22 ottobre 2015
Papa Francesco smentisce di avere un tumore al cervello • Quando Pio V veniva curato col latte d’asina • Regioni e Comuni non potranno aumentare le tasse per un anno • Netanyahu “assolve” Hitler: «La Shoah fu un’idea dei palestinesi» • La moglie dell’industriale sparito: «Mario aveva paura di suo fratello» • Dubbi sulla versione del pensionato che ha ucciso il ladro albanese • In Italia ci sono oltre 30mila dimore storiche
Papa Secondo l’articolo pubblicato ieri da QN, papa Francesco sarebbe stato visitato in gran segreto dal professor Takanori Fukushima, neurochirurgo giapponese, da anni consulente della clinica privata San Rossore, per «un piccolo tumore al cervello» che «si può curare senza portare il paziente in sala operatoria». Il giornale ha scritto che Fukushima alcuni mesi fa sarebbe atterrato in elicottero all’interno delle Mura Leonine. Padre Federico Lombardi ieri in Vaticano ha smentito tutto: «Il Papa gode di buona salute. La pubblicazione avvenuta è un grave atto di irresponsabilità, assolutamente ingiustificabile e inqualificabile. Nessun medico giapponese è venuto in Vaticano a visitare il Papa e non vi sono stati esami del tipo indicato dall’articolo. Né vi sono stati elicotteri arrivati in Vaticano dall’esterno nel mese di gennaio...». Anche dallo staff del neurochirurgo, in North Carolina, è arrivata una secca smentita: «Notizia assolutamente falsa. Fukushima non ha mai curato né visitato il Papa». Eppure, ieri, nella clinica pisana, il personale non si mostrava così sorpreso. Andrea Madonna, il proprietario, ha confermato il viaggio del professor Fukushima con un elicottero «del nostro gruppo» per «un trasferimento urgente a Roma». Era il 28 gennaio, il velivolo — aggiunge Madonna — non atterrò in Vaticano ma di certo nella Capitale. E c’è ora chi a Pisa ricorda pure le parole di Fukushima: «Devo andare dal Papa». «È una notizia che avevamo da mesi — ripete il direttore di QN , Andrea Cangini —. Ci siamo presi il tempo per fare le verifiche». Ma per l’ Osservatore Romano le notizie diffuse sulla salute del Papa sono «false» e «il momento scelto rivela l’intento manipolatorio del polverone sollevato». A un suo conoscente, dopo l’udienza generale, Francesco in persona infine ha detto: «È tutto falso...» (De Bac, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Medici del papa Dal 1200 in poi, quando appare il termine “medico del papa”, della salute del pontefice ne parlano ambasciatori e cronisti, predicatori e teologi. Quando Pio V (1566-1573) cadde malato — la sua è la malattia papale meglio documentata di tutto il Cinquecento — l’ambasciatore di Mantova riferì al suo Duca: «È voce pubblica che il Papa sia molto debole et ch’egli medesimo diffidi de la sua vita ». E anche l’ambasciatore veneziano Paolo Tiepolo era riuscito a sapere come il Papa era stato curato: «Ha cominciato a pigliar il latte d’asina ogni mattina una gran tazza», scrisse al suo Doge. Ambasciatori e osservatori della vita della corte papale disponevano anche di dettagli minimi: «Il Papa usa diversi gargarismi per liberarsi dal catarro». L’ambasciatore veneziano Girolamo Soranzo aveva saputo che i medici avevano trovato «la natura di Sua Santità così atta a resistere al male, che si potria promettere di lei ancora in vita per lungo tempo» (1563). E così via (Paravicini Bagliani, Rep).
Tasse Nell’ultima versione della legge di Stabilità il governo ha introdotto una norma che congela per un anno la possibilità di Regioni e Comuni di aumentare (quasi) tutte le tasse locali. Dice l’articolo: «Fino al 31 dicembre 2016 è sospeso il potere di deliberare aumenti di tributi e addizionali», con la sola eccezione della tariffa sui rifiuti e dei ticket sanitari. Se l’addizionale di un Comune è fissata al quattro per mille, tale dovrà rimanere. Come ormai accade puntualmente, è Renzi ad annunciare vox populi la novità dagli schermi di La7. L’intento è chiaro: evitare che la cancellazione dell’Imu prima casa (con l’esclusione in extremis di ville e castelli) si trasformi in una corsa dei Comuni a compensare gli aumenti di imposta con altre tasse, in particolare quelle sulle seconde case (Barbera, Sta).
Netanyahu Israele è in rivolta contro il premier Benjamin Netanyahu che ha attribuito al mufti di Gerusalemme la responsabilità di aver suggerito ad Adolf Hitler l’idea di sterminare gli ebrei. Ad innescare la maggiore tempesta politica della sua carriera è quando dice parlando al XXXVI Congresso sionista a Gerusalemme: «Hitler non voleva sterminare gli ebrei all’epoca, li voleva espellere» ma nell’incontro a Berlino alla fine del 1941 «il mufti di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini, obiettò “verranno tutti qui” e quando Hilter gli chiese “cosa devo fare con loro?”, il mufti “rispose di bruciarli”». L’intento del premier è indicare nel mufti di allora, padre storico del nazionalismo palestinese, la genesi dell’odio antiebraico che incita i giovani arabi all’Intifada dei coltelli. Ma «riscrivere la storia a fini politici è il più grave degli errori», gli rimprovera Yehuda Bauer, maggiore storico della Shoah, imputandogli «affermazioni senza fondamento» perché «abbiamo il documento su quell’incontro e spiega come fu Hitler a parlare, chiedendo al mufti di fare propaganda nazista in Medio Oriente». Nell’arco di poche ore è quasi l’intero Paese che si solleva - opravvissuti alla Shoah, storici del nazismo, leader dell’opposizione, ministri del governo e cittadini comuni - imputando al premier di essere un «negazionista». Netanyahu, accerchiato, si difende da Berlino, dove oggi vedrà John Kerry: «Non volevo assolvere Hitler ma dimostrare che il padre della nazione palestinese aspirava fin da allora alla nostra distruzione come dimostrano i verbali di Norimberga» con la «deposizione del vice di Eichmann, Dieter Wisliceny, che lo descrisse come colui che incitava ad accelerare lo sterminio» (Molinari, Sta).
Scomparso Poco prima di sparire dalla fonderia di Marcheno, in Valtrompia, Mario Bozzoli temeva che un giorno, recandosi nella azienda di famiglia che sforna lingotti di ottone, nessuno gli avrebbe più aperto il cancello. Si sentiva vittima di mobbing da parte del fratello maggiore Adelio, contitolare, e dei nipoti Alex e Giacomo, che lavoravano in ditta. E aveva paura, per sé e i figli Claudio e Giuseppe, il primo dentista, il secondo studente di Economia. Lo ha riferito ai carabinieri Irene Zubani, la moglie dell’industriale scomparso la sera di giovedì 8 ottobre. «Negli ultimi mesi la situazione in azienda era diventata molto tesa - ha denunciato la moglie - A causa del cambio generazionale ai vertici si erano creati screzi con la famiglia del fratello. Mario mi diceva di avere paura per i figli». La signora ha detto ai carabinieri che Adelio che avrebbe «ostracizzato» il marito. «Vietava agli operai di parlare con lui e di fatto faceva valere maggiormente il suo 50 per cento di azienda». Per Mario era «un affronto alla dignità» (Raspa, Sta).
Ladro Francesco Sicignano, 65 anni, ha raccontato al pm d’aver sparato contro il ladro albanese di 22 anni (vedi fior da fiore di ieri) nella cucina di casa, di aver premuto il grilletto da una distanza di due metri e mezzo contro una sagoma che veniva incontro in modo «minaccioso». Ma il magistrato ha sul tavolo i risultati delle analisi dei carabinieri, e quella che raccontano le «evidenze scientifiche» è tutta un’altra storia. A cominciare dal colpo sparato con una traiettoria dall’alto verso il basso, non in casa ma sulla scala esterna della villetta di Vaprio d’Adda, a nordest di Milano. In tutto l’appartamento dei Sicignano non sono state trovate tracce di sangue, né segni di effrazione, e in casa è stato repertato un solo proiettile inesploso. Per questo i magistrati sono sempre più convinti dell’accusa di omicidio volontario per la quale Francesco Sicignano è indagato a piede libero. La certezza nella ricostruzione arriverà soltanto tra una settimana quando sarà eseguita l’autopsia sul corpo dell’albanese freddato durante il tentativo di furto di via Cagnola. Ma la differenza d’altezza tra il foro d’entrata al petto e quello d’uscita sulla schiena lascia pochi dubbi. Il proiettile ha descritto una traiettoria dall’alto in basso. Chi ha sparato lo ha fatto da una posizione sopraelevata. Per la procura il colpo è partito dal terzo piano, fuori dalla porta dell’alloggio. Ha colpito dall’alto verso il basso, forse da una finestra, il ladro che stava salendo la scala esterna (Giuzzi, Cds)
Castelli Secondo i dati della Fondazione Bruno Visentini i castelli, rocche e torri in Italia sono 7.000, i palazzi storici 15.525 e le ville della stessa natura 7.820 (Conti e Ducci, Cds).
(a cura di Roberta Mercuri)