il Giornale, 22 ottobre 2015
Gran valzer delle Popolari, il fondo Usa Blackrock diventa primo azionista di Ubi Banca, salendo sopra il 5% del capitale. Voci su una possibile fusione tra Bpm e Carige
Mentre al gran valzer delle Popolari la pista al momento resta ancora vuota in attesa che qualcuno faccia la prima mossa, i grandi investitori stranieri hanno già scelto la ballerina più agile o quantomeno più pronta per le danze rispetto alle altre. La società di investimento Blackrock è salita sopra il 5% del capitale di Ubi Banca diventandone così il primo azionista.
È quanto emerge dalle comunicazioni relative a partecipazioni rilevanti di Consob: il colosso Usa che in precedenza era accreditato del 4,95% ha portato la sua partecipazione al 5,022% lo scorso 13 ottobre, ovvero nel secondo giorno di Borsa dopo la trasformazione dell’istituto in società per azioni. Sopra il 2% del capitale ci sono poi il fondo Silchester (4,9%, ma anche in questo caso la quota potrebbe non essere aggiornata) e la fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (2,278 per cento).
Mentre la banca guidata da Victor Massiah incassa la fiducia degli americani, le altre future protagoniste del risiko sono ancora ferme alle parole in attesa delle reciproche mosse. E si limitano a fare pressing. Se la Popolare di Milano riuscisse a fare l’aggregazione per l’assemblea di aprile «sarebbe un segnale forte della volontà di progredire nella riforma delle popolari», ha detto ieri a margine dell’Esecutivo dell’Abi l’amministratore delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, aggiungendo che per il partner «la ricognizione è in corso». Secondo Castagna, in questo momento «con intelligenza e velocità si possono fare aggregazioni tra banche italiane». Su un eventuale riassetto del sistema che coinvolga tre banche, Castagna osserva: «È già difficile farle in due, figuriamoci in tre». Un’aggregazione a due «può essere un primo passo verso un ulteriore progetto e per questo è importante partire prima».
Sull’ipotesi di un’operazione con più istituti per creare un gruppo di grandi dimensioni, ieri è però intervenuto anche l’ad del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti sottolineando che «per creare un campione nazionale ne bastano due». Quanto alle ricognizioni, il gruppo veneto sta valutando «tutti gli aspetti industriali. Parliamo con più di uno», ha aggiunto Saviotti ricordando che per eventuali nozze ci vogliono tempi ragionevoli: bisogna riflettere, ma non tempi biblici».
Restano le voci sulle possibili combinazioni: la Popolare di Milano potrebbe fondersi con Carige (che ora fra i soci conta il tandem Volpi-Malacalza, assai ricco di liquidità) per poi guardare insieme magari alla Bper. I vertici di Bpm e della banca ligure si sarebbero incontrati per valutare la fattibilità dell’operazione, e al confronto avrebbe partecipato anche Vittorio Malacalza.
Alla banca di Piazza Meda, potrebbe pensare anche Ubi e il Banco che vorrebbe evitare di ritrovarsi costretto ad «annettere» in futuro le problematiche vicine di casa Vicenza e Veneto Banca alle prese con le rispettive vicende giudiziarie.