Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 18 Domenica calendario

Così l’Intifada dei coltelli diventa anche una guerra di ragazze contro ed è la prima volta nella storia delle rivolte in Cisgiordania

Si avvicina, chiede un’informazione senza ottenerla e invece di allontanarsi tira fuori un coltello e tenta di colpire. L’altra fa un passo indietro e senza esitare spara. Potrebbe essere la cronaca di un’aggressione qualunque, di un diverbio trasformatosi in tragedia, ma le protagoniste sono due donne divise da un odio che va oltre loro stesse.
Ieri Bayan Ayman Abd al-Hadi al-Esseili, con i suoi diciassette anni, ha scelto di compiere un gesto che sapeva l’avrebbe portata alla morte: ha attaccato una poliziotta armata a un posto di blocco nella città vecchia di Hebron. Il sergente M. (la polizia di frontiera israeliana non ha rilasciato altri dettagli sulla sua identità) ha sparato per difendersi e perché così le è stato detto di operare. “Ha tentato di colpirmi al collo – ha raccontato l’agente ai media israeliani – h o reagito come avrebbe fatto ogni altro soldato”. Ferita a una mano dal coltello della palestinese, M. ha aggiunto. “Non mi fa piacere che l’incidente sia finito così, e non senza morti”. Ieri cinque attacchi e quattro morti. Dal primo delmesesonogià31leaggressioni dell’intifada dei coltelli. Sette israeliani, civili e militari, hanno perso la vita, oltre 30 i feriti. In diversi casi gli attentatori sono donne, e questo non è un dato qualsiasi in una società tradizionalista come quella palestinese. Così l’Intifada dei coltelli diventa anche una guerra di ragazze contro ed è la prima volta nella storia delle rivolte in Cisgiordania.
Contro l’ondata di violenza, il governo di Benjamin Netanyahu ha deciso di schierare i militari nelle città, di chiudere gli accessi alle zone da dove provengono gli attentatori.
Nir Barkat, sindaco di Gerusalemme, la città che conta più morti, ha invitato i suoi concittadini a girare armati. Dalla parte palestinese si contano 40 morti e quasi cinquecento arrestati. Le città della Cisgiordania si trasformano quotidianamente in terreno di scontro, da una parte pietre e molotov, dall’altra i fucili dell’Idf. Oltre la metà dei palestinesi morti, sono stati uccisi durante queste proteste.
Nella giornata di ieri, oltre a quello nei pressi della tomba dei Patriarchi, c’è stato un secondo tentativo di accoltellamento a Hebron. Il diciottenne palestinese Fadil Qawasi è stato ucciso da un giovane colono ebreo. In serata c’è stato un terzo attacco, questa volta a un soldato. L’attentatore, ferito da altri militari, è stato caricato su un’ambulanza, i coloni, secondo una tv israeliana, hanno tentato di bloccarla bucando i pneumatici. In quest’area vivono circa 500 coloni, nel cuore di una città palestinesedioltre200milapersone.Nonostante la militarizzazione della zona, negli anni sono state numerose le aggressioni, da un lato e dall’altro, più di una volta trasformatesi in veri e propri bagni di sangue con decine di morti. Sempre ieri a Gerusalemme c’è stato un terzo palestinese ucciso mentre brandiva un coltello. Un israeliano ha notato un arabo “camminare con fare sospetto” e ha avvisato la polizia. Appena avvicinato dagli agenti il sedicenne ha estratto un grosso coltello da cucina, è stato subito “neutralizzato”. Diciassette anni è l’età media dei palestinesi che sabato, con un coltello, hanno tentato di portare via la vita a degli israeliani poco più anziani di loro. I militari, dispiegati in tutto il paese dal governo, sono in buona parte nel secondo o terzo anno del loro servizio militare, quindi tra i 19 e i 21 anni. Questa è la generazione di Oslo, cresciuta nella speranza e che al contrario all’inizio della propria vita da adulto non vede altro che odio e paura. Da un lato c’è il governo Netanyahu ostaggio del partito dei coloni, che guadagna consensi chiedendo l’annessione dei territori occupati. Dall’altro ci sono i palestinesi, nelle mani di una leadership divisa e corrotta, che lascia campo libero ai movimenti islamisti radicali, ogni giorno più influenti.