il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2015
La crisi dell’Ibm: quella che una volta era un colosso dell’informatica è ormai una società fantasma. E adesso per sopravvivere punta tutto sui servizi "cloud"
Due giorni fa, all’edizione europea del Maker Faire di Roma, Ibm e Microsoft erano uno di fronte all’altro. Microsoft al centro del padiglione, con consolle per dimostrazioni, schermi con effetti speciali, via vai di pubblico e interviste. Ibm in un angolo, un tavolo, un computer, uno schermo e qualche brochure per la presentazione di un nuovo servizio di clouding. La società, che può essere considerata la fondatrice del computing moderno ed è stata per tutto il Novecento una delle più importanti, non se la passa bene. Ha appena raggiunto il quattordicesimo trimestre consecutivo in calo: i ricavi sono scesi del 14 per cento nei tre mesi a 19,28 miliardi di dollari e ha segnato utili per 2,95 miliardi, pari a 3,01 dollari per azione. Un dato positivo se si confronta con i risultati del terzo trimestre dello scorso esercizio, in cui gli utili si erano fermati a 18 milioni di dollari. Negativo se si considera che, nella seduta di lunedì, il titolo è arrivato a perdere oltre il 3 per cento.
Ibm oggi è una società fantasma che sopravvive senza clamore mentre cerca di resettarsi sul nuovo mercato digitale. Anche se sui suoi server girano ufficialmente piattaforme come Moovel e Car2go, ufficiosamente quelle come Whatsapp e Tiket.com, per le difficoltà in cui versa ha fatto un’ammissione di colpa: aver trascurato per anni il lato consumer e non aver saputo gestire il cambiamento.
Così ieri il Chief Financial Officer della società, Martin Schroeter, ha detto agli analisti, scettici sulle possibilità di sopravvivenza dell’azienda, che la sua strategia è focalizzata sulla crescita del cloud computing, sull’analisi dei dati, la sicurezza, e le imprese di telefonia mobile. “Gli investimenti aggressivi richiesti oggi dovrebbero pagare in futuro”, ha promesso e ha assicurato che nell’ultimo anno il servizio di cloud ha generato un ricavo di 9,4 miliardi di dollari. Contraltare: l’annuncio di sicuri licenziamenti.