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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

«Le mie firme falsificate, a volte ero persino all’estero. E quella non era nemmeno mia moglie». Così ieri Ignazio Marino, per oltre quattro ore, ha tentato di giustificarsi davanti al pm titolare dell’inchiesta sulle spese con la carta di credito del Campidoglio. Ma il M5S non molla l’osso, e chiede altri chiarimenti

“Le firme non sono autentiche”, anzi “in alcuni casi i giustificativi di quelle cene risultavano firmati quando il sindaco Marino era all’estero”. Così l’ex primo cittadino scarica la responsabilità dei giustificativi per le spese di rappresentanza sugli uffici del Campidoglio.
Ieri Ignazio Marino si è presentato, con l’avvocato Enzo Musco, per rendere spontanee dichiarazioni davanti al pm Roberto Felici, titolare dell’inchiesta – ancora senza reati nè indagati – sulle spese con la carta di credito del Campidoglio. In oltre quattro ore, l’ex primo cittadino ha cercato di giustificare quelle cene che gli sono costate la carica. Quella del 27 luglio 2013 al ristorante ‘La Taverna degli amici’? “Non ero con mia moglie – avrebbe spiegato – ma quella presente era una mia collaboratrice”.
Il ristoratore che a Repubblica aveva parlato della presenza della moglie, si è – secondo il sindaco – sbagliato. In questo caso il giustificativo della cena per due persone da 120 euro era: “detto pagamento è relativo a una cena offerta a un rappresentante del World Health Organization (WHO)”. Con una mole di scontrini e documenti Marino “ha dimostrato – spiega l’avvocato Musco – con argomentazioni convincenti di non aver mai fatto uso di denaro pubblico”. “Nella quasi totalità dei casi – continua il legale – i giustificativi ricollegano la causale alla tipologia dell’ultimo appuntamento della giornata programmato nell’agenda del sindaco.
Ciò è dipeso dal fatto – conosciuto solo adesso – che la ricostruzione delle causali delle cene è avvenuta a distanza di molto tempo da parte degli uffici del Comune i quali non ricordando la vera finalità della cena ne hanno evidentemente indicata una compatibile con l’ultimo appuntamento”. Sono quindi gli uffici del Campidoglio, e non il primo cittadino, che si occupano dei giustificati.
Oggi Marino però tornerà in procura per la costituzione del Comune come parte civile nella prima udienza di un filone dell’inchiesta di Mafia Capitale: si tratta del procedimento con rito abbreviato che vede imputato l’ex dg di Ama, Giovanni Fiscon, e altri quattro. Con l’interrogatorio non sembrano però finite le spine nel fianco per l’ex sindaco. Il M5s chiederà chiarimenti sul perché non sarebbe stata mandata all’Oref, l’organo di revisione economico finanziaria, la documentazione di spesa dal 1 agosto al 30 settembre 2015, come richiesto.
La risposta fornita dal Campidoglio sarebbe incompleta: mancano “le spese di viaggio, vitto e alloggio del sindaco nel periodo richiesto”, ma anche l’estratto conto di una Mastercard intestata a Marino. “È questa la seconda carta di credito che usava però il capo del cerimoniale – dichiara Marcello De Vito (M5s) – chiederemo chiarimenti su questo. Come pure sul perchè nonostante richiesta due anni fa, il Campidoglio non abbia ancora inviato alla corte dei conti la lista degli agenti contabili”. Sulla seconda carta di crediti, ai pm, Marino ha spiegato che è attribuita al capo del cerimoniale ed è stata “richiesta per facilitare i pagamenti in occasione di eventi pubblici”.