Corriere della Sera, 19 ottobre 2015
La vespa cinese è stata sconfitta, raccolti venti milioni di chili di castagne
La guerra biologica è cominciata qualche anno fa. L’insetto antagonista, Torymus, è stato lanciato dagli aerei su quasi tutte le Regioni italiane. Tra le più «bombardate» la Toscana. Dove, non a caso, la produzione s’è impennata: più cinquanta per cento nel 2015. Un dato molto incoraggiante per i produttori di castagne, perché segna l’inversione di tendenza dopo anni di raccolti scarsi. La fine di una crisi decennale, dovuta alla comparsa di una vespa nera cinese dalle zampe gialle (cinipide), che in Italia ha colpito 800 mila ettari di bosco di castagno, fiaccato gli alberi e contratto la produzione.
È la Coldiretti che annuncia la ripresa del 2015, con 20 milioni di chili raccolti: più venti per cento in media a livello nazionale rispetto all’anno precedente. Segno, dicono all’associazione, che l’insetto nemico del cinipide (Torymus, importato dal Giappone) sta lavorando assai bene.
Va detto che i livelli sono ancora molto al di sotto della produzione pre-contagio (solo una decina di anni fa si raccoglieva una media di 60 milioni di chili di castagne) e che Coldiretti definisce la ripresa «a macchia di leopardo»: forte in regioni come la Toscana molto debole altrove, per esempio nella Basilicata. Tuttavia, malgrado l’epidemia, l’Italia resta il secondo Paese esportatore al mondo (quasi 19 mila tonnellate) dietro la Cina (37 mila tonnellate).
Tra le luci e le ombre Rolando Manfredini, responsabile qualità della Coldiretti, fa notare che nel giro di due anni gli acquisti di castagne da Spagna, Portogallo, Slovenia e Turchia sono triplicati: dai 38 milioni del 2012 si è passati ai 95 del 2014. «Spesso si tratta di frutti di bassa qualità che vengono spacciati per italiani. Si dovrebbe essere più incisivi sui controlli. Soprattutto quando si vede chiaramente che la castagna è secca, segno che ha fatto un lungo viaggio. Questo vale anche e soprattutto per le importazioni di farine: manca a tutt’oggi un codice doganale che ne specifichi l’origine».
La contrazione della produzione, anche del settanta per cento, ha fatto crollare i prezzi. «Molti produttori non ci stanno con i costi. Due euro al chilo sono troppo pochi. In una situazione di equilibrio produttivo un chilo dovrebbe costare dai 4 ai 5 euro».
Per raggiungere l’equilibrio occorre attendere gli effetti della guerra biologica contro il cinipide. La velocità di diffusione del Torymus, quello che combatte la vespa cinese, è piuttosto lenta: sono necessari circa cinque-sette anni di lanci perché la popolazione possa riprodursi autonomamente. La vespa nera, arrivata per la prima volta in Piemonte nel 2002, punge le gemme della pianta per depositare le sue uova facendo ingrossare i tessuti (galle): una pianta può arrivare ad essere ricoperta anche da 500.000 rigonfiamenti. Nei mesi di giugno e luglio da queste galle sfarfallano nuove vespe che depositano ancora uova sulle gemme.
Di recente Confagricoltura ha presentato una proposta di legge per favorire il comparto. «La castanicoltura rappresenta una coltivazione storica dell’Italia ed è importante definire un quadro normativo diretto a favorire interventi di recupero dei castagneti». Un dato esemplifica il problema: la superficie totale a castagneti sull’intero territorio nazionale è di circa 800 mila ettari, ma quella coltivata arriva a malapena a 50 mila ettari.