la Repubblica, 17 ottobre 2015
Dopo il secondo ragazzo caduto da una finestra, i presidi non vogliono più portare le scuole in gita. Ma il ministro Giannini insiste: «Le gite si devono fare»
Le gite scolastiche «non sono in discussione. Non sono queste organizzazioni le cause dei drammi». Ha sentito il bisogno di chiarirlo, ieri da Venezia, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini dopo il secondo ragazzo morto cadendo dalla finestra di un albergo a Milano, in una notte di gita post visita a Expo. Elia Rabetti, 17enne di San Vincenzo (Livorno), studente della quarta A del liceo Enrico Fermi di Cecina, segue il destino dello studente padovano dell’ultimo anno del liceo Ippolito Nievo, Domenico Maurantonio, caduto lo scorso 10 maggio dalla finestra dell’hotel Da Vinci. Per il ministro, «il nuovo episodio drammatico non deve diventare una macchia per tutto il sistema». Indirettamente, risponde a Sara Rabà, la mamma di Elia, che poche ore dopo aver saputo dai carabinieri che suo figlio aveva avuto un incidente in albergo ed era morto, aveva dichiarato «è vergognoso che un ragazzino vada due giorni a Milano e poi non torni più a casa. E se gli insegnanti non sono in grado di portare una scolaresca in gita, allora forse è il caso di non andare in gita. Perché i ragazzi di oggi non sono quelli degli anni Sessanta». Per il ministro dell’Istruzione,«dobbiamo essere lucidi nel valutare i fatti: si tratta della gestione della libertà dei ragazzi, della loro autonomia. Gli strumenti educativi devono riguardare anche questi aspetti, se si è trattato di un episodio dipeso da comportamenti». Sempre più ragazzi raccontano di bravate in gita, azioni clamorose e fughe rocambolesche dagli hotel. Nel mondo della scuola cresce la preoccupazione di presidi e professori che non si sentono più in grado di garantire la sicurezza dei ragazzi. Giuseppe De Puri, per il liceo Enrico Fermi di Cecina, ieri ha riflettuto con gli studenti di ritorno da Milano: «Non si vuole inibire all’adolescenza di fare le proprie ricerche, ma farli crescere con una capacità maggiore di consapevolezza». La bevuta alla cena all’Expo e poi la marijuana (comprata non si sa dove) fumata in albergo, hanno detto i compagni di Elia. La procura di Milano, con il procuratore aggiunto Alberto Nobili e il pm Piero Basilone, ha aperto un’inchiesta, a carico di ignoti, con l’ipotesi di “morte come conseguenza di altro reato”: lo spaccio di stupefacenti. La caduta del trequartista promessa del calcio San Vincenzo (era già determinante in prima squadra) sarebbe stata accidentale e provocata da uno stato alterato. Non è ancora escludibile la prima ipotesi dei soccorritori: il gesto adrenalinico, senza consapevolezza che sarebbe stato mortale. Una sorta di “volo di Icaro” verso il muretto lontano 6 metri, oltre il quale è finito. Ci sono le impronte del ragazzo sugli infissi della finestra, anche su quelli esterni. E sul piccolo cornicione. Se anche quelle fossero sue, potrebbe aver scavalcato. Oggi l’autopsia, forse domani il funerale.