Il Sole 24 Ore, 21 ottobre 2015
Il governo di Dublino ha dimezzato (dal 12,5% al 6,25%) la tassa d’impresa per i ricavi derivanti dai diritti di proprietà intellettuale, purché alla base vi sia stata un’attività di ricerca svolta sull’isola. Una misura volta a consolidare la posizione dell’Irlanda quale polo innovativo e tecnologico, grazie alla convenienza fiscale
Nel budget 2016 presentato la settimana scorsa dal governo irlandese c’è un provvedimento mirato a mantenere la competitività fiscale del Paese e destinato probabilmente a far discutere: l’istituzione di un regime fiscale agevolato – al 6,25% – per i ricavi derivanti da brevetti o software protetti da copyright, purché siano il risultato di qualificate attività di ricerca e sviluppo svolte in Irlanda. È il cosiddetto “knowledge development box”, qualcosa di molto simile al “patent box” britannico (10%) o all’”innovation box” olandese (tassazione di fatto al 5%), e consentirà ad aziende tecnologiche o farmaceutiche di pagare meno tasse sulle entrate provenienti da attività intellettuale.
L’aliquota, pari a metà della già favorevolissima corporate tax irlandese (12,5%), va ad aggiungersi ai crediti di imposta per R&S, che possono arrivare fino al 30 per cento. È dunque prima di tutto una mossa volta a consolidare le ambizioni irlandesi di rimanere polo innovativo e tecnologico; a qualcuno però è apparsa la risposta alla recente offensiva internazionale contro le pratiche di evasione ed elusione fiscale di diverse multinazionali con base o quartier generale europeo proprio a Dublino.
Colossi del calibro di Apple, Google, Facebook e Microsoft, nonché diverse aziende farmaceutiche, hanno utilizzato in questi anni le opportunità offerte dal regime irlandese per sottrarre consistenti profitti al fisco. Emblematico è diventato il cosiddetto “Double Irish”, un sistema che sfruttava le differenze tra la legislazione fiscale irlandese e quella statunitense, consentendo alle multinazionali – grazie all’istituzione di due sussidiarie in Irlanda, una con quartier generale in un paradiso fiscale – di abbattere le tasse sui profitti generati dalle royalties (appunto i diritti su brevetti e proprietà intellettuali). Di fronte al pressing internazionale, il ministro delle Finanze Michael Noonan già nel 2014 aveva liquidato questo sistema, dichiarandolo non più utilizzabile da quest’anno, perlomeno dalle società che si fossero stabilite ex novo in Irlanda (le altre hanno tempo per rivedere la loro organizzazione fino al 2020).
Nel frattempo, l’Ocse ha messo a punto le linee guida per la lotta all’evasione e all’elusione e si è mossa anche l’Europa, che ha approvato una proposta della Commissione sullo scambio automatico di informazioni tra Paesi membri nel campo degli accordi fiscali concessi dai governi alle singole imprese. L’Irlanda – che è tra l’altro oggetto di un’indagine della Commissione per sospetti aiuti di Stato a Apple, proprio a causa di accordi di questo tipo – vuole scrollarsi di dosso l’immagine di paradiso degli evasori. Al tempo, stesso, però, non vuole perdere la sua attrattività fiscale, tradizionale punto di forza dell’economia che ha ripreso a correre a ritmi elevati.
Così diversi osservatori spiegano il nuovo regime agevolato, che sembra adattarsi appunto a software o prodotti che sono il core business delle citate multinazionali. «Questo provvedimento – ha detto lo stesso Noonan – ci mette in una posizione privilegiata per offrire garanzie di lungo termine a società innovative che progettano investimenti in ricerca e sviluppo». Il ministro ha aggiunto però che il nuovo regime è «il primo al mondo in linea con le raccomandazioni dell’Ocse». Ci sono infatti dei vincoli, che inducono a non liquidare il provvedimento come un nuovo escamotage per non far scappare le multinazionali. Per poterne beneficiare, le aziende devono dimostrare che i ricavi con tasse agevolate sono legati a brevetti o software sviluppati in Irlanda, impiegando manodopera qualificata nel Paese.
«Non è una misura per società fantasma – ha dichiarato Damien Flanagan, direttore di Kpmg Ireland –. In Irlanda l’80% dei crediti di imposta per ricerca e sviluppo riguarda imprese locali: il knowledge development box è molto interessante soprattutto per loro».