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 2015  ottobre 22 Giovedì calendario

Il primo trapianto di cromosoma X da una cellula a un’altra. In futuro potrebbe curare la distrofia muscolare di Duchenne, la sindrome di Turner o l’emofilia

I chirurghi del Dna hanno realizzato, per la prima volta al mondo, il trapianto del cromosoma femminile X, da una cellula a un’altra. Teatro degli esperimenti, il laboratorio del Centro Nazionale delle Ricerche (Cnr) all’Istituto Humanitas di Milano, diretto da Paolo Vezzoni, in collaborazione con altre istituzioni, tutte italiane. Perché la scelta dell’X? Perché a questo sono legate malattie trasmesse  dalle mamme (che non  si ammalano perché  hanno due cromosomi)  ai figli maschi (che di X  ne hanno uno solo). Parliamo di distrofia muscolare di Duchenne,  di sindrome di Turner (donne che hanno un unico cromosoma X) o di emofilia, la malattia  del sangue che ha colpito figli e nipoti della Regina Vittoria di Inghilterra.  La nuova tecnica  di trapianto potrebbe,  in futuro, curare queste malattie. Ecco come funziona. «Siamo partiti  da una cellula “donatrice” sana, con tutti i suoi cromosomi – spiega Vezzoni, semplificando molto, perché le procedure (descritte sulla rivista Oncotarget ) sono complicate – l’abbiamo “frammentata” in microcellule, ognuna contenenti un singolo cromosoma, abbiamo preso quella con l’X e l’abbiamo fatta fondere con una cellula staminale malata. Risultato: quest’ultima espelle il cromosoma X malato, conservando quello sano trapiantato». Ottenere una cellula staminale «guarita» è solo il primissimo passo.  Occorre, poi, differenziarla e produrre i tessuti da utilizzare sul paziente. L’idea è quella  di intervenire con il trapianto sulle cellule (malate) del paziente  che si vuole curare.