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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

Yuan non olet. Accoglienza con tutti gli onori a Londra per il presidente cinese Xi Jinping, che oggi terrà persino un discorso al Parlamento di Westminster riunito in seduta comune. Adesso, nel nome dei comuni interessi economici e finanziari, per Pechino la Gran Bretagna è il «migliore amico della Cina in Occidente», mentre Cameron inneggia all’inizio di «un’era d’oro» nei rapporti tra i due Paesi

Dalla finestra della stanza che lo ospita a Buckingham Palace il presidente cinese Xi Jinping può ammirare la fila di bandiere rosse con le cinque stelle issate sul viale alberato di fronte al palazzo reale. Oggi, prima giornata della sua visita ufficiale in Gran Bretagna, Xi percorrerà il viale in solenne processione e avrà il raro privilegio di tenere un discorso al Parlamento di Westminster, Comuni e Lord riuniti per l’occasione. Stasera Elisabetta II terrà un banchetto di Stato in suo onore con eredi al trono, politici e notabili del regno.
Qualsiasi dubbio residuo sull’atteggiamento della Gran Bretagna verso la Cina sarà fugato dal benvenuto riservato a Xi durante questa prima visita di un leader cinese da dieci anni. Londra srotola il tappeto rosso in ogni senso, accogliendo Xi con tutti gli onori come un prezioso alleato. Lo stesso presidente, prima di lasciare Pechino, ha lodato senza riserve la decisione «visionaria e strategica» della Gran Bretagna di proporsi come il «migliore amico della Cina in Occidente».
Altrettanto enfatici i termini usati dal premier David Cameron, che ha inneggiato all’inizio di «un’era d’oro» nei rapporti tra i due Paesi. Londra non si limita a belle parole e cerimonie sfarzose, ma offre aperture concrete: chiede a Pechino di investire miliardi in Gran Bretagna, anche nella costruzione di una centrale nucleare, sfidando i timori sulla sicurezza nazionale. Xi è accompagnato da una delegazione di 150 leader di imprese cinesi e nei suoi quattro giorni di visita si prevede che verranno firmati altrettanti accordi commerciali.
Gli interessi coincidono: l’economia cinese rallenta e quindi Pechino punta a investire più all’estero, mentre Londra ha una grande fame di investimenti proprio nei settori in cui la Cina è forte, come trasporti e infrastrutture. Lo scorso anno la Cina ha investito 5,1 miliardi di dollari in Gran Bretagna, più che in qualsiasi altro Paese, ma Londra spera che la cifra possa salire in modo esponenziale nei prossimi anni.
Cameron ha un alleato nel cancelliere George Osborne. È stato lui in marzo a fare della Gran Bretagna il primo Paese occidentale a diventare membro fondatore dell’Asia Infrastructure Investment Bank contro il volere degli Usa. Non nasconde la sua ambizione di fare di Londra il centro offshore della finanza cinese e del trading del renminbi, e con la sua visita in Cina il mese scorso ha preparato il terreno all’arrivo di Xi.
Cameron e Osborne sono disposti a rischiare l’irritazione di Washington e si curano ben poco delle proteste sui diritti umani o delle forti perplessità espresse da alleati occidentali, diplomatici britannici e perfino deputati conservatori sui rischi di un rapporto troppo stretto e troppo acritico con Pechino. Nessuno può accusarli di indecisione o di scarsa chiarezza. Il loro obiettivo è chiaro e sono disposti a chiudere più di un occhio per raggiungerlo. Solo il tempo saprà dire se la loro ardita scommessa si rivelerà vincente.