La Stampa, 22 ottobre 2015
Ecco chi è Takanori Fukushima. Il luminare nipponico accusato di concussione dalla procura di Palermo
La sua bravura non è in discussione. Che sia un luminare nel campo della neurochirurgia è un fatto riconosciuto a livello mondiale. Ma per il pm della Procura di Salerno, Carmine Olivieri, il professore Takanori Fukushima ha costretto i suoi pazienti in gravi condizioni a pagare migliaia di euro per essere operati subito, senza dover aspettare la lista d’attesa.
La procura di Salerno lo ha iscritto sul registro degli indagati per concussione, insieme al suo collaboratore Gaetano Liberti, al primario di Neurochirugia degli Ospedali Riuniti di Salerno, Luciano Brigante, e al Direttore del Dipartimento Neuroscienze Renato Saponiero.
La denuncia
L’ipotesi investigativa è che si tratti di un giro di mazzette per scavalcare le liste d’attesa. Quella di Salerno è una inchiesta che potrebbe portare a sviluppi clamorosi, visto la gravità dei reati contestati. Tutto nasce dalla denuncia del figlio di una paziente che ha raccontato che il primario di Neurochirugia degli Ospedali Riuniti di Salerno, Luciano Brigante, aveva chiesto tremila euro per scavalcare la lista d’attesa e operare immediatamente la donna. Purtroppo la donna è poi deceduta.
Le liste d’attesa vengono compilate sulla base della gravità delle condizioni dei pazienti. Ma agli atti dell’inchiesta salernitana si sono aggiunte successivamente le deposizioni di diversi pazienti-testimoni – almeno quattro – che hanno confermato di aver dovuto pagare le mazzette per entrare in tempi rapidi nelle sale operatorie.
A maggio i carabinieri del Nucleo operativo di Salerno hanno acquisito la documentazione del caso. E Salerno è il centro di un’inchiesta che arriva anche a Pisa, a una clinica privata (la San Rossore) cui si appoggiava il chirurgo Liberti e, quando era in Italia, il professor Fukushima. È qui che si sarebbe consumato quello che potrebbe configurarsi come «un ignobile mercimonio», per dirla con un investigatore.
La scorciatoia
Di fronte alla prospettiva di dover aspettare i tempi lunghi della lista d’attesa o comunque di dover sostenere gli alti costi della clinica, ai pazienti si offriva la prospettiva di farsi operare in una struttura pubblica, l’ospedale di Salerno, con un evidente risparmio di soldi. Da quello che filtra da palazzo Giustizia, sotto osservazione degli investigatori sarebbe finita la modalità con cui sarebbe stato chiesto e ottenuto il pagamento dell’operazione.
E nel momento in cui al professore giapponese viene contestata la concussione, l’accusa ipotizza che Fukushima non avrebbe potuto operare nell’ospedale salernitano a quelle condizioni. Agli atti, la Fondazione Fukushima Brain Institute avrebbe fatturato 100 mila euro per il fitto della sala operatoria dell’ospedale di Salerno, per quattro interventi al quale avrebbe partecipato anche il primario di neurochirurgia di Salerno, Luciano Brigante, oltre al luminare nipponico.