo marito”.