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 2015  ottobre 18 Domenica calendario

Francesco vuole decentrare il potere del Pontefice

Francesco vuole una Chiesa «sinodale», cioè che valorizzi di più il contributo del popolo dei fedeli e la partecipazione dei vescovi anche attraverso una «salutare decentralizzazione». E ha parlato ieri di una «situazione nuova» anche nell’esercizio del primato del Papa, cioè del suo stesso potere, come già chiesto, invano, da Giovanni Paolo II per favorire l’unità tra le Chiese cristiane. Quello che Papa Bergoglio ha tenuto ieri nell’aula Paolo VI, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, è un discorso programmatico a breve e a lungo termine.
Farsi piccoli
Francesco ha spiegato l’importanza del popolo di Dio e del suo «fiuto per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa». Quindi ha spiegato come si esercita l’autorità nella Chiesa, cioè servendo e facendosi piccoli. «L’impegno a edificare una Chiesa sinodale – missione alla quale tutti siamo chiamati, ciascuno nel ruolo che il Signore gli affida – è gravido di implicazioni ecumeniche». Approfondendo sempre di più il rapporto tra il principio della sinodalità (caratteristico delle Chiese ortodosse) e quella del primato, si faranno passi in avanti nei rapporti tra le confessioni cristiane. «Sono persuaso – ha detto il Pontefice – che, in una Chiesa sinodale, anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce. Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come battezzato tra i battezzati e dentro il collegio episcopale come vescovo tra i vescovi, chiamato al contempo – come successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese».
Conversione del papato
Francesco ha ribadito «la necessità e l’urgenza di pensare a una conversione del papato» e ha ripetuto le parole di Giovanni Paolo II, che già nel 1995, nell’enciclica «Ut Unum sint», si diceva «convinto» di avere «una responsabilità particolare» nel favorire l’unità dei cristiani e nell’ascoltare la domanda «di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova». Vent’anni dopo il suo secondo successore la rilancia. Il Papa ha parlato anche della «sinodalità» a livello di Chiese locali, suggerendo di «valorizzare» come «occasione di ascolto e condivisione» gli consultivi e collegiali, spiegando come essi debbano rimanere connessi con la base e partire «dalla gente, dai problemi di ogni giorno». Il secondo livello è quello delle province e regioni ecclesiastiche dei concili particolari e delle conferenze episcopali: «non è opportuno che il Papa sostituisca gli episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori. In questo senso, avverto la necessità di procedere in una salutare decentralizzazione». Infine, il messaggio programmatico a brevissimo termine ai padri sinodali e alle inquietudini di qualcuno di loro. Il fatto che il Sinodo agisca sempre con il Papa e sotto la sua autorità, ha spiegato Francesco «non è una limitazione della libertà, ma una garanzia dell’unità», perché il Papa è «chiamato a pronunciarsi come pastore e dottore di tutti i cristiani non a partire dalle sue personali convinzioni», ma come «garante dell’ubbidienza alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa».
(leggi il discorso integrale di Francesco su vaticansider.it)