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 2015  ottobre 22 Giovedì calendario

Antonio Mastrapasqua, l’ex presidente dell’Inps, finisce ai domiciliari per controlli tarocchi all’ospedale Israelitico di Roma. Un danno da sette milioni e mezzo al sistema sanitario

«Tu pensa a smontare un’altra volta il quinto piano. Svuotiamo il più possibile. Abbiamo tolto un po’ di gente... facciamoci il segno della croce». Parlava così Antonio Mastrapasqua ai dirigenti dell’Ospedale Israelitico di Roma di cui era direttore generale, augurandosi di superare le ispezioni della Regione. E loro, i suoi dipendenti, eseguivano gli ordini falsificando cartelle cliniche e spostando interi reparti in vista dei controlli. Una truffa ai danni del sistema sanitario regionale del Lazio da circa sette milioni e mezzo di euro (a tanto ammontano i beni sequestrati ) per la quale ieri sono finite ai domiciliari 14 persone, tra le quali, appunto, l’ex numero uno dell’Inps.
Un’inchiesta svelata proprio da Repubblica e che ieri ha dato i suoi frutti: l’ospedale si è rivelato ancora una volta (un altro filone di inchiesta è già diventato un processo) una centrale di produzione di false attestazioni per gonfiare le richiesta di rimborso. Un posto dove si registrano ricoveri non fatti, operazioni più complicate di quelle realmente effettuate, dove si fa il «cinematografo» spostando letti, pazienti e reparti interi per sopravvivere alle ispezioni. E il sospetto degli inquirenti è che fosse proprio un sistema: tanto che tra le persone arrestate ci sono tutti i vertici del nosocomio.
Il gip Maria Paola Tomaselli, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Francesco Caporale e dei pubblici ministeri Maria Cristina Palaia e Corrado Fasanelli, accusa gli indagati di aver alterato la tipologia di interventi eseguiti, specie per biopsie prostatiche e tiroidee e correzione dell’alluce valgo, per ottenere rimborsi maggiorati. Quasi tutte le cartelle non superavano il vaglio degli uffici regionali. E venivano falsificate in ogni modo. Era lo stesso Mastrapasqua a esortare i suoi: «Vi ordino di stare lì dentro, di trovare tutto, di farlo perfetto. perché se mi arriva una relazione dove ci sta mezza cartella sbagliata, io pretendo le dimissioni». E ancora: la modifica dello stato dei luoghi, della destinazione d’uso dei locali ospedalieri e delle attività sanitarie per mascherare lo svolgimento di attività irregolari e l’erogazione parziale, in carenza di autorizzazione, dei servizi di assistenza domiciliare. Ovviamente, il gruppo poteva contare anche su una «talpa» che avvertiva dell’arrivo nell’ospedale degli ispettori dell’Asl. La talpa, una donna, è iscritta nel registro degli indagati. Sapere in anticipo delle ispezione permetteva a Mastrapasqua& co. di aggirare gli accertamenti, di preparasi in modo da risultare in regola, anche se non lo erano affatto.
In una intercettazione, registrata dai carabinieri del Nas di Roma, due indagati arrivano a dirsi chiaramente: «Mastrapasqua ha detto: “Dovete rifare tutto il cinematografo che ‘amo fatto l’arta volta”». E gli spostamenti erano così consistenti che i pazienti «sono disorientati e non si raccapezzano più», ridono tra loro i dirigenti sotto inchiesta.
Le ispezioni avevano il fine di verificare il rispetto dei contenuti delle autorizzazioni rilasciate, ma a fronte di irregolarità che sarebbero state evidenziate, è detto nell’ordinanza di custodia cautelare, venivano attuate modifiche di attrezzature, variazioni di impiego del personale ed anche lo spostamento di pazienti. Il tutto per dimostrare la rispondenza delle apparenze strutturali ed operative del presidio ospedaliero.