CorrierEconomia, 19 ottobre 2015
A rischio povertà ben 122 milioni di europei (quasi uno su quattro). Romeni, bulgari e greci i più esposti. E la Merkel è appena riuscita a far saltare la garanzia comune europea sui depositi bancari
La paura di diventare improvvisamente poveri dilaga in molti Paesi dell’Ue. Appare sempre più destinata a cambiare radicalmente i comportamenti e gli orientamenti di voto di molti milioni di cittadini. Nell’Europarlamento l’ascesa di partiti anti-austerità in Spagna e in Grecia viene considerata una anticipazione di un potenziale movimento d’opposizione destinato a pesare a Strasburgo più di quello degli euroscettici.
Una conferma è arrivata la settimana scorsa con la diffusione degli ultimi dati (relativi al 2014) dell’organismo comunitario di statistiche Eurostat. Attribuiscono rischi di povertà o di esclusione sociale a ben 122 milioni di persone (24,4% del totale), cioè quasi a un europeo ogni quattro.
I maggiori rischi di impoverimento colpiscono i romeni (40,2%), i bulgari (40,1%) e i greci (36%). L’Italia viene poco dopo con oltre 17 milioni di persone (28,1% della popolazione) in condizioni economiche preoccupanti. Ma l’avanzata della povertà non lascia immuni nemmeno Paesi del Nord Europa tradizionalmente ricchi come la Svezia (16,9%), l’Olanda (17,1%), la Finlandia (17,3%) e la Danimarca (17,8%). La Repubblica Ceca è lo Stato Ue dove è minore la parte di popolazione che potrebbe finire in miseria (14,8%). Il commissario Ue per gli Affari sociali, la belga Marianne Thyssen, ha indicato come causa fondamentale che la moderata ripresa in atto nell’Ue «si sta trasferendo lentamente nella creazione di posti di lavoro» perché restano «23 milioni di disoccupati, 12 milioni da più di un anno».
Garanzia Ue
Nell’ultimo summit dei 28 capi di Stato e di governo dell’Ue la cancelliera tedesca Angela Merkel ha bloccato il proseguimento dell’Unione bancaria nella parte che prevede la garanzia comune sui depositi bancari fino a 100 mila euro. Il governo di Berlino, che ha sborsato centinaia di miliardi per salvare banche nazionali durante la crisi finanziaria, sembra mantenere serie preoccupazioni sulla solidità del sistema bancario europeo e degli schemi di garanzia dei depositi in vari Paesi membri. Non intenderebbe quindi esporsi per «buchi» all’estero, quando ancora teme «falle» interne: da grandi istituti (super-esposti su derivati) fino a Landesbanken (in genere influenzate da poteri politici locali).
Tax ruling
Dopo le critiche di singoli eurodeputati, l’intera commissione economica dell’Europarlamento ha bocciato la proposta della Commissione europea contro gli sconti delle tasse concessi dal Lussemburgo e da altri paradisi fiscali a multinazionali, banche e società (detti tax ruling). Il giudizio negativo è stato approvato con 49 si, zero no e 6 astensioni.
Gli eurodeputati hanno criticato i troppi limiti della proposta dei commissari Ue. In particolare non piace l’ampia sanatoria di fatto per il passato, che rinuncia alle masse enormi di tasse sottratte ai Paesi membri con questi accordi segreti tra paradisi fiscali e multinazionali. Sollecitano poi il completo accesso alle documentazioni sui tax ruling finora negate. «Perché alcuni Stati rifiutano alla Commissione l’accesso a questi dati? – ha protestato il relatore del rapporto, il tedesco Markus Ferber (Ppe) -. Stanno nascondendo qualcosa?». Va aggiunto che i 28 ministri finanziari dell’Ecofin hanno già concordato un ulteriore annacquamento della proposta della Commissione.