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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

L’insegnante trans arriva in classe. In provincia di Udine accade che Michele Romeo, 39 anni, sposato, supplente di matematica e fisica, si presenta in aula con gonna e rossetto. Il preside: «A me interessa solo che insegni bene e che non crei turbamenti»

In cattedra con un velo di rosso sulle labbra, gonna, tacchi, e unghie laccate. Ma la professoressa osé, in realtà, è un lui. Di nome e di fatto. Dopo i libri sull’omosessualità nelle scuole, i «giochi del rispetto» negli asili, con bimbi travestiti da femminucce e viceversa, alla lavagna arriva l’ultima frontiera dell’infuocato binomio gender-istruzione, territorio di sperimentazioni sempre più estreme: il docente trans. Accade in un istituto in provincia di Udine, il liceo Einstein di Cervignano, dove venerdì si è presentato così al suo primo giorno di supplenza Michele Romeo, insegnante di matematica e fisica. Classe 1976, originario di Taranto, una laurea in fisica all’università di Lecce e un dottorato in nanotecnologie, il professore donna era già finito alla ribalta delle cronache un anno fa per un’analoga supplenza a Trieste, dove vive da cinque anni. «È la mia natura», ha detto lasciando basiti genitori e alunni, ai quali ha anche spiegato di essere «un ermafrodito, anzi un intersessuale, con una definizione moderna». Di recente si è anche sposato, con una «compagna di vita che condivide con affetto la mia decisione», presa solo qualche anno fa, di fare coming out e di vestirsi e comportarsi come il gentil sesso.
Lo stesso dirigente scolastico, quando se l’è visto arrivare, assegnato alla sua scuola dalle graduatorie, ha strabuzzato gli occhi: «Noi abbiamo potuto visionare solo i dati anagrafici, non avevamo accesso al curriculum o altre informazioni...» precisa imbarazzato Aldo Durì. Anche se quello che conta, sottolinea, è la «professionalità», sarà difficile sottrarre il liceo all’ondata di polemiche e regolare il braccio di ferro tra l’indignazione di molte famiglie e il plauso politically correct di chi invece si erge a paladino della diversità. Che «va sempre tutelata, ma non ostentata», ricorda lo stesso preside che a febbraio fu protagonista di una contestata circolare che vietava il velo in classe alle ragazze musulmane. Tra i genitori più di qualcuno, riferisce il Messaggero Veneto, dopo aver capito che non si trattava di uno scherzo, avrebbe minacciato di ritirare i figli dalla scuola: «Non mi sono arrivate richieste di questo tipo, non credo si arriverà a tanto, anche perché l’incarico è a termine e proseguirà solo per due o tre settimane» aggiunge il dirigente, che promette di «vigilare» e di «intervenire» nel caso la protesta dovesse montare: «Una rivendicazione esibita pubblicamente in modo così provocatorio, pur nel rispetto delle scelte personali dell’individuo, potrebbe correre il rischio di ingenerare reazioni di rifiuto e di non favorire un dibattito sereno su certi temi. Ho anche degli adolescenti da tutelare». Romeo, infatti, insegna in diverse classi, composte anche da giovanissimi di 15 e 16 anni. «Non so se tutte le famiglie siano preparate ad accettarlo. Verificherò che il docente non faccia comizi in classe, che insegni bene e che la sua presenza non crei turbamento interno all’istituto». Secca la posizione del direttore dell’ufficio scolastico regionale, Pietro Biasiol: «Da parte nostra c’è il massimo rispetto della libertà di insegnamento funzionale agli obblighi che la scuola ha nei confronti dell’apprendimento e dell’educazione degli studenti nel contesto del piano dell’offerta formativa e del patto formativo con alunni e famiglie».