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 2015  ottobre 21 Mercoledì calendario

Luigi Brugnaro, sindaco senza portafoglio. Il primo cittadino di Venezia ha formalmente rinunciato alla sua indennità di funzione per destinarla alle famiglie bisognose della città. E, per sopperire alla mancanza di fondi, ha anche rilanciato l’idea di vendere alcune tele di proprietà comunale

Sindaco senza portafoglio. O meglio, con un solo portafoglio, ossia il suo. Lo è il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il quale ha formalmente rinunciato all’indennità di funzione, chiedendo di destinare queste risorse alla costituzione di un fondo di solidarietà. La delibera con il provvedimento è stata appena approvata dalla Giunta comunale. L’importo mensile per l’indennità di funzione, che ammonta a 7.159 euro, attualmente ridotto del 30% per effetto dello sforamento del patto di stabilità, servirà a costituire un fondo di solidarietà per dare sostegno ai cittadini bisognosi nel Comune di Venezia, alle famiglie in gravi difficoltà economico-occupazionali e per aiutare le fasce deboli della popolazione.
Al fondo di solidarietà potranno partecipare anche privati, aziende e imprese con il versamento di un contributo economico sul conto della tesoreria comunale. Nel presentare la delibera il primo cittadino ha sottolineato come, a parte due voli aerei per Roma, tutte le spese sostenute come sindaco della città (ristoranti, trasporti, parcheggi, pernottamenti) siano stati pagati in prima persona e non fatti pesare sull’amministrazione comunale.
Brugnaro, che certo se lo può permettere essendo imprenditore di successo, ha voluto comunque lanciare un messaggio chiaro, in un momento in cui l’immagine dei primi cittadini rischia di risultare appannata, a partire dal caso Marino. Via dunque scontrini sospetti, note spese fasulle, bilanci che non quadrano. Brugnaro annuncia di non voler avere niente a che fare con tutto ciò. E rafforza la sua immagine di sindaco che esce dagli schemi e che prende decisioni anche impopolari. Come quando, con una circolare inviata il 24 giugno scorso al personale docente di asili nido e scuole dell’infanzia, ha dichiarato di voler ritirare 49 testi che affrontano la questione del gender. Brugnaro ha poi spiegato che la sua iniziativa era stata adottata per reagire all’imposizione dei testi pro-gender, perchè così era stata «introdotta tra i banchi con arroganza culturale una visione personalistica della società». Anche se poi il sindaco ha precisato di non voler imporre proprio niente e di rimettersi a quanto vorranno i genitori dei bambini.
Trattandosi di gender, la cosa aveva avuto una rilevanza immediata e internazionale. Tanto che era intervenuto Elton John, da tempo divenuto alfiere dei diritti del mondo gay. Ne era nato un botta e risposta senza risparmio di epiteti. Sir Elton ha scritto afflitto ai suoi fan che «la meravigliosa Venezia sta indubbiamente affondando, ma non tanto rapidamente quanto il bifolco e bigotto Brugnaro». Lui, il «bifolco e bigotto», ha risposto per le rime. Rigorosamente attraverso i social. Così, via Twitter, il sindaco ha replicato: «Caro Elton John Lei mi offende per sostenere le Sue ragioni, ma credo che rappresenti bene solo l’arroganza di chi è ricco e può fare tutto». Fino alla sfida: «Caro Elton John e compari vari La sfido a donare risorse vere per salvare Venezia. Passiamo ai fatti, fora i schei».
Il Brugnaro imprenditore che ora amministra la città più bella del mondo, ma con uno dei bilanci più disastrati, non rinuncia quindi alla sua natura di uomo essenzialmente pratico e volitivo. Qualità che gli hanno guadagnato, a quanto pare, l’ammirazione del premier Matteo Renzi, che forse lo sognerebbe al posto dell’inviso Ignazio Marino sul Campidoglio. Il sindaco che non ha esitato a ipotizzare qualcosa che pochi avrebbero osato: pur di cominciare a risanare i debiti cittadini sarebbe disposto anche a vendere quadri che appartengono al Comune. A partire da un quadro di Gustav Klimt. «Il Klimt è una delle opere più belle che io conosco, tant’è che nel mio ufficio da 15 anni ne ho una copia realizzata da un artista locale. Pensate, quindi, cosa significherebbe per me privarsene. Ma è anche vero che, quando le cose sono gravi, bisogna guardare in faccia la realtà per quella che è». Brugnaro, con queste dichiarazioni, ieri mattina, durante un incontro con la stampa, ha rilanciato proprio la possibilità di vendere alcune tele di proprietà comunale. Il sindaco ha specificato come la vendita dei quadri non servirebbe a coprire spese correnti, bensì a «togliere quel debito, con conseguenti interessi passivi, su cui ci troviamo seduti, condizionati purtroppo da contratti-capestro che sono il risultato di dieci anni di amministrazione in cui è mancato il coraggio di dire la verità». L’idea sarebbe quindi quella di non privarsi di opere d’arte di inestimabile valore, che fanno parte del patrimonio storico della città, un Tintoretto o un Veronese, ma un Klimt potrebbe anche essere sacrificato. Effetti applicati della filosofia-Brugnaro.