Corriere della Sera, 17 ottobre 2015
I tedeschi hanno pagato per battere il Sudafrica e ottenere i mondiali di calcio del 2006 (quelli vinti dall’Italia)
Nessuno può sentirsi al sicuro. Ora trema la Dfb, la federcalcio tedesca, il suo presidente Wolfgang Niersbach e un mito come Franz Beckenbauer. Il settimanale Der Spiegel li accusa di aver pagato mazzette per battere la concorrenza del Sudafrica e ottenere l’organizzazione del Mondiale 2006, vinto dall’Italia contro la Francia nella finale di Berlino.
Secondo il giornale, per assicurarsi l’organizzazione della Coppa del Mondo, il Comitato organizzatore, di cui Beckenbauer era presidente e Niersbach vice, nel 2000 avrebbe aperto un conto segreto in cui sarebbero confluiti 10,3 milioni di franchi svizzeri (circa 9,5 milioni di euro al cambio d’oggi). Li avrebbe versati l’allora numero uno di Adidas Robert Louis-Dreyfus, deceduto nel 2009. Quei soldi sarebbero serviti per comprare i voti di quattro rappresentanti asiatici nel Comitato esecutivo della Fifa, composto da 24 membri. Imbarcati gli asiatici, oltre agli otto europei, la Germania arrivò a 12 voti, battendo di una sola preferenza il Sudafrica, con il neozelandese Charles Dempsey astenuto dell’ultimo minuto. Dei quattro asiatici tre sono ancora in vita e secondo lo Spiegel uno di questi sarebbe il sudcoreano Chung Moon-joon, squalificato per 6 anni dalla Fifa perché coinvolto in un altro scandalo di mazzette per i Mondiali in Qatar. Anche il presidente della Fifa Joseph Blatter sollevò dubbi sull’assegnazione del Mondiale 2006: «Prima della votazione, qualcuno lasciò la sala e la Germania vinse».
Il «prestito» di Louis-Dreyfus fu tenuto segreto e non figurava nel budget del Comitato organizzatore. Ma un anno e mezzo prima dei Mondiali 2006 Dreyfus chiese di riavere i soldi, circa 6,7 milioni al cambio di allora. «Beckenbauer e Niersbach nel 2005 cercarono un modo per restituire i fondi illeciti», scrive lo Spiegel. Con l’aiuto della Fifa, venne creato un progetto culturale di facciata per la cerimonia d’apertura, e proprio in un conto della Fifa a Ginevra arrivò un bonifico di 6,7 milioni, girati poi alla banca di Dreyfus a Zurigo.
La Dfb, oggi guidata da Niersbach (critico nei giorni scorsi con il presidente Uefa Michel Platini) ha aperto un’indagine interna su quei 6,7 milioni pagati alla Fifa e ha fatto sapere di «non aver rilevato irregolarità, ma che quei soldi non sarebbero stati utilizzati per gli scopi culturali previsti. Rigettiamo le accuse, tutte infondate».
Ma la Germania, già scossa dallo scandalo Volkswagen, deve fare i conti con nuove accuse di corruzione. E vuole vederci chiaro la Fifa, che ieri ha sospeso la federazione kuwaitiana e azzerato i vertici di quella thailandese, ed è pronta ad «aprire un’inchiesta per verificare accuse molto gravi alla Dfb».
E anche Blatter è tornato a parlato di soldi e dei 2 milioni versati dalla Fifa a Platini. «Non erano regolati da un contratto, ma dovuti per un gentleman agreement». Il Comitato esecutivo d’urgenza della Fifa fissato per martedì a Zurigo si annuncia di fuoco.