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 2015  ottobre 17 Sabato calendario

Bryce Dallas Howard, figlia del Richie di “Happy Days“ e ninfa del fantasy “Lady in the water“, ama davvero i boschi e sa mungere le capre

Mentre parla seduta davanti all’oceano, con sullo sfondo le palme piegate dal vento delle Hawaii, Bryce Dallas Howard sembra fusa con il paesaggio. Il fisico slanciato e la pelle diafana sono quelli della ninfa che ha incarnato nel fantasy Lady in the water di Mr. Night Shyamalan. «La natura è il mio grande rifugio. Le ansie e le smanie di controllo che affaticano la vita in città svaniscono solo quando mi allontano con la civiltà e torno a contatto con la natura. Fin da ragazzina ho trovato nei boschi una grande calma. Mi sento a casa, recupero equilibrio e forza». All’occorrenza la giovane donna dall’aspetto delicato è in grado di pulire una stalla, mungere una capra e riparare un tetto. «Se c’è una cosa di cui sarò per sempre grata ai miei genitori è di aver lasciato Los Angeles per comprare una fattoria nel Connecticut. È stato il regalo più grande che potessero fare. Non c’è niente che non va in LA, ma è stato magico poter collezionare questo tipo di ricordi: respirare la meraviglia dei boschi, passare la giornata fuori casa, perdere la nozione del tempo. Sì, la mia è stata una bellissima infanzia che mi ha resa più adatta anche a prendermi cura dei miei figli. Per me è importante poter fare lo stesso percorso con loro».
Quella dei genitori di Bryce Dallas Haward è una coppia famosa. Soprattutto il padre Ron, indimenticabile Richie di Happy days e poi regista di tanti film, da A Beautiful Mind a Angeli e demoni. Con la moglie e collega Cheryl Alley sono sposati dal 1975, hanno messo su una famiglia numerosa: quattro figli, tre femmine e un maschio. «Mia madre ha sempre tenuto molto non solo al fatto che fossimo autosufficienti ma anche capaci di occuparci degli altri. Sbrigare le faccende di casa, aggiustare il bagno, risolvere le grane pratiche. Perché, diceva “non è che si può avere otto anni per tutta la vita e dipendere dagli altri”. Nella fattoria c’è molto da fare. Animali di cui prendersi cura: noi avevamo le capre. Il sabato pulivamo le stalle. Ero un’adolescente sana e robusta, ero la primogenita e quindi mi toccavano un sacco di incombenze. Compreso preparare la colazione e avere cura dei miei fratelli». Non sono mancate le avventure: «Da ragazzina ero sempre a caccia di guai. Una volta mi sono persa nei boschi. Ero andata a fare una pozione, avevo portato una pentola piena di cortecce e foglie. Dovevo avere sette anni. Mi sono allontanata troppo da casa e a un certo punto mi sono accorta che non sapevo più dove mi trovavo. Ho continuato fiduciosa ma poi mi sono ritrovata sola ed esausta mentre calava il buio. Ma non avevo paura. Ho iniziato a pensare che avrei dormito nel bosco e mi sarei costruita un letto di foglie. Poi ho riconosciuto il sentiero, ritrovato la via di casa. I miei erano fuori in giardino che giocavano a basket. Avevano apparecchiato per la cena e non si erano nemmeno accorti della mia assenza: quando l’ho detto loro mi hanno risposto: “Non essere ridicola se ti fossi persa ce ne saremmo accorti”. E invece era vero».
Anche il film Jurassic World è stato un’avventura, che l’ha portata alle Hawaii «Mi sono ritrovata a correre con i tacchi alti nelle terre selvagge del Kualoa Ranch. Posti mozzafiato che sembrano finti e invece esistono davvero. Quello dei tacchi alti è un dettaglio che amo nel mio personaggio, la manager del parco dei dinosauri. Questa donna è separata da un vetro rispetto al mondo. Si veste come a Wall Street e invece vive in un’isola selvaggia. Però quando si ritrova in pericolo nella giungla tira fuori una grande forza. Grazie a Dio lei ed io siamo riuscite a sopravvivere all’esperienza». A differenza del suo personaggio, Bryce non è una maniaca della tecnologia. «Mi piace. Ma mi sconcerta il fatto che le ore volano e scopri che hai passato la giornata davanti a un piccolo schermo, sconnesso dalla realtà. E invece come esseri umani abbiamo bisogno di essere esposti, a contatto con il mondo naturale ogni giorno. Perché da quello noi veniamo, siamo animali, questo è il nostro stato naturale».
Incastonate nel Pacifico, le Hawaii sono il luogo perfetto per ritrovare il contatto con la natura primordiale. «Un luogo a parte. È difficile associarle al lavoro. Uno dei posti più belli che abbia mai visto. C’è qualcosa di magico in quest’isola. Ci sono luoghi nel mondo che posseggono un pezzo di storia dell’uomo. Qualcosa delle vite vissute e delle cose successe resta, e tu le puoi sentire. Qui senti che c’è qualcosa di soprannaturale». Con il tramonto Bryce Dallas si presenta in spiaggia in pantaloni e maglioncino con il marito e collega Seth Gabel per il luau, la cena tradizionale organizzata per gli ospiti: quando i ballerini la invitano sul palco si lancia a ballare la Hula, al collo un lei, la collana di fiori viola.
Quando ha deciso che avrebbe fatto l’attrice i suoi genitori non l’hanno presa benissimo.
Né il padre l’ha mai voluta ingaggiare. In compenso lo hanno fatto Clint Eastwood in Hereafter, Lars Von Trier in Manderlay. Poi ci sono state le saghe di Twilight e Spider-man. Bryce Dallas ha un carattere tenace, grande autocontrollo. Sa piangere a comando – l’ha fatto di recente in un popolare show americano – e diventare sgradevole: è stata convincente nel ruolo di cattiva in The help. Anche per questa sua doppia natura il regista Colin Trevorrow l’ha voluta per il ruolo di manager del parco giurassico maniaca del controllo. «Nella vita mi è capitato di voler prendere il controllo solo quando sentivo che qualcosa dentro di me era andato fuori binario. Mi sono fermata per chiedermi: ok che succede? C’è qualcosa di incongruente tra ciò che faccio e le cose in cui credo? In questo modo capisco che c’è qualcosa che va rimesso nella giusta direzione».
Uno dei momenti più difficili è stata la nascita del primo figlio, a venticinque anni. Dopo è tornata subito a lavorare. Ha avuto problemi a perdere peso ed è entrata in crisi così dopo la seconda gravidanza si è presa una lunga pausa. Poi ha girato Jurassic World e, non a caso, ha scelto un altro film nella natura selvaggia, il remake di Elliott il drago invisibile della Disney, con Robert Redford. Durante le riprese Bryce ha affittato una fattoria e ci si è trasferita con pargoli e babysitter. «Sono una madre molto protettiva, lo confesso. Provo a lasciare andare i bimbi, ma l’impulso è della chioccia. Mi dico “attenta, lasciali più liberi: è tutto ok, una caduta e qualche graffio ci possono stare”. Cerco di dare loro spazio, ma è dura. Perché l’istinto primario di ogni mamma è proteggere i piccoli dai pericoli. Combatto queste paure perché è importante che loro facciano esperienza sentendosi al sicuro nella natura. Vorrei che diventasse il loro rifugio più bello, proprio come è successo a me».