la Repubblica, 22 ottobre 2015
De Magistris è stato assolto. La condanna per abuso d’ufficio che aveva prodotto la sospensione da sindaco di Napoli è stata cancellata dalla Corte d’Appello di Roma. Ora resta il caso De Luca, ma Renzi è con lui: «Se c’è uno in grado di togliere le ecoballe dalla terra dei fuochi è Enzo De Luca»
Il caso De Magistris non c’è più. Cancellata d’un colpo, dalla Corte di appello di Roma, la condanna per abuso d’ufficio a un anno e tre mesi che aveva prodotto la sospensione da sindaco e pure il ricorso alla Consulta contro la legge Severino. «È finito un incubo» dice lui. «Il caso è chiuso» per il premier Matteo Renzi. Ma De Magistris attacca, definisce «sbagliata» la Severino e parla di «vulnus democratico» qualora si fosse dimesso alla prima condanna.
Il tormentone della Campania non finisce qui perché dopo Luigi De Magistris c’è il governatore Vincenzo De Luca, anche lui in regime di sospensione per via di un abuso d’ufficio, anche lui al centro di un nuovo ricorso alla Corte contro la legge sull’incandidabilità, ineleggibilità e decadenza dei condannati. Sulla quale però Renzi pronuncia un verdetto secco: «Non la cambieremo». Affermazione che stronca il chiacchiericcio politico e giuridico di chi già ipotizzava di poter mettere mano alla legge per modificarla magari dopo la prossima pronuncia della Consulta.
Ma partiamo da De Magistris e dal ribaltamento della sentenza di primo grado. Dopo un’udienza durata un intera giornata, la terza sezione della Corte di appello di Roma, presidente Ernesto Mineo, chiude il caso e dà ragione a De Magistris e al consulente informatico Gioacchino Genchi. Non ci fu abuso di ufficio quando, nel 2006-2007, furono acquisiti i tabulati di otto parlamentari senza chiedere l’autorizzazione al Parlamento nell’ambito dell’inchiesta Why not. De Magistris era pm a Catanzaro. La sua assoluzione è piena, nel merito, niente prescrizione, pure scaduta in primavera. In casi come questo l’assoluzione prevale sulla prescrizione. Chiosa il sindaco: «Sono molto contento, finalmente è stata fatta giustizia. È una vicenda che mi ha creato sofferenza, finisce un incubo». Ancora: «Sono convinto di aver svolto il mio mestiere di magistrato nel pieno rispetto nella Costituzione e delle leggi per cercare una verità difficile». Domani, a Napoli, il tribunale civile, che avrebbe dovuto trattare la sua sospensione, non potrà che prendere atto dell’assoluzione a Roma che cancella del tutto il caso.
De Luca, invece, resta in alto mare. Come dice Dario Stefàno, il presidente della Giunta per le autorizzazioni del Senato, «al momento De Luca non corre rischi» perché la decisione della Consulta su De Magistris non lo riguarda, visto che è protagonista di una sua causa. Causa che alla Consulta non è ancora in calendario visto che l’ordinanza di rimessione di Napoli, come ricordava ieri il presidente del Tribunale Ettore Ferrara, è stata spedita a Roma il 31 luglio, ma non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, e quindi non può essere messa in calendario. Stefàno è scettico su una Corte che, sulla legge Severino, possa smentire se stessa nel giro di pochi mesi, anche se questo nuovo ricorso è più articolato del precedente visto che riguarda anche un eventuale eccesso di delega, ma soprattutto la disparità di trattamento tra gli amministratori locali che per una condanna in primo grado vengono sospesi e i parlamentari che decadono solo a sentenza definitiva.
De Luca è prudente. Ieri ha affidato a un tweet il suo voto di silenzio: «Keep calm e al lavoro senza distrazioni». Da Roma Renzi lo incoraggia: «Se c’è uno in grado di togliere le ecoballe dalla terra dei fuochi è Enzo De Luca e io sto con lui».