Corriere della Sera, 19 ottobre 2015
Che farete voi grillini una volta al governo? Risponde Casaleggio: «Aboliremo la prescrizione»
DAL NOSTRO INVIATO
IMOLA Nel mondo dell’agorà e dell’uno vale uno, dove si decide tutti insieme, c’è ancora qualche problema di comunicazione. L’unica notizia politica arriva infatti quasi per caso, da un Gianroberto Casaleggio ciondolante che mentre cammina all’ingresso dell’autodromo viene intercettato da una cronista che gli chiede la prima cosa che farebbe il Movimento 5 Stelle una volta al governo. Il cofondatore ci pensa sopra qualche istante. «Abolire la prescrizione», dice tirando dritto.
Il titolo di giornata è garantito. Peccato che non lo sappia nessuno dei diretti interessati. Alessandro Di Battista se lo fa ripetere due volte. «Ha detto davvero così?» Roberto Fico aggrotta le sopracciglia. «Io non l’ho sentito...» Almeno Beppe Grillo ci scherza sopra, mostrando una sorpresa non si capisce bene quanto sincera ai microfoni di Corriere.it: «Ma come? Io ho quaranta processi aperti...»
Casaleggio ci torna sopra più tardi. Con la patente di guru certificata dal suo socio, in questi due giorni è stato l’unico a entrare nel dettaglio, per quanto monotematico, lasciando almeno intravedere un barlume di quel che potrebbero essere i Cinque Stelle di governo. «La prima cosa da fare sarà di eliminare la corruzione. Tutto comincerà mettendo persone oneste nelle amministrazioni, scelte con il criterio della fedina penale. La nostra piattaforma raccoglierà i contenuti, tanti e diversi. Sicuramente ci sarà il reddito di cittadinanza, che si finanzierà tagliando i quindici miliardi di sprechi. Certo, per molte cose avremo il problema di fare una sintesi».
L’adunata di Imola ha reso evidenti i ruoli dei due dioscuri pentastellati, Casaleggio detta la linea, seguito dal direttorio, mentre Beppe Grillo si è ritagliato ormai il ruolo del motivatore, una sorta di personal trainer della sua creatura, rivolto più alla base e al proselitismo che ai vertici e alle decisioni pratiche. L’unica sua uscita dal vago sapore decisionale è stata una stoccata quasi involontaria a Luigi Di Maio e Di Battista. «Ne abbiamo tanti come loro. Qui non serve un guru o un elevato, che sarei io, tocca a tutti voi», ha detto rivolto alla folla. Era una frase inserita all’interno di un discorso volto a ribadire la diversità del movimento, definito come una Arca di Noè degli onesti. «Siamo noi la salvezza, non c’è altro. Noé costruiva l’arca quando era bel tempo e tutti lo prendevano in giro. Noi siamo come lui, alla fine ci daranno ragione». Nell’attesa deve accontentarsi dell’attacco di Silvio Berlusconi, che ieri lo ha paragonato a Hitler, nientemeno, e della pioggia che non era il diluvio universale ma ha mandato tutti a casa anzitempo.
Il sottotitolo del raduno parlava apertamente di governo del Paese. Ma c’è stato giusto il tempo di comunicare il calendario delle scadenze immediate, reso noto dal palco. L’opposizione al trattato europeo sulle liberalizzazioni, alla riforma della Rai, e una vaga apertura a un voto condiviso con il Pd sulle unioni civili (sulle unioni civili vedi anche Il Fatto del Giorno). «Noi siamo favorevolissimi – ha detto Fico – ma non accetteremo mai compromessi al ribasso». Il resto è stato una specie di raduno tra amici di vecchia data, felici di ascoltare e raccontarsi storie che già conoscono intonando il solito coro, «Onestà, onestà». Se Imola era davvero la partenza della lunga marcia, le tappe di avvicinamento e le intenzioni di M5S continuano a restare avvolte nel mistero.