Il Fatto Quotidiano, 17 ottobre 2015
Cronache televisive di metà Anni Settanta. Luca Rea racconta in un documentario la storia delle tv private
Deejay nell’emittente Telemare di Ostia, Alberto inforca occhiali a specchio e ha i baffi di due diversi colori. Jocelyn fuma mentre dialoga con gli ascoltatori di Tele Montecarlo in Un po’ d’amore, d’amicizia e tanta musica. Un tossico spiega le proprie ragioni al microfono di Pupo De Luca in Piazza Navona: “Sono infelice, l’unica soluzione è la droga perché così posso vedere dio”. “Posso fare qualcosa per te?”, “Sì, andartene, oppure darmi 20.000 lire”. “Ti ringrazio, sei stato molto vero”. Renato Zero risponde alle domande di un intervistatore: “Renato, fobia di che cosa?” “Di me”. Marina Lotar da Göteborg, ancora signora Frajese, si fa togliere un indumento intimo sotto lo sguardo soddisfatto di Gianfranco D’Angelo ai margini di un gioco a premi: “È uscito l’otto, a questo punto Marina togliti il reggiseno e non se ne parli più”.
Tonino Cripezzi, voce de I Camaleonti, si esplora l’orecchio con un dito mentre Giancarlo Magalli gli domanda chi condurrà il Festival di Sanremo. “Amanda Lear, credo” dice quello e Magalli chiama l’applauso del pubblico di grana grossa: “Si vede che erano indecisi tra un presentatore e una presentatrice” senza temere che la scorrettezza diventi interrogazione parlamentare, pensoso articolo sul genere, tema da dibattere.
Cronache televisive di metà Anni Settanta. L’epoca in cui nello sterminato latifondo delle emittenti private succedeva di tutto e si diceva di peggio. Era l’era in cui secondo Luca Rea, regista di un bel documentario prodotto da Discovery Italia e Wildside che sarà presentato in anteprima il 18 ottobre al Maxxi nell’ambito del Festival di Roma: “La tv seppe essere un mezzo veramente libero e sperimentale e chiunque arrampicandosi su un colle o intercettando il segnale di un ripetitore straniero anticipò il futuro trasmettendo a colori proprio quando la tv di Stato, impreparata, irradiava ancora programmi in bianco e nero”. Rivisto oggi, quel tempo lontano e pionieristico fotografato con nostalgia e passione archeologica da Rea in Liberi tutti – l’avventurosa storia delle tv private italiane, desta l’impressione della reliquia sopravvissuta alla gigantesca operazione culturale di un secolo lontano.
Un mucchio selvaggio di loghi, meteore precipitate in fretta, gavette desnude e ingegno prestato al pauperismo già raccontati in altra forma in un interessante libro di Giancarlo Dotto e Sandro Piccinini.
Un assembramento, dice Rea, “di materiali rovinati, colori saturi, eccessi dialettici, sudori, vox populi, religioni improvvisate, cialtroni, sesso tantrico e – a volte – persino grandi colpi giornalistici”.
Il ritorno di Enzo Tortora su Firenze Libera a un lustro dal licenziamento Rai: “Buonasera, la faccia di chi vi parla compare sui teleschermi italiani dopo circa cinque anni di assenza… questo piccolo miracolo televisivo, questo fantasma in esilio compare sui teleschermi di una stazione fiorentina alla quale sono profondamente grato per l’invito”.
Il ritrovamento di Aldo Moro con le eccezionali immagini girate il 9 maggio 1978 da Valerio Leccese, un operatore ventenne della tv privata romana GBR giunto in via Caetani con Franco Alfano prima di tutti il resto della stampa con le concitate voci di un momento storico: “Nun te spostà, eh!”, E chi se sposta? Guarda, sta ad arrivà il prete per l’estrema unzione”.
Con il confine del lecito e quello dello sponsor nel ruolo di limiti indefiniti da spostare ogni giorno un passo più in là e un ciuffo di neoimprenditori pre-berlusconiani di provincia e presentatori con il vestito buono della domenica sempre troppo corto pronti alla conquista, l’Italia venne assalita da quella che i settimanali definirono allarmati una ramificata “selva di emittenti” e la gente conquistata da un’alternativa alla Televisione di Stato.
Ai primi tentativi di indipendenza, illegali e puntualmente sanzionati, seguì la sentenza della Corte costituzionale del 1976 che permise di trasmettere via etere purché in ambito locale.
La nuova malattia della “televisite” si propagò infettando Rea e altri milioni di concittadini chiamati a superare il record condominiale del ragionier Fantozzi: “380 cambi in 26 secondi netti”.
Una rivoluzione del telecomando che Rea ha documentato recuperando materiali introvabili e intervistando i tycoon oggi incanutiti che con brillantina e coraggio andarono all’assalto del monopolio. Dopo Roma, Liberi tutti verrà trasmesso da Deejay tv il 9 novembre alle 23:05 nell’ambito di un progetto, Boats, che in onda ogni lunedì per 5 settimane sarà presentato da Pif. Boats è l’acronimo di Based on a true story. Qui le storie, dall’isola di Pianosa al Padre Pio di Abel Ferrara, sono vere, ma il tocco è molto personale.