Libero, 21 ottobre 2015
Ecco una lettera inedita di Lev Tolstoj a Gandhi, in cui lo scrittore russo esalta la resistenza non-violenta del Mahatma ai confini della terra come «l’opera più centrale, più importante fra tutte quelle che si svolgono attualmente nel mondo»
20 settembre 1910.
Quest’anno in primavera, all’esame di religione cristiana in uno degli istituti femminili di Mosca l’insegnante di religione e poi il prelato presente interrogavano le ragazze sui comandamenti e particolarmente sul sesto. Dopo che esse avevano dato la giusta risposta a proposito del comandamento, il prelato di solito poneva ancora una domanda: «La legge di Dio proibisce sempre e in tutti i casi di uccidere?» E le infelici ragazze, sviate dai loro superiori, dovevano rispondere e rispondevano: «non sempre, uccidere è permesso in guerra e come punizione di delinquenti». Ma quando a una di questa povere ragazze (ciò che racconto non è invenzione, è un fatto raccontatomi da un testimone oculare), dopo la risposta, fu rivolta la solita domanda: «è sempre peccato uccidere?», essa (...) rispose con decisione «sempre»; e a tutti i soliti sofismi del prelato rispondeva con decisone e convinzione che uccidere è vietato sempre e che uccidere è vietato anche dall’Antico Testamento ed è proibito da Cristo non solo uccidere ma far male in qualsiasi modo ai fratelli. E nonostante tutta la sua solennità e tutta la sua abile eloquenza, il prelato tacque e la ragazza uscì vincente.
Sì, noi possiamo parlare nei nostri giornali dei successi dell’aviazione (...) e possiamo tacere di ciò che ha detto questa ragazza; ma tacere di questo non si può perché questo lo sente più o meno confusamente ogni uomo del mondo cristiano. Il socialismo, il comunismo, l’anarchismo, l’esercito della salvezza, la criminalità crescente, la disoccupazione, il crescente e insensato lusso dei ricchi e miseria dei poveri, il terribile aumento dei suicidi: tutti questi sono segni di quella interna contraddizione che deve e non può non essere risolta. E deve essere risolta naturalmente nel senso di riconoscere la legge e di rifiutare ogni violenza. E per questo la vostra attività nel Transvaal, che ci pare ai confini della terra, è l’opera più centrale, più importante fra tutte quelle che si svolgono attualmente nel mondo, e di essa saranno partecipi necessariamente non solo i popoli del mondo cristiano, ma quelli di tutto il mondo.
Penso che vi farà piacere sapere che anche da noi in Russia quest’attività si sviluppa rapidamente nella forma del rifiuto del servizio militare, che si fa ogni anno più diffuso. Per quanto sia esiguo il numero dei vostri non-resistenti, come pure il numero dei nostri obiettori in Russia, quelli e questi possono dire con orgoglio: «Dio è con noi». E Dio è più potente dell’uomo.
Quando si accetta il cristianesimo (...) e allo stesso tempo si accetta la necessità degli eserciti e degli armamenti per uccidere su vasta scala nelle guerre, si incorre in una contraddizione evidente, stridente: essa deve necessariamente, (...) rivelarsi e distruggere l’accettazione della religione cristiana, necessaria alla conservazione del potere, o l’esistenza dell’esercito e di ogni violenza da questi sostenuta, non meno necessaria per il potere. Questa contraddizione è percepita da ogni governo, tanto dal vostro britannico, quanto dal nostro russo, e per naturale istinto di autoconservazione questi governi perseguitano energicamente – come vediamo qui in Russia e vediamo dagli articoli del vostro giornale – la vostra più di ogni altra attività antigovernativa. (...).