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 2015  ottobre 21 Mercoledì calendario

Nei giardini tedeschi è vietato piantare un Ficus. E se non tagli l’erba del tuo prato paghi

Avere un giardino è uno di quei sogni che, se realizzati, si possono tramutare in incubo. Almeno in Germania. Ho sempre evitato di affittare in Germania una casa con giardino, che non è così difficile da trovare, e a buon prezzo, ma può creare problemi inimmaginabili.
 
 
Ad Amburgo, ad esempio, abitavo in un appartamento d’una vecchia villa della belle Epoque, che un tempo aveva ospitato un unico proprietario. Il giardino era condominiale, e mi limitavo a pagare la mia quota per le spese. Non so chi mi regalò un ficus, o qualcosa di simile, che continuava a crescere nonostante il mio disinteresse. Così lo offrii al giardiniere che ogni settimana veniva a curare piante e a tagliare l’erba per trapiantarlo in giardino. Non è possibile, rifiutò il dono. Non può crescere all’aperto, nel clima anseatico? Potrebbe, ammise il Gärtner, ma è vietato.
 
Mi spiegò che il comune di Amburgo aveva ammesso tredici modelli di giardino, ed era vietato non rispettarli. La mia pianta non era prevista. Una questione di ordine cittadino. Le eccezioni offendono l’estetica degli anseatici. A Bonn, i miei colleghi abitavano quasi tutti in villette con giardino. E continuavano a litigare con i vicini. Quasi sempre perché non tagliavano l’erba abbastanza spesso. A me piacerebbe avere un giardino selvaggio, con cespugli e fiori che crescono a casaccio, cosa importa ai vicini? Miei amici tedeschi mi hanno spiegato: le spore delle mie erbacce ipotetiche, portate dal vento, contaminerebbe i giardini dei vicini. Tagliare l’erba, ma non negli orari vietati, è un dovere sociale.
 
Una questione che adesso occupa la città di Potsdam, a pochi chilometri da Berlino. Così importante che Die Welt le ha dedicato quasi una pagina. Non c’è da scherzare. Due berlinesi, Claudia Frank e Wolfgang Probandt, hanno deciso di vivere a Potsdam che, non bisogna dimenticarlo, appartiene a un altro Land, il Brandeburgo. A giugno hanno ricevuto un monito dal municipio, sezione giardini, perché lasciavano crescere le erbacce nel prato innanzi all’ingresso, in Neuen Markt al numero due. Hanno chiesto al portiere di tagliare l’erba, lui ha obbedito, ma, secondo le autorità, non ha lavorato in modo perfetto. Qualche peluzzo verde non regolamentare sarebbe stato ancora visibile. In base a un’ordinanza del 2012, i proprietari o gli inquilini di un edificio, devono liberare la zona di loro competenza non solo dalla neve ma anche dall’erbaccia, e la coppia ha ricevuto una multa di 25 euro, più le spese, per un totale di 53 euro e 80. Ma Claudia e Wolfgang sono avvocati e hanno a loro volta denunciato la città di Potsdam. Se il municipio non annullerà la multa, si finirà in tribunale.
 
«A Potsdam, scrivono i multati, piove di frequente, e dopo ogni acquazzone cresce subito nuova erba. Non si può vivere nell’incubo continuo di dover controllare giorno dopo giorno il nostro prato». Inoltre, aggiungono, le mura di casa vengono di continuo deturpate dai graffitari senza che le autorità intervengano per impedirlo. Ma l’obiezione giuridica che mi interessa è un’altra: i due legali chiedono di definire che cosa sia un’erbaccia e cosa sia invece un’erba socialmente ammessa. Vorrei saperlo anch’io. Mi sembra una forma di razzismo botanico.
 
Il parco del castello di Charlottemburg a pochi minuti da casa mia (il giardino è nel cortile e quindi al di fuori della giurisdizione del municipio), è diviso in due: la prima parte è tenuta come il giardino di Versailles, aiuole ordinate, siepi regolarmente potate. La seconda parte è tenuta come un bosco, apparentemente selvaggio. L’ erba ammessa nella foresta è fuori legge a qualche decina di metri quando pretende di crescere in un’aiuola. È un problema da tesi di laurea, o da fantascienza per l’altra mia città, Roma, dove gli alberi crollano su auto e passanti, e i giardini comunali sono abbandonati.