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 2015  ottobre 17 Sabato calendario

Sulla guerra tra Sky e Mediaset per il predominio nel mercato italiano della televisione a pagamento

Il polverone sollevato dalle cronache sull’inchiesta della Procura di Milano sul ruolo di Infront nel calcio italiano, con l’attenzione dei media comprensibilmente rivolta (vista la passione degli italiani per il pallone) ai presunti comportamenti illeciti di alcuni presidenti di club di Serie A e B e agli equilibri dentro Lega e Figc, monopolizzati dall’asse tra Adriano Galliani, Claudio Lotito e Enrico Preziosi, sta avendo l’effetto di far perdere di vista quella che è la vera partita che si sta giocando attorno al calcio: la guerra tra Sky e Mediaset per il predominio nel mercato italiano della televisione a pagamento.
Una guerra dove gli interessi in gioco valgono infinitamente di più della sponsorizzazione da 500 mila euro garantita da Infront al Bari di Gianluca Paparesta o del finanziamento da 15 milioni ricevuto in Svizzera da Preziosi per ripianare il rosso del Genoa e consentire così al club rossoblù di iscriversi al campionato di Serie A. Ma se dal particolare si allarga la prospettiva al quadro genere, mettendo in fila gli accadimenti degli ultimi anni, ci si può rendere conto meglio che l’affondo dei pm milanesi e l’istruttoria avviata dall’Antitrust sulla gara per l’assegnazione dei diritti tv della Serie A per il triennio 2015-2018 potrebbero scompaginare gli attuali equilibri non solo nel mondo del calcio ma anche in quello delle tv. Decretando, come spesso accaduto in Italia (si pensi alle scalate bancarie del 2005) la vittoria di uno dei due contendenti attraverso una soluzione di stampo giudiziario-mediatico.
Conviene dunque riavvolgere la pellicola e far partire il film da dove era iniziato, ovvero dalla sfida lanciata da Mediaset a Sky attraverso la maxi-offerta da 660 milioni per aggiudicarsi in esclusiva i diritti della Champions League per il triennio 2015-2018. Era il febbraio del 2014, pochi mesi prima dell’asta con cui la Lega di Serie A in collaborazione con Infront avrebbe assegnato i diritti tv del campionato italiano. Allora la mossa di Mediaset venne ritenuta azzardata da più di un analista. Da un lato perché l’acquisto dei diritti della Champions è stato finanziato a leva, grazie a una linea di credito di pari importo concessa da un pool di banche formato da Intesa Sanpaolo, UniCredit e Bnl-Bnp Paribas, dall’altro perché di lì a qualche mese il Biscione avrebbe dovuto affrontare un nuovo importante esborso per aggiudicarsi i diritti della Serie A. Una partita dove Sky, come poi si vedrà, era pronta a dare battaglia anche nello stesso campo da gioco di Mediaset, quello del digitale terrestre.
Il gruppo controllato da Rupert Murdoch, che di lì a poco avrebbe fuso in un’unica società la britannica BSkyB, la tedesca Sky Duetschland e Sky Italia, oltre a subire l’affondo di Mediaset sui diritti della Champions per l’Italia aveva dovuto rinunciare alla possibilità di trasmettere la massima competizione europea per club anche sul mercato inglese, a seguito del blitz con cui BT Sports si era aggiudicata i diritti in esclusiva per la cifra record di 897 milioni di sterline (1,2 miliardi di euro).
È dunque in uno scenario di forte contrapposizione tra i due gruppi televisivi che si arriva alla gara sui diritti tv della Serie A di giugno. Oltre a Mediaset e Sky si presentano anche Fox Sports (sempre del gruppo Murdoch) e Eurosport (da poco acquisita da Discovery). Le offerte vengono presentate il 6 giugno ma all’apertura delle buste il quadro appare quantomai intricato. Sky ha infatti presentato le migliori offerte (750 milioni in tutto) per i pacchetti A e B, vale a dire per le partite delle migliori 8 squadre da trasmettere su piattaforma satellitare e digitale terrestre (dove però non ha ancora una presenza nella tv a pagamento). Per quanto riguarda il pacchetto D, vale a dire quello relativo alle 12 squadre con minor potenziale di audience (ad esclusione di una o due «big»), la gara viene invece vinta da Mediaset con un’offerta di 306 milioni rispetto ai 234 di base d’asta. Tuttavia l’offerta di Mediaset è condizionata alla conquista di almeno uno dei due pacchetti principali. Dunque potrebbe venir meno, rimettendo in pista Fox (seconda migliore offerta, inferiore alla base d’asta). Ma essendo Sky e Fox nella stessa galassia Murdoch ci sarebbe un problema di Antistrust. Il fatto poi che un unico soggetto, ovvero Sky Italia, si sia aggiudicato i pacchetti con le partite più ambite sia in modalità satellitare sia in modalità digitale (circostanza non esplicitamente impedita dal bando) violerebbe il principio previsto dalla Legge Melandri del «no single buyer». Insomma, un bel pasticcio. Sky Italia, che contesta la possibilità utilizzata dal Biscione di presentare offerte condizionate, diffida la Lega Calcio dall’assegnare i diritti attraverso criteri arbitrari e non previsti dal bando di gara. Ma alla fine, dopo 20 giorni di trattative, l’assemblea della Lega di Serie A, consigliata da Infront e dal suo presidente, Marco Bogarelli, approva un piano di assegnazione dei pacchetti «alternativo» a quello emerso all’apertura delle buste e frutto di un accordo tra i due operatori televisivi. Il piano, approvato da 22 club su 23 (solo la Fiorentina sì astiene), e ratificato nei giorni seguenti da Agcom e Antitrust, assegna a Sky tutte le partite dei campionati di Serie A per le stagioni 2015/18 sul satellite a un prezzo di 572 milioni a stagione, mentre Mediaset Premium per 373 milioni ottiene i diritti di trasmissione delle gare fra le migliori otto squadre sul digitale terrestre. Complessivamente i club riceveranno 945 milioni a stagione con un incremento del 14% rispetto al triennio precedente. Ma meno di quanto avrebbero potuto incassare se fosse stata accettata la soluzione emersa all’apertura delle buste (1,056 miliardi grazie ai 750 milioni messi sul piatto da Sky per i diritti dei primi 8 club su satellite e digitale e i 306 milioni di Mediaset per le squadre minori).
L’accordo, di cui Claudio Lotito si vanta di essere stato fautore, sembra poter spalancare le porte a un intesa con Sky anche sui diritti della Champions. Ma il Biscione va dritto per la sua strada, incassando l’approvazione degli analisti e di Piazza Affari. Il gruppo controllato dalla Fininvest di Silvio Berlusconi spenderà il 35% in più all’anno per un pacchetto di partite inferiore rispetto a quello che aveva nel triennio 2011-2014, ma avrà la Champions League 2015-2018 in esclusiva. Una condizione che gli analisti ritengono essenziale nel processo di ricerca di un partner per la pay tv. E un primo passo in questo senso viene fatto di lì a poco, con l’ingresso in Telefonica nel capitale della nuova Mediaset Premium con l’11,11% per circa 100 milioni di euro. Ma non è in Spagna che il mercato guarda quando si parla di partner per la pay-tv del Biscione. I principali indiziati, secondo rumor di mercato, sono i francesi di Vivendi (oggi primi azionisti di Telecom Italia) e i qatarioti di Al Jazeera. A bussare alla porta di Berlusconi è invece proprio Murdoch. Come svelato in quell’occasione da MF-Milano Finanza, lo scorso aprile il magnate australiano dei media si presenta a Villa San Martino da Silvio Berlusconi per proporgli la fusione tra Sky e Mediaset Premium. Ma la valutazione (si parla di 1,1 miliardi) data da Murdoch alla pay tv di Mediaset sarebbe stata considerata non sufficiente. Per due ragioni. Nonostante l’ammontare sia superiore al valore attribuito da Telefonica al momento dell’acquisto dell’11%, il premio pagato da Murdoch per avere il via libera al controllo totale del mercato italiano dei contenuti pay sarebbe stato ritenuto non sufficiente. Non solo; dietro il rifiuto dell’offerta ci sarebbe anche il timore, avvalorato anche da analisi di mercato, degli effetti che una Sky nuovamente monopolista nel mercato italiano della pay tv potrebbe avere nello sviluppo futuro di Mediaset. Da quel momento è ripartita la guerra. Fox Sports, che fino allo scorso anno trasmetteva anche sulla piattaforma pay di Cologno, non ha rinnovato la partnership, decidendo di trasmettere i principali campionati di calcio esteri (Premier League e Liga su tutti in esclusiva su Sky), Mediaset a sua volta ha deciso di togliere dal bouquet satellitare di Sky i propri canali generalisti (Canale 5, Italia 1 e Rete 4). Bouquet atttraverso il quale, grazie agli accordi con alcune tv estere, come la tedesca Zdf, Sky è riuscita in parte ad aggirare l’esclusiva di Mediaset sulla Champions, trasmettendo la partita dei play-off tra Bayer Leverkusen e la Lazio di Lotito. E ora l’inchiesta della Procura di Milano, che ha indagato due manager del gruppo Mediaset per turbativa d’asta in relazione alla gara dei diritti tv della Serie A, assieme al presidente di Infront Marco Bogarelli potrebbe mettere Sky nelle condizioni di tornare a negoziare in posizione di forza con il Biscione. La partita, come ha sottolineato lo stesso Bogarelli (anch’egli indagato nell’inchiesta), potrebbe dunque essere un’altra. «Che cosa abbiano fatto Sky e Mediaset non lo so. So però che Sky sta cercando di comprare Mediaset da due anni. Magari ci riesce domani, magari no. Che si incontrino e si parlino non c’è dubbio», ha gettato il sasso il numero uno di Infront ai microfoni di Report.