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 2015  ottobre 21 Mercoledì calendario

Così Cina e Usa si contendono il Pacifico, in palio ci sono le rotte del traffico marittimo. Battaglie navali tra guardie e ladri

Trappola in alto mare fra Pechino e Washington. La rivalità fra le due prime potenze mondiali in Asia aumenta le tensioni nel mare della Cina.
Washington sfida Pechino sulla sua porta di casa provocando l’ira della Cina. Il segretario americano alla difesa, Ashton Carter, ha annunciato martedì che la marina americana pattuglierà fin dove il diritto internazionale glielo consente, compreso il mare della Cina meridionale intorno agli isolotti artificiali costruiti dalla Repubblica popolare sulle quali poggiano le rivendicazioni territoriali sempre più aggressive in queste acque agitate.

Pechino rivendica la quasi totalità di queste acque, dove transita il 30% del trasporto marittimo mondiale.
I primi pattugliamenti potrebbero cominciare dalla settimana prossima. Alcune immagini satellitari pubblicate a settembre dal Centro di strategie e studi internazionali (Cssi) hanno mostrato la costruzione di una terza pista di aviazione cinese nell’arcipelago delle Spratly, contraddicendo le affermazioni di Pechino secondo le quali la Repubblica popolare aveva finito i suoi lavori nelle isole contese.
Pechino ha effettuato enormi operazioni di riempimento nel mare della Cina, accelerando da un anno la trasformazione della barriera corallina in vari porti e infrastrutture.
Washington e i paesi della regione temono un’azione di forza del gigante cinese al quale passerebbe il controllo a partire dall’arcipelago delle Spratly su una delle rotte marittime più stategiche del mondo.
Le isole Spratly comprendono un centinaio di isolotti e di coste disabitate e sono rivendicate in tutto o in parte dal Vietnam, dalle Filippine, dalla Malesia e dal Brunei.
Trasformare una roccia sottomarina in pista d’atterraggio non può dare un diritto di sovranità, né permettere di imporre delle restrizioni sul transito aereo e marittimo internazionale, ha dichiarato Carter. Affermando che questa non è all’origine della militarizzazione dell’area, La Cina ha avvertito che non avrebbe tollerato nessuna violazione delle sue acque territoriali sulle quali dice di possedere una sovranità indiscutibile in nome della libertà di navigazione.
Il portavoce del ministero cinese degli affari esteri ha accusato Washington di aumentare le tensioni. Anche la stampa ufficiale cinese accusa in maniera diretta gli Stati Uniti e chiede a Pechino di rispondere se necessario.
La Cina prenderà delle contromisure se la marina americana comincerà a pattugliare la zona arrivando fino alla resa dei conti ha dichiarato Wu Shicun, direttore dell’istituto nazionale per il mare della Cina meridionale al Global Times, giornale cinese in lingua inglese.