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 2015  ottobre 18 Domenica calendario

La storia delle due fontane gemelle di piazza Farnese a Roma

Le due fontane gemelle in piazza Farnese hanno storie diverse e abbastanza singolari. Sono scoperte nel 1466 alle Terme di Caracalla: del III secolo, in granito egizio: due bacini simili a vasche da bagno, in ottime condizioni; in antico, forse, più di bacini per abluzioni erano già delle fontane. Come al solito, il papa è subito informato del ritrovamento. Paolo II, il veneziano Pietro Barbo (1418 – 71), era nipote del predecessore Eugenio IV Condulmer che aveva regnato vent’anni prima. È eletto al primo voto. E voleva chiamarsi Formoso; i cardinali riescono però a distoglierlo dall’insano proposito. Gli sconsigliano anche il nome di Marco, che rievocava il grido di battaglia dei veneziani. Vuole una tiara piena d’oro e di gemme; elimina dall’amministrazione i laici, e da alcuni senza stipendio, provengono delle proteste: a uno, che propone appello alla Sacra Rota, replica che «io sono il Papa, e posso fare e disfare». Era un profondo conoscitore d’arte; aveva voluto Palazzo Venezia, lontano dai miasmi del Tevere. E dalla sua raccolta (anche) nasceranno i musei Capitolini. 
IL RITROVAMENTOSaputo del ritrovamento, colloca proprio accanto al suo nuovo palazzo una delle due vasche. Quasi un secolo dopo, Paolo III, Alessandro Farnese, colloca l’altra davanti a quello della famiglia: due maniglie e una testa di leone per ciascun lato. La piazza, allora, si chiamava soltanto «del duca»: perché Pier Luigi Farnese lo era di Parma. La fontana non era per l’acqua: aveva funzioni ornamentali. Un’incisione di metà del Cinquecento immortala una corrida nello slargo, con la nobile famiglia sistemata in posizione elevata, per vedere meglio: proprio nell’unico bacile che all’epoca era lì. Un palco quasi reale: dove magari ci si stipava, però non si correvano pericoli di sorta. Appena eletto, Paolo III, di cui resta a Capodimonte uno splendido ritratto di Tiziano con due tra i suoi nipoti, ne nomina cardinali tre. Non Ottavio, che è a destra del papa in quel dipinto, bensì Alessandro II, Ascanio e Ranuccio II. Alessandro veste la porpora a appena 14 anni. Ed è lui, sparita la «cordata» veneziana, a piazzare nello «slargo di famiglia» anche la seconda vasca (ma qualcuno dà il merito a Odoardo, un altro cardinale), in cambio di un’altra, più piccola, con sei lati. Girolamo Rainaldi, architetto del casato, è officiato della sistemazione simmetrica; anche la facciata nella vicina chiesa di San Girolamo della Carità è sua, come una vasca quadrilobata e l’uccelliera di Villa Borghese.
L’ACQUAAl centro delle fontane, la cannella scolpita ricorda il fiore dei Farnese, l’iris; e l’acqua cade prima nel bacino, a forma di quadrifoglio, poi nella vasca antica. Ci sono anche altri getti, spesso non in funzione: zampillano verso l’alto della vasca e dal bacino inferiore. In un’incisione del 1652, ricorda Anthony Majanlahti, si vede la piazza e «un uomo che la traversa a guado»: chissà se la inondavano apposta, come poi sarebbe successo a piazza Navona, e come sembra si sia fatto qui, o se è solo una tra le piene del vicinissimo Tevere. Comunque, l’acqua, che prima non c’era, arriva con le condotte di quella Paola. Però, non era in quantità sufficiente. 
Solo nel 1610, quando è ripristinato l’acquedotto traianeo dal lago di Bracciano, il problema è risolto. E i due bacili, trasformati finalmente in fontane, con le vasche, assai più grandi, in travertino. Odoardo ottiene da papa Gregorio XV Ludovisi ben 40 once d’acqua, per realizzare l’impresa. Per svariati anni i Farnese lo avrebbero voluto, ma hanno dovuto aspettare le nuove condotte d’acqua: prima, non ce n’era abbastanza. Le due fontane non sono identiche. Una è leggermente più piccola, e meglio conservata; mostra segni di restauri soprattutto nelle teste dei leoni; ve ne furono in antico, poi di nuovo negli Anni Trenta e Novanta; l’ultimo, 2007, ha riguardato soltanto una delle due. Negli stessi anni, ma sul retro del palazzo a via Giulia, una fonte più piccola, con una testa grottesca, nasce con funzioni di abbeveratoio; è detta «del Mascherone». L’acqua era finalmente arrivata.