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 2015  ottobre 21 Mercoledì calendario

Borsa, Rcs ai minimi storici. E dopo l’uscita di scena anticipata dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, i soci ancora stanno tergiversando sul nome del sostituto

Aver ritoccato al ribasso, ancora una volta, il prezzo di borsa – ieri il titolo è sceso al nuovo minimo storico di 0,73 euro – è indicativo del fatto che per Rcs Mediagroup non c’è più tempo da perdere. Dopo l’uscita di scena anticipata dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane (il 15 ottobre è stato il suo ultimo giorno di lavoro, prima di passare a Banzai), i soci ancora stanno tergiversando sul nome del sostituto.
 
E così l’azienda affidata al presidente Maurizio Costa (ha ad interim le deleghe per l’ordinaria amministrazione), al direttore generale dell’area Media, Alessandro Bompieri, e al cfo Riccardo Taranto, rallenta sul fronte della trattativa con le banche, esposte per 526 milioni, e allunga ancora i tempi della presentazione del nuovo piano atteso già per fine estate e poi per settembre. Il nuovo capo-azienda, la strategia industriale per il periodo 2016-2018 e, infine, il rinnovato rapporto con il ceto creditizio sono tre tasselli da incastrare al più presto per evitare il peggio: l’aumento di capitale da 200 milioni la cui delega, salvo rinvii o ripensamenti dell’ultima ora, scade il 13 novembre, giorno di convocazione del cda per l’approvazione dei conti del terzo trimestre. Per questo il mercato continua a bocciare il titolo del gruppo di Via Rizzoli che da inizio anno ha perso quasi il 22%, scendendo a una capitalizzazione di soli 382 milioni (a fronte di un debito atteso per fine anno di 440 milioni), contro i 360 milioni della Cairo Communications  di Urbano Cairo, più volte accostato quale possibile salvatore della patria attraverso un merger tra le due società. E non è certo un bel segnale, soprattutto da quando la società si è svincolata dai lacci e lacciuoli del patto di sindacato e ora il flottante è superiore al 30-35%. È evidente che quei fondi internazionali che si erano avvicinati un anno fa, scommettendo sul rilancio targato Fca  (16,73%), se ne stanno pentendo visto che la ristrutturazione iniziata nel 2013 con l’aumento di capitale dal 400 milioni non si è ancora conclusa e difficilmente terminerà a breve, nonostante le dismissioni di Rcs Libri (127,5 milioni d’incasso), del 44,5% nel gruppo Finelco (22 milioni) e nei prossimi mesi di Veo Tv (25-30 milioni). Così ora per Fca, Mediobanca, Diego Della Valle, Intesa Sanpaolo, Pirelli  (a gestione cinese), UnipolSai, lo stesso Cairo e la famiglia Rotelli è venuto il tempo di decidere, in fretta, il nome (giusto) del nuovo amministratore delegato. Perché non solo non si può più perdere tempo, ma stavolta, dopo la decisione di rinnovare la fiducia a Jovane (era arrivato in azienda nel 2012), salvo poi sacrificarlo quattro mesi dopo, bisogna individuare il profilo professionale più adatto a una società che ormai è costretta a concentrarsi solo sui quotidiani (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport) e sulla Spagna, se non sarà oggetto di vendita o di fusione con un altro operatore. Il nome più caldeggiato in queste ultime settimane è e resta quello di Laura Cioli, ad di CartaSi ed ex Sky Italia e Vodafone. Cioli avrebbe il sostegno di Piazzetta Cuccia e, concentrandosi sul fronte industriale, formerebbe un tandem perfetto con Costa, più concentrato sul fronte editoriale. L’alternativa è rappresentata dalla scelta interna, ovvero Bompieri. Hanno, invece, perso quota le candidature di Fabio Vaccarono (Google), Fedele Usai (Condé Nast), Luigi Gubitosi (ex dg Rai) e Giorgio Valerio.