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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

I segreti di Maurizio Sarri, l’esordiente del Napoli che lotta per lo scudetto

Sei punti recuperati alla testa della classifica nelle ultime tre giornate: da -9 a -3. I numeri dicono che nessuna squadra sta viaggiando come il Napoli e i bookmakers hanno subito colto il trend: assegnando agli azzurri la quota di principali antagonisti della Roma, sulla lavagna scudetto. Maurizio Sarri non vuole proprio saperne, invece. «È un’eresia. Siamo all’ottavo km di una maratona di 38: c’è ancora tantissima strada per tutti, troppa per azzardare dei pronostici». Scaramanzia, d’accordo. Ma un po’ lo pensa davvero, il tecnico venuto dalla provincia: con l’esperienza di una vita (sportiva) passata a rincorrere, proprio come sta facendo ora la sua squadra. «Nella mia carriera sono sempre stato sott’esame, quello che sale dal basso e si deve fare largo nella categoria superiore, vincendo lo scetticismo». Il passo questa volta sembrava più lungo: da Empoli al San Paolo e a uno spogliatoio di campioni, che l’hanno accolto con tanti dubbi. Prima di lui c’era Benitez: mister 11 titoli. Adesso c’è un allenatore che guadagna un ottavo dello stipendio di Higuain, molto meno di tutti i titolari e della maggior parte dei rincalzi. A luglio andava infatti di moda un’altra scommessa: l’avrebbe mangiato il panettone? Non più di moda, dopo il ritorno dei 50 mila e il nuovo exploit contro la Fiorentina. Si intravede già il lieto fine, anche se la favola è appena iniziata. Ma vale la pena di riavvolgere il filo e fare un passo indietro: dalla prima puntata. C’erano una volta l’allenatore in tuta & il centravanti in frac, con le stimmate del campione e un passato galattico alle spalle, sceso a Napoli dall’Olimpo del Real Madrid. «C’è Rafa? Vengo». Era l’estate 2013 e Higuain accettò la corte di De Laurentiis per la rassicurante presenza sulla panchina azzurra di Benitez, un top coach alla sua regale altezza e di casa sul palcoscenico della Champions, alla cui vetrina il Pipita non intendeva rinunciare. Higuain contava su Benitez per non scomparire dai radar del calcio d’élite: per trasformare il Napoli, chissà, in un nuovo trampolino di lancio per la sua carriera. Quello che sta succedendo con due stagioni di ritardo e soprattutto con la sorprendente guida di Sarri: lo sconosciuto della panchina che ha raccolto la pesante eredità di Rafa e pareva destinato a vita breve, in una squadra dall’aria snob e di campioni accoccolati nell’ombra del precedente tecnico. Benitez li aveva forse viziati troppo, abituato a lavorare con primedonne di valore assoluto. Don Maurizio ha invece ripristinato l’abc del calcio: dalla cura della tecnica individuale ai ritiri prepartita. Ogni tassello al posto giusto. Insigne ala sinistra, come ai tempi di Zeman, Hamsik mezzala, rigenerati Koulibaly e Jorginho. L’allenatore senza pedigree ha avuto soprattutto un merito, però: è entrato nello spogliatoio senza timore reverenziale. «Ho rivisto 30 gare della mia nuova squadra e vi ho trovato un difetto: è mancata l’umiltà». E non ha fatto sconti neppure a Higuain. «Può migliorare: non ha mai espresso tutto il suo potenziale». Detto, fatto. L’argentino non vive più solo di gol, anche se ne conta già 7, Europa compresa. Lotta, fa segnare e sognare, si è trasformato nel leader che al Napoli serviva: capace di alternare il frac e la tuta, tanto amata da Sarri. Sconosciuto sì, però capace di imporre il suo calcio in ognuna delle categorie con cui s’era misurato finora. Il tecnico le ha risalite tutte, senza fallire un traguardo. Ha il diritto di essere considerato un vincente, insomma: anche se in A è un semi esordiente e per la prima volta si trova in lotta per il titolo, che l’ammetta o no. «Siamo all’ottavo km, altro che scudetto». La maratona azzurra è appena iniziata, certo: ma la partenza sta facendo scintille.